Davide Valrosso e Michele di Stefano: appunti di viaggi a confronto

Davide Valrosso ha presentato Cosmopolitan Beauty (photo: marchespettacolo.it)
Davide Valrosso ha presentato Cosmopolitan Beauty (photo: marchespettacolo.it)

Doppio appuntamento al Teatro Sperimentale di Ancona per il terzo appuntamento che la stagione teatrale dedica alla danza in collaborazione con Marche Teatro. E’ una scelta interessante affiancare un giovane coreografo al suo debutto come Davide Valrosso a un coreografo nel pieno della sua maturità artistica come Michele di Stefano, insignito lo scorso anno del Leone d’Argento alla Biennale Danza di Venezia.

Non solo l’età e la produzione li differenziano, ma anche la provenienza: diplomato all’English National Ballet di Londra nel 2006, il giovane Davide Valrosso è anche interprete nella Compagnia Virgilio Sieni dal 2012; fautore invece di un  progetto autodidatta di ricerca corporea, dopo aver attraversato la scena musicale punk-new wave degli anni Ottanta, è il percorso di Michele di Stefano. Proprio queste radici così diverse informano in maniera profonda i due pezzi: un linguaggio corporeo più stereotipato, ancorato a strutture di movimento ormai diventate quasi accademiche da una parte; una qualità del tutto personale, che trova la sua essenza nel corpo e non nella forma, dall’altra.

Apre la serata Davide Valrosso, su un palcoscenico pulito, con una fila di coniglietti sullo sfondo.
La danza di “Cosmopolitan Beauty _ Raccolta di appunti di viaggio” percorre lo spazio trovando dei punti di avvio e di conclusione, appunti di un viaggio interiore che il danzatore/coreografo ha compiuto in questo periodo sul tema della bellezza, intesa non nel suo valore estetico, ma come tensione verso qualcosa che ci possa salvare dai mali del mondo.

Le riflessioni hanno generato un panorama di gesti a cui attingere nel momento stesso della performance, per riappropriarsi dello spazio e segnarlo. Così come lo segnano le luci quando si rarefanno nella profondità del palco, creando una sorta di luogo lontano e sfumato, dove il corpo sembra perdere la sua concretezza e diventare impreciso, tenue, vago, per sparire addirittura nel finale: nel buio più totale, rimangono solo i rumori di quello che era stato il movimento.
I coniglietti, tra un appunto e un altro, vengono sparsi sul palco, memorie che si affollano, si depositano. Al bordo di questo spazio onirico c’è il pubblico, continuamente interrogato dallo sguardo dell’interprete, sempre chiamato a guardare, seguire, in qualche maniera a partecipare.
Una danza più personale avrebbe permesso all’emozione di collegarsi in maniera più potente e ricca, di non subire lo sguardo indagatore ma di accoglierlo con il piacere della condivisione.

Un momento conviviale a base di spumante e panettone (dopotutto siamo sotto Natale) è sempre gradito per la sua possibilità di generare incontri e confronti. Poi di nuovo in sala per assistere a “Hey”, collaborazione fra la compagnia MK e Sigourney Weaver, duo di recente formazione composto da Biagio Caravano, anche danzatore di MK, e Daniela Cattivelli.

Il cambio di atmosfera è totale. Tutto è dentro una idea di sperimentazione: il suono, la parola, il movimento, l’aggancio tra i corpi. Una carrellata di corpi messi davanti a un microfono. Il punto di partenza è l’accesso: accesso al movimento, accesso al discorso, accesso all’incontro.
Si indaga così l’incipit del movimento – quel sottile scarto iniziale, quella sospensione minimale che ingenera la dinamica cambiando il tempo e che, per trasmissione, connette i corpi – l’inizio di un discorso (“Ragazzi, ho bisogno di parlare, facciamo una riunione”), l’avvio di un canto, la voce pungente di Daniela Cattivelli che lancia un suono riarticolandolo mentre viene girata in tondo e a testa in giù, il formarsi di un incontro, tre corpi che ruotano su stessi in un’estrema vicinanza tanto che nel momento in cui si sollevano le braccia si è costretti a cambiare il senso del giro per non scontrarsi.

Sono ancora presenti le tracce della precedente produzione della compagnia, legata ai temi del colonialismo e dell’incontro con altre culture: l’uomo nero (Philippe Barbut completamente tinto e con tanto di capello gonfio e crespo) emerge da una cassa girando su se stesso, ballerina scura di un carillon del XXI secolo, che resterà presenza “altra” per tutto lo spettacolo, o lo stesso Michele di Stefano, che si presenta in scena con tanto di tunica, turbante e barba finta a cantare Beggin’ di Madcon.
Su tutto regna come sempre una ironia leggera, una luce maliziosa all’angolo dell’occhio attento, una leggerezza che trova nella profondità la sua ragion d’essere e che, divertendoci con intelligenza, ci interroga senza pedanteria su noi e gli altri.

Cosmopolitan Beauty _ Raccolta di appunti di viaggio
ideazione e interpretazione : Davide Valrosso
con la collaborazione di : Elena Giannotti
musiche: Greg Haines – Komarovo
produzione: Cango/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza
con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese

durata: 25’
applausi del pubblico: 1’ 05”

stars-3

 


Hey

di MK e Sigourney Weaver
coreografia: Michele di Stefano
con: Philippe Barbut, Biagio Caravano, Daniela Cattivelli, Michele di Stefano, Laura Scarpini
contiene Hey di Sigourney Weaver (Biagio Caravano e Daniela Cattivelli)
musiche: Spingbreakers, Wire, Madcon, Kitty ft. Riff Raff
produzione: mk 2015 in collaborazione con MilanoOltre
progetto FRONTERIZO
con il sostegno di Live Arts Week
con il contributo MIBACT

durata: 44’
applausi del pubblico: 1’ 20”

stars-4

 

 

Visti ad Ancona, Teatro Sperimentale, il 19 dicembre 2015

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