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Il Dante Cappelletti 2010 premia le Variabili Umane di Marcela Serli

Variabili Umane|Variabili Umane

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Variabili Umane
Variabili Umane (photo: Michele Tomaiuoli)

In una settimana ricca di riconoscimenti, a vincere la settima edizione del Premio Tuttoteatro.com alle arti sceniche “Dante Cappelletti” è il progetto “Variabili Umane” della compagnia Atopos di Marcela Serli. Menzioni anche per “Ferrovecchio” della compagnia Sukakaifa e per “Gli ebrei sono matti” di Teatro Forsennato.

A convincere, nella scelta, la giuria (presieduta da Paola Ballerini e composta da Roberto Canziani, Gianfranco Capitta, Massimo Marino, Renato Nicolini, Laura Novelli, Attilio Scarpellini e Mariateresa Surianello) è stato il coraggio della compagnia Atopos “nella decisione, né facile né superficiale, di affidare a una dimensione di spettacolo un laboratorio nel quale si è toccato alla radice il problema dell’identità biologica, civile ed emotiva della persona. Una prova di coraggio, determinata e sincera, una partitura scenica il cui il tema dell’ambiguità si declina in linguaggio che richiama le forme epiche dello spettacolo di varietà, nelle sua dimensione aperta, grottesca, anti-naturalistica, plurale”. Questa la motivazione.

Sottotitolato “Scene d’ironico strazio, d’odio e d’amore di…”, il progetto coinvolge donne, uomini e persone transgender, individui con identità di genere e orientamenti sessuali diversi che, a Milano, hanno formato un laboratorio di studio teatrale.
Che cos’è che distingue una femmina da un maschio? La domanda ha portato a sviluppare il primo spettacolo, “Variabili umane”, che ha cercato di trovare, appunto, una risposta.

Variabili Umane (photo: Michele Tomaiuoli)

“Siamo esseri intersessuali; tra l’essere uomo e l’essere donna c’è un ponte – afferma la compagnia –  Quelli che varcano il ponte sono ripudiati. Insultati. Perseguitati”.
Sul palco, diverse trame accomunate dall’appartenenza a un unico genere, tragicomico, contemporaneo, non divertente. Protagonisti, i personaggi che la società definisce ambigui ed etichetta come anomali, che qui dimostrano il loro essere straordinari, mettendosi in scena e in gioco, ballando, ridendo, urlando, e soprattutto raccontando come e perché non hanno avuto paura di varcare il ponte.
Non tutti sono attori: c’è chi danza per professione, ma anche un medico e un formatore aziendale, c’è la dragquenn, e chi lavora come referente allo sportello Trans Mi Onlus.
Lavori più o meno normali, insomma, e allo stesso tempo gesti extra-ordinari, perché compiuti sotto gli occhi di un quotidiano che, normalmente, ancora non accetta, non li guarda in modo naturale. Però li spia. E così si tiene alla larga dalle Variabili Umane. Diffidenza o paura di subirne il fascino? E’ la curiosità indiscreta, destabilizzante, potente ma liberamente suggerita dalla compagnia che, proprio dietro al suo nome, cela la risposta: “L’altro che io amo e che mi affascina è Atopos […] Esso non può essere fissato in alcun stereotipo” (R. Barthes).

Insomma, l’eccezione suggerisce qualcosa di eccezionale, il diverso è straordinario, e il fenomeno spettacolare. Giochi di parole e divertissement sul palcoscenico, eppure non si scherza. Lo scopo di Atopos è ben più che spettacolare, anzi: il mezzo forse nasconde un’urgenza maggiore e decisamente reale, radicata nel sociale.
“La compagnia Atopos fa sì che il teatro diventi luogo di visibilità per una biopolitica, e ancora più in profondità, per una condizione umana che non avrebbe altrimenti luoghi in cui manifestarsi”.
Condividiamo il punto di vista espresso  dalla giuria: la finzione teatrale è l’unico mezzo che rimane per espugnare una roccaforte di paure. Così, mentre Troia applaude, dal cavallo escono le Variabili Umane.

(p.s. Klp è felice che al progetto “Variabili Umane” abbiano anche partecipato due stretti amici della redazione: Davide Tolu, in qualità di drammaturgo, e Renzo Francabandera, in qualità di illustratore. Nell’ottica della più totale trasparenza, preferiamo quindi complimentarci con loro e con tutto il numeroso gruppo pubblicamente).

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