Danza a confronto in Danae: Cristina Rizzo e Alessandro Bedosti

Invisible piece
Invisible piece
Invisible piece (photo: cristinarizzo.it)

Questa edizione del Danae festival di Milano ha avuto come protagonista principale Cristina Rizzo, che quindi torna per l’ultimo pezzo della personale a lei dedicata. Al suo fianco Alessandro Bedosti con il nuovo “Quando vedremo un tuo ballo?”.

Parte interessante dell’ospitalità all’Out Off di Milano è la chiacchierata che segue lo spettacolo, organizzata all’interno del bar del teatro. Qui, accompagnati da diverse personalità, in questo caso dall’eccentrico Carlo Antonelli del Rolling Stones, si ha la possibilità di un confronto diretto con gli artisti, in una cornice piacevole, leggermente radical chic ma sicuramente arricchente.

Cristina Rizzo si presenta con la sua parlata fiorentina: è una donna minuta ma dalla fisicità forte, dura, come duro è il suo modo di esprimersi. Non ama parlare del suo lavoro in termini esplicativi, piuttosto preferisce raccontare il percorso concreto che l’ha portata a creare e, provocata da Antonelli, della difficoltà economica che colpisce una forma artistica così variegata da non trovare una collocazione ufficiale.

Accanto a lei, in piedi e un po’ defilato, c’è Alessandro Bedosti, silenzioso e timido osservatore della serata. Interviene solo quando interpellato e la sua voce sottile, sproporzionata rispetto al corpo solido di danzatore, è delicata. Usa poche parole per spiegare un percorso artistico in continua ricerca della sintesi: “Il mio pensiero è semplice – afferma – la povertà (quella concreta in cui vive l’artista, che riesce a mantenersi con 5000 euro l’anno) non mi spaventa, quasi mi si addice”.

La sua performance è infatti basata sulla povertà, e tutto è così scarno da lasciare la mente dello spettatore libera di viaggiare, ma soprattutto di lasciar spazio all’emozione. “E’ chi vede che sa. E’ il cuore di chi vede che ricompone l’immagine, la avvolge di desiderio, le pone delle questioni” afferma riguardo il suo solo.

Il lavoro di Cristina, artista dall’impronta concettuale, è invece l’esatto opposto. Il suo è un approccio celebrale e colto alla famosa “morte del cingo” danzata da Anna Pavlova.
Non compare musica, unico suono è quello del rumore del traffico; un piccolo schermo ci mostra, in proscenio, la Pavlova danzare in loop. La Rizzo lentamente prende posizione nello spazio e dà vita a una partitura di gesti che vedono protagoniste specialmente le sue braccia, forti e nervose, dotate di una vita e mobilità impressionante.
Il video cambia e propone immagini sul cannibalismo, film anni ‘80, canzoni di Lady Gaga e via dicendo sino al fantomatico “Black Swan”, film tanto discusso di recente. Il retroterra di “Invisibile piece” è indubbiamente vastissimo. Intervengono anche le parole, parole di Cristina, citazioni e pensieri che si inseriscono nel movimento, tutto svolto spalle al pubblico in maniera straniante e a tratti indecifrabile.

La breve performance di Alessandro Bedosti si basa invece sulla condivisione emotiva. Ciò che compare sotto ai nostri occhi è una “danza” di una figura che si anima dal buio, vive una leggerezza quasi liquida, è invasa da una tensione che la trasforma, frantuma, sino a morire nuovamente nel buio e scomparire, lasciando un eco ed un vuoto straordinari.
L’artista, noto per le sue collaborazioni con Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, con la Socìetas Raffaello Sanzio nella “Tragedia Endogonidia” e attivo in ambito internazionale, sperimenta una nuova condizione artistica, quella della “resa” nel senso del non mostrare, dell’arduo compito attorale di farsi da parte e attendere.
“Non voglio imporre un’idea precisa, cerco di essere il meno invadente” ci spiega Bedosti. La figura proposta nella performance può assumere qualsiasi forma e valore nella mente e nel cuore dello spettatore, ed è proprio la “povertà” a darle questa ricchezza.

Nel totale silenzio e buio della scena siamo rapiti e coinvolti da qualcosa che non identifichiamo ma che tocca corde profonde, creando emozioni forti, diverse per ogni spettatore. Non c’è giudizio, non c’è storia, solo un corpo che si rivela, senza volto (il viso è infatti coperto da una calza), nella semplicità di un abito nero femminile e di un paio di anonime scarpe da uomo.
Un frammento di vita e di morte si svela sul palco e Bedosti ha la grande capacità e sensibilità di non pretendere di portarti da nessuna parte ma di accendere qualcosa dentro chi assiste: un senso più o meno piacevole che si muove, come l’essere che danza per te.

Invisibile Piece contemplation piece-involving piece-dead piece
concept, coreografia, performance: Cristina Rizzo
consulente storico: Stefano Tommassini
ambient sound: Cristina Rizzo
testo: Cristina Rizzo (da Iggy Pop and the Stooges, Led Zeppelin, Pulp Fiction/ Tarantino, Marten Spanberg, Louise Borgeoise, Kurt Cobain, Lady Gaga, Alpheville/ Godard e molti altri)
elaborazione video: Luca Mattei e Cristina Rizzo
durata: 40′
applausi del pubblico: 1’ 30’’

Quando vedremo un tuo ballo?
coreografia e performance: Alessandro Bedosti
con l’aiuto di Alice Marzocchi
con il sostegno di Associazione Cantaride
durata: 20’
applausi del pubblico: 2’ 10’’

Visti a Milano, Teatro Out Off, il 31 marzo 2011

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