Debutta oggi la XII edizione di Danae, il più longevo festival milanese dedicato alle arti performative.
Fino al 30 aprile il Teatro delle Moire proporrà un panorama artistico che, pur trovando abituale programmazione in Europa, in Italia è spesso riservato solo ai festival. La rassegna, dopo l’iniziale attenzione alla creatività femminile, ha nel tempo virato su ambiti espressivi più ampi, portando in scena i nuovi linguaggi del corpo e le contaminazioni con altre forme d’arte.
Protagonista del festival è lo sguardo: quello degli spettatori, chiamati di volta in volta ad ampliare e mettere in discussione la propria percezione, e quello degli artisti, visionari, disarmanti e disarmati in un gioco continuo di rimandi e rivelazioni.
Il cartellone di questa edizione (il cui mese di programmazione transiterà fra il Teatro Out Off, Teatro i, LachesiLab e le Colonne di San Lorenzo) è caratterizzato da molte prime nazionali e dalla presenza di artisti internazionali. A partire da Steven Cohen, performer di origine sudafricana ma francese d’adozione impegnato a far luce là dove le nostre coscienze non vengono mai condotte, attraverso una pittura digitale della vita sociale, a metà immaginaria e a metà orribilmente vera. Per la prima volta in Italia, presenterà a Milano due video (“Cleaning time” e “Maid in South Africa”) e una performance (“Chandelier”).
Un’altra prima nazionale è lo spettacolo del francese David Wampach, “Auto”, che affianca un danzatore che non si muove a tempo di musica e un pianista che non accompagna una danza, isolati in scena come dal resto del mondo.
Marcia Lança è invece un ritorno per Danae, avendo interpretato lo scorso anno gli spettacoli della coreografa portoghese Claudia Dias. La sua creazione “Morning Sun”, anch’essa per la prima volta in Italia, vede due soggetti occupare il palcoscenico costruendo spazi, oggetti e luoghi in un confronto fisico che evoca situazioni simboliche.
Grande attesa, poi, per la perfomer svizzera d’origine greca Alexandra Bachzetsis, il cui “Gold” fa parte di una tetralogia abitualmente rappresentata in gallerie d’arte: un ragionamento intorno al corpo femminile e alla sua mercificazione attraverso il vocabolario coreografico di icone dell’hip hop e del R&B.
Fin dal titolo, “Striptease”, dello spagnolo Pere Faura, lo spettacolo allude al meccanismo del desiderio, tanto del danzatore che dello spettatore. Le sue azioni si sovrappongono alle immagini di Demi Moore nel film omonimo, creando un gioco di rimandi tra attore e spettatore. Uno spettatore il cui sguardo diventa alla fine il principale protagonista dello show.
La sezione italiana affianca artisti conosciuti come Michele Di Stefano e la sua compagnia romana MK (che inaugura la rassegna stasera alle 21 con “Speak Spanish”) a Opera, il gruppo di ricerca nato da un progetto di Vincenzo Schino, proponendo spettacoli frutto di incontri eclettici come quello tra Daria Deflorian e Antonio Tagliarini che, con ironia, raccontano il capolavoro assoluto di Pina Bausch “Cafè Müller”.
Le produzioni di Danae per il festival vedono in scena anche il gruppo Garten di Giorgia Maretta e Andrea Cavallari, cresciuto all’ombra del festival e prodotto nel laboratorio LachesiLab, oltre ai giovanissimi di Effetto Larsen.