De Fusco, re di Napoli, abdica da un trono. Che futuro per il teatro partenopeo?

Luca De Fusco si è dimesso ieri da direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia
Luca De Fusco si è dimesso ieri da direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia
Luca De Fusco si è dimesso ieri da direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia

L’ultima (?) puntata della soap teatrale napoletana ha visto ieri, infine, le dimissioni di Luca De Fusco, direttore artistico sia dello Stabile napoletano, da pochi giorni diventato Teatro Nazionale, che (fino a ieri) anche del Napoli Teatro Festival Italia. Un passo dovuto, dopo le grandi polemiche degli ultimi mesi e le direttive del Fondo Unico per lo Spettacolo.
“Tutta la comunità teatrale sa che senza il mio doppio incarico il Mercadante non sarebbe arrivato vivo alla presentazione della domanda ministeriale [per diventare appunto Teatro Nazionale, ndr] – ha scritto De Fusco nella lettera di dimissioni, difendendo il suo chiacchierato doppio ruolo – Col mio doppio incarico ho permesso al Festival di avere prime assolute, spettacoli allestiti a Napoli con prove aperte al pubblico, e allo Stabile di avere coproduzioni che hanno permesso la nascita di spettacoli che da solo il Mercadante non avrebbe potuto realizzare. Ora, coi nuovi finanziamenti e col nuovo status, il Mercadante può e deve andare avanti da solo”.

Oggi vi proponiamo quindi un ‘rewind’, per raccontarvi cos’è successo ultimamente nella bella Napoli, in cui da più di un mese non c’è stato giorno in cui non si sia parlato di teatro… non certo per replicare i fasti del passato, semmai per far emergere i ne-fasti accadimenti dell’oggi.

Al centro delle cronache “rosa” di giornali, siti web e qualche programma tv, le discusse e recenti assunzioni al Teatro Stabile di Napoli (meglio conosciuto come Mercadante), adesso entrato nella tavola rotonda dei neonati sette Teatri Nazionali.

Per guadagnare il posto a tavola, un requisito essenziale era l’ampliamento dell’organico fisso; ecco quindi spiegata l’uscita in corner del bando. In concorso quindici posti a tempo indeterminato: un miraggio sia per chi nel settore è entrato da poco e sia per chi ci sta da parecchi anni. Inevitabile dunque l’arrivo di ben 1400 e più partecipanti, molti dei quali con curricula esemplari.

Tra procedure selettive super contestate (dalla preselezione operata dall’agenzia Adecco fatta in base a griglie valutative iper-criticate, fino alla scelta finale dei nomi vincitori), molte oscurità e incongruenze sono state riscontrate negli approfondimenti fatti finora e ancora in atto: dal calendario di colloqui uscito con estremo ritardo alle convocazioni mai arrivate ai candidati, per finire con i nomi selezionati, che prima l’uno, poi l’altro si sono scoperti essere legati già precedentemente al Mercadante o a Luca de Fusco o, in alternativa, a personaggi politici… Di materiale per un “Pasticciaccio Brutto” ce n’è a sufficienza. A cui possiamo anche aggiungere esposti, Procure, testimonianze, svariate richieste di accesso agli atti. Tanto che ormai si parla del “caso Mercadante”.
Un caso arrivato persino in Parlamento e presentato da Gallo, rappresentante del Movimento 5 Stelle, che ha chiesto maggiore chiarezza e trasparenza a riguardo. E poi il grave atto di sfiducia da parte del sindaco De Magistris verso Adriano Giannola, presidente del cda del Mercadante; altre dichiarazioni, altre indagini…
Si è addirittura vociferato l’annullamento del concorso. Ma, alla fine, nonostante tutto, il Mercadante ce l’ha fatta: è diventato Teatro Nazionale.

Quand’ecco che ieri arriva la notizia che Luca de Fusco (ribattezzato su una pagina Facebook “re di Napoli”) si dimette dall’incarico di direttore artistico del Napoli Teatro Festival: “È dal giorno della proclamazione dello Stabile di Napoli come Teatro Nazionale che ho in animo di separare il mio destino da quello del Napoli Teatro Festival. Innanzitutto per un problema fisico di impegni”.

Già, proprio quel direttore artistico dello Stabile della città che, senza farsi troppi problemi di incarichi multipli, sovraccarico di lavoro o conflitto d’interessi, è stato per quattro anni anche direttore artistico del festival più chiacchierato della regione (e non solo). Perché, per proprietà transitiva, se il Mercadante è sembrato non navigare in acque troppo pulite, il Ntfi lo ha seguito a ruota con altrettante polemiche nel corso degli anni.
Nonostante la brama di creare un “circolo virtuoso” attraverso la fusione di Stabile e Festival, ribadita anche ieri, il capitano De Fusco si è forse ora accorto che le acque sono ormai troppo torbide, e ha dovuto tirare i remi in barca per lasciare il timone a qualcun altro (non si sa ancora chi). La normativa del Fus del resto parla chiaro, imponendo l’esclusività delle prestazioni dei direttori artistici; stop ai doppi incarichi, doppiamente fruttuosi, peraltro in un settore dove in tanti fanno la fame o quasi.

Tornando al Napoli Teatro Festival, rimane indubbio che sia una della poche, pochissime, iniziative culturali che eleva la città partenopea. Perfino a Parigi, tra gli addetti ai lavori, Napoli è conosciuta, oltre che per la pizza e la camorra, anche per il festival. E a citare Parigi, ieri nella lettera di dimissioni, è stato lo stesso De Fusco: “Chiudo anche con una grande sconfitta: quella di non essere riuscito ad ottenere la fusione di Stabile e Festival, che avrebbe innestato un circolo virtuoso formidabile. E nella direzione della fusione avevo accettato il doppio incarico e speso mille sforzi e dichiarazioni. In questo senso citavo il Piccolo di Milano, come esempio positivo, e sono stato frainteso, forse per una mia dichiarazione telefonica troppo sbrigativa, da Escobar. Il Piccolo, Teatro d’Europa, riunisce giustamente in una sola istituzione più iniziative. È l’esempio che ho a lungo auspicato. D’altra parte l’Europa è piena di doppie direzioni, ad iniziare dalla stessa Parigi”.

Da otto anni a questa parte il Ntfi è diventato un evento internazionale che in qualche modo è riuscito a muovere ed incuriosire i (normalmente annoiati) cittadini, riempiendo le sale, riqualificando luoghi, rafforzando il turismo. E’ uno dei pochi grandi eventi culturali meridionali, e non si può negare che rappresenti una concreta realtà lavorativa per molti, partenopei e non, fra tecnici, artisti, fornitori, albergatori, ristoratori ed altro.

In un recente articolo a cura di Bianca de Fazio pubblicato su Repubblica, l’avvocato Luigi Grispello, presidente della Fondazione Campania dei Festival, l’ente che organizza il festival dalla sua prima edizione, si dichiarava molto preoccupato per le sorti della rassegna, a partire dalla mancanza di fondi.
Oggi l’allarme sembra essere in parte rientrato, anche se, come ha preannunciato Grispello, il festival sarà in versione “light”. A quanto pare il programma (ancora non presentato) sarà alleggerito a causa di finanziamenti ridotti, e ciò significherà meno spettacoli e meno carico lavorativo, due dati inevitabili anche per il ritardo con cui sta partendo la macchina organizzativa. Ritardi dovuti di certo all’incertezza economica, ma non solo. Il caso Mercadante e la grande nube che ha alzato non ha di certo influito positivamente sulla kermesse napoletana.

Ora non resta che aspettare che i riflettori vengano finalmente puntati sull’evento ormai prossimo – probabilmente dal 3 al 28 giugno – in attesa di programma e accordi, soprattutto con le compagnie estere, che danno al festival il marchio internazionale. E in attesa, soprattutto, di un (nuovo) nome e di un cambio di rotta di certi (vecchi) aspetti.

2 Comments

  1. says: Redazione Klp

    Krapp non ha simpatie politiche in qualsivoglia direzione, e indipendentemente dai luoghi geografici. Ci adopereremo quindi senz’altro, per quanto in nostra possibilità, per continuare ad affrontare questi argomenti.

  2. says: cattivissimo me

    De Fusco è l’esempio tipico del grande maneggione potentato italiano, declinato al teatro. Ami il potere? Anzi..”sei”
    il Potere? Ti piace o’teatro? E’ allora diventi De Fusco. Ma il punto che De Fusco è oggetto di critiche sopratutto perché è in quota destrosa. E le altre quote? Facciamo dei report pure sulle altre quote, così scopriamo che l’ambito del malaffare è più vasto di quello che sembra. Ovviamente tutto questo non è scritto per simpatia politica, ma perché è ora di parlare di tutti. Anche a nord…vero?

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