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Il Cyrano anni ’80 di Cirillo, un teatro-canzone luccicante come il varietà

Cyrano de Bergerac (ph: Tommaso Le Pera)

Cyrano de Bergerac (ph: Tommaso Le Pera)

Da Edmond Rostand a Carlo Collodi, “l’incontro di due nasi illustri” che salvano il teatro

La storia di Cyrano, poeta e cavaliere, quel Cyrano dal naso lungo e sgraziato, è una storia bellissima e seducente, allegra e melanconica nel medesimo tempo.
Cyrano, lo sappiamo tutti, ama perdutamente la cugina Rossana e, nonostante tutto, porge il suo ingegno nel comporre versi all’aitante ma inetto Cristiano, che per questo sposerà la donna, rimanendo presto ucciso in battaglia.

La storia di “’Cyrano de Bergerac”, scritta da Edmond Rostand, è una di quelle vicende che non smetteresti mai di ricordare, tramandare, riascoltare e veder rappresentata. Non è un caso che, scritta nel 1897, continui ancora oggi ad ispirare trasposizioni di ogni sorta, data l’universalità dell’assunto proposto e – aggiungiamo noi – proprio in un’epoca così legata all’apparenza come la nostra. Per questo riproporla oggi è una sfida aperta: offrire al pubblico nuove prospettive di senso, cercando di ripresentarla attraverso linguaggi diversi.

Eccoci allora davanti alla versione teatrale operata da Arturo Cirillo, che abbiamo visto a Milano, al Teatro dell’Elfo, riproposta in unico atto di due ore filate.
Il regista e attore napoletano la rimodula accompagnandola con la musica e le parole in rima, omaggiando il varietà di qualche decennio fa, e intersecandola con la storia di Pinocchio, con un rimando al celebre spettacolo di Carmelo Bene.
In effetti anche la marionetta di Collodi ha un celebre naso lungo, e come lui pure Cyrano racconta portentose bugie nell’offrire, come fa, la sua identità a Cristiano; combatte poi con degli assassini e anela all’affetto di una donna misteriosa. Vi è poi una balia, che potrebbe essere benissimo una lumachina, e un pasticcere che potrebbe avere le fattezze del Grillo parlante, ed è così che ci appare.
Per finire, il nostro Savinien Cyrano de Bergerac, pur essendo morto a Sannois il 28 luglio 1655, lo è solo in apparenza, poiché rinasce sotto mille altre forme teatrali, come ha fatto la nostra cara marionetta diventando un bambino, ed entrando poi nell’immaginario dell’infanzia di ogni Paese del mondo.

Cirillo, come racconta dall’inizio, entra a capofitto nel teatro da bambino, quando ascoltava stupefatto da una casa vicino al teatro della sua città la storia del proprio idolo, Cyrano, ed ora eccolo sul palco a “esserne” parte.
E’ anche un omaggio al teatro, insomma, questa versione del capolavoro di Rostand, in cui, su una pedana circolare girevole inventata da Dario Gessati (su cui, sospese nell’aria, si alzano e si abbassano all’occorrenza quinte di seta) si susseguono, nel magico carillon della vita, i personaggi della nostra commedia, illuminati in modo cangiante dalle luci di Paolo Manti e dai costumi vaporosi e luccicanti di Gianluca Falaschi, abiti che ci ricordano Wanda Osiris, Raffaella Carrà o perfino il Carnevale brasiliano.

Ma sotto questa luccicanza cova ovviamente la vita, con la sua triste impossibilità di poter amare ed essere amati, di combattere inutilmente contro i Gatti e le Volpi che troviamo sul nostro accidentato cammino e anche con i De Guiche che popolano il mondo.
Per fortuna c’è anche una speranza, quella Poesia che illumina la morte: è infatti la poesia a poter far diventare bello ciò che è brutto, ed è nel contempo il teatro a far diventare vero ciò che è falso, e viceversa.

Così, alla fine, il bel Cristiano se ne dovrà tornare nell’ombra, lasciando che Rossana possa forse comprendere come le parole dette di notte al balcone della sua stanza fossero di Cyrano, l’unico momento in cui il nostro cavaliere ha vissuto di vita propria. Per il resto, per nostra fortuna, vive da decine d’anni sui palchi di tutto il mondo, ora anche su quello dell’Elfo.

Gioia e dolore si rincorrono sulla pedana circolare su cui, alla fine, insieme a Cirillo, ruoteranno tutti gli attori: Giacomo Vigentini, Francesco Petruzzelli, Rosario Giglio, Giulia Trippetta e Valentina Picello (una magnifica, vaporosa e seducente Rossana) che, lasciando il palco, si abbandoneranno ad una liberatoria corsa all’impazzata nel teatro, in mezzo a un pubblico osannante.

Cyrano de Bergerac
da Edmond Rostand
adattamento e regia Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
assistente alle scene Eleonora Ticca
musica originale e rielaborazioni Federico Odling I costumista collaboratrice Nika Campisi
produzione Marche Teatro | Teatro di Napoli – Teatro Nazionale | Teatro Nazionale di Genova
Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale

durata: 2h

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 12 febbraio 2023

 

 

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