La malattia che affligge dall’interno molto del teatro che vediamo è forse proprio quella che lo fa apparire malato anche agli occhi di chi lo osserva. Parliamo della pericolosissima autoreferenzialità, un gioco perverso che smette molto presto di essere una vera e propria analisi e che del verbo riflettere – fondamentale per un’arte di comunicazione e poesia come il teatro – finisce per conservare solo il senso che condivide con l’azione dello specchio. Questo è il rischio che molto del teatro contemporaneo sta correndo, di parlare troppo di sé, delle proprie dinamiche, delle proprie problematiche, delle proprie dannazioni e lamentele, dimenticando di aprire una porta verso il mondo.
Non è il caso di “Crollo!”, riuscito spettacolo di Rosabella Teatro nato nello stimolante contesto delle residenze internazionali di drammaturgia al Royal Court Theatre di Londra. Il testo di partenza, in originale “Plunge”, è firmato da Jean Tay, eclettica economista con una spiccata vena letteraria che si cimenta in un racconto complesso, responsabile da un lato di fare chiarezza sulla crisi finanziaria asiatica del 1997, dall’altro di raccontarne le terribili conseguenze, fino a comporre un quadro allegorico del detto “homo homini lupus”.
Il suggestivo “antro” di mattoni della Sala Uno di Roma fa da cornice ideale a una scena spoglia che brilla del rosso sangue di una grande insegna luminosa, su cui scorrono gli indici di mercato delle borse asiatiche, l’andamento delle valute internazionali e, come mimetizzati, messaggi diretti allo spettatore.
A questo forte elemento visivo spetta il compito di contestualizzare la storia.
Il primo quadro è davvero suggestivo e vede la potente Valentina Izumì (attrice di origine giapponese) intonare con voce acuta e struggente l’allegra “Soldi, soldi, soldi”. Il verso finale (Soldi, soldi, soldi, toccasana / di questa quotidiana battaglia della grana perché / Chi ha tanti soldi vive come un pascià / E a piedi caldi se ne sta) viene spezzato da un rigurgito di sangue.
La spiegazione del disastro economico del sud-est asiatico – nato da una serie di speculazioni finanziarie che provocarono una forte svalutazione della moneta, il ritiro dei capitali da parte degli investitori stranieri e delle banche, l’indebitamento da parte delle aziende e una disperante recessione – è affidato ad una conduttrice televisiva (efficace Michela Bruni), che legge le notizie, via via peggiori, fino a documentare lo scoppio dei violenti disordini, culminati con indicibili episodi di stupro di massa ai danni delle donne, soprattutto della minoranza cinese.
A commento, tre spassosi personaggi/fantoccio, ora simbolo della presenza occidentale (parlano uno francese, uno tedesco, uno inglese), ora colorato ritratto dell’invincibile terrore di tutti gli investitori che, in quel periodo, videro polverizzarsi i risparmi di una vita. A far da contrappunto a questa rappresentazione globale, la storia intima di Ita Martadinata Haryono, personaggio che per primo ispirò a Tay la storia, diciottenne indonesiana finita male nel tentativo di sostenere la causa delle donne stuprate.
Molto ingegnoso è l’uso che si fa dei tempi teatrali, delle durate scandite dalla vocalità (come un disperato ritorno all’infanzia irrompono canzoni e filastrocche), forte la riflessione su equilibrio e disequilibrio tra sessi.
Nonostante certe scene forti e spietate (come quella dello stupro), si assiste a qualche trovata ammiccante: l’uso a volte insistito e sopra le righe di musica emotiva e poesia finisce per rendere il tutto poco scorrevole e rischia di indebolire quel bel contrasto che si crea tra la recitazione severa ed espressionista dei tre attori e quella fragile e naturalista delle due attrici.
Ma la forza di questo “Crollo!” è nella sua eleganza, nell’urgenza dimostrata nel racconto di una storia lontana geograficamente, ma vicinissima per sensibilità. È ben messa a fuoco la tragica consapevolezza di come problemi di carattere economico, in più derivanti da interessi di singoli individui, possano invadere un campo critico come il rispetto della vita umana. La terribile violenza inferta alle donne si fa valvola di sfogo per una frustrazione geopolitica, rivela gli istinti più animali, si accanisce sull’informazione leggendola come un’azione di spionaggio, ridimensiona in modo malsano le priorità di vita di una comunità. E lascia nudi. “Il sonno della ragione genera mostri”, diceva Goya. Appunto.
CROLLO!
di Jean Tay
traduzione: Mafalda Stasi
adattamento e regia: Giulio Stasi
movimento scenico: Emanuela Panatta
con: Michela Bruni, Valentina Izumì, Ernesto D’Argenio, Luca Guastini, Gianluca Soli
luce: Giuseppe Falcone
assistente alla regia: Francesco Marino
ufficio stampa: Giulia Contadini
amministrazione: Barbara Zappacosta
produzione: Rosabella Teatro
durata: 1h 05′
applausi del pubblico: 2′ 49”
Visto a Roma, Teatro Sala Uno, il 13 maggio 2011