De Keersmaeker e Charmatz: esercizi di composizione in Partita 2

Partita 2
Partita 2
Partita 2 (photo: Herman Sorgeloos)
Presentato solo in pochi prestigiosi festival europei, tra cui il Küstenfestivaldesarts di Bruxelles e il Festival d’Avignon, “Partita 2 – sei solo”, coreografato dalla fiamminga Anne Teresa de Keersmaeker e da lei stessa interpretato insieme al francese Boris Charmatz, costituiva l’atteso spettacolo di punta di questa edizione del festival Torinodanza (che prosegue fino al 9 novembre), dove è approdato attirando – come non sempre accade per la danza contemporanea – un pubblico davvero numeroso.

Un connubio capace di catalizzare l’attenzione, quello di “Partita 2”, e non soltanto per il rilievo dei due artisti coinvolti, ma anche per la diversità dei loro percorsi creativi, tanto che potremmo giocare con due etichette “alla francese” e sottolineare una volta di più la ben nota distanza che separa Anne Teresa de Keersmaeker, che fin dagli anni ’80 fonde il vigore dinamico della “danse qui danse” con una ricerca di estrema precisione formale, e Boris Charmatz, di una generazione più giovane e legato alle sperimentazioni interdisciplinari della “non danse”.

Due storie, due corpi e due “presenze”, ognuna dotata di una identità tanto marcata quanto capace di entrare in sintonia profonda con quella dell’altro, il tutto a partire – quasi paradossalmente – dalla volontà di agire su un terreno quanto mai impervio e scivoloso, e cioè quello del confronto con le ardite architetture musicali di Johann Sebastian Bach.

La coreografia di Anne Teresa de Keersmaeker, infatti, nasce sulla “Partita No. 2 in Do minore per violino solo” di Bach (eseguita dal vivo da George Alexander van Dam) e prende vita attraverso una sorta di procedimento “estrattivo”, quasi che gli interpreti tendessero a far emergere l’anima danzante della musica – una ‘suite’ di brani per danza – senza duplicarne le forme ma penetrandone la struttura e la logica compositiva.

È proprio l’articolazione dello spettacolo a produrre il senso di un’oscillazione, rigorosa ma cangiante, fra partitura musicale e costruzione coreografica, come se l’una fosse contenuta nell’altra ed entrambe risultassero unite da una sorta di sotterranea risonanza. L’ascolto, nella sala completamente calata nel buio, dell’intero brano musicale – durante il quale ritmi e cadenze si rincorrono nell’oscurità dell’immaginazione – è seguito dalla visione, senza accompagnamento, della sequenza coreografica, in cui minute citazioni di balli antichi, come giga e corrente, si intessono sul dispiegarsi calibratrissimo di una danza fatta di corrispondenze sottili, richiami e assonanze mai palesi eppur evidentissimi.  

Una trama di giochi dinamici che, se da un lato travolge e tiene uniti i due corpi nella velocità della corsa o nel plastico equilibrio di reciproci sollevamenti, dall’altro li divide in continuazione, lasciando che un salto faccia da contrappunto a un piegamento, che passaggi di peso, pause e cambi di direzione si specchino l’uno nell’altro pur non eguagliandosi, dando così vita a un disegno coreografico che vibra ininterrottamente senza mai sfilacciarsi.

Questa sorta di “pensiero che danza” vede moltiplicato il proprio potenziale di suggestione nel terzo e ultimo momento dello spettacolo, quando musica e danza vengono riproposte insieme, rivelando le proprie affinità strutturali e ciononostante non arrivando mai a fondersi completamente, in una specie di sintesi felicemente disgiunta in cui le due forme di creazione all’opera – quella musicale e quella coreografica – giocano la loro partita alla pari, rivelando il fascino seducente di un meccanismo raffinato che, vivificato dalla scena, va oltre se stesso e diventa pura logica.

Partita 2 – sei solo
coreografia: Anne Teresa De Keersmaeker
danza: Boris Charmatz, Anne Teresa De Keersmaeker
musica: Partita No. 2, Johann Sebastian Bach
violino: George Alexander van Dam
durata: 1h 30’

Visto a Torino, Teatro Carignano, il 6 ottobre 2013
Torinodanza


 

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