Decadenze, il Berkoff caustico di Scimmie Nude

Decadenze di Scimmie Nude (photo: Margherita Busacca)
Decadenze di Scimmie Nude (photo: Margherita Busacca)

Era il 1981 quando Steven Berkoff scriveva “Decadenze”, grottesco e velenoso ritratto delle classi medio alte inglesi, cui seguì anche una versione cinematografica con Joan Collins.
Dopo aver indagato il linguaggio della rabbia, il disagio adolescenziale e giovanile, il drammaturgo inglese con “Decadenze” si dedicava alla borghesia medio-alta, mantenendo un’energia caustica, una carica mordace nella scrittura, messa in scena per la prima volta in Italia dal Teatro dell’Elfo nel 1993.

A confrontarsi con l’opera, recentemente, è stata la compagnia Scimmie Nude nell’omonimo spazio milanese, realizzando una lettura d’amara comicità che ne sottolinea proprio il lato grottesco. Uno spettacolo teso, vibrante, dal ritmo serrato e concitato, sorretto da grande energia attoriale per un allestimento scenico curato da Gaddo Bagnoli.

La trama è semplice: un esponente dell’alta borghesia inglese comunica alla sua amante che la moglie, cui deve ricchezza e successo, lo ha fatto pedinare ed è quindi a conoscenza del tradimento. Di qui l’esigenza di maggior discrezione.
La moglie, d’altro canto, ha un amante povero che vuole smascherare. Ed intende anche eliminare il marito, verso cui nutre un profondo odio sociale.

Se all’apparenza il plot ricorda un dramma coniugale che sconfina nella commedia francese, “Decadenze” è in realtà un lucido e spietato ritratto della società inglese capitalista (Berkoff scrive la drammaturgia all’inizio dell'”era” Thatcher). Ne emerge un quadro poco edificante: quello di una società arrivista, volgare, squallida, che nei suoi momenti migliori mostra spiragli di consapevole cinismo. Una classe sociale arroccata nella propria condizione privilegiata, tesa a tracciare nettamente i confini con la classe inferiore, dalla quale riceve a sua volta disprezzo.
Unico elemento capace di unire ceti sociali differenti per posizione economica, prestigio sociale, cultura, sembra essere l’odio verso i “reietti”.

In scena Andrea Magnelli e Claudia Franceschetti mostrano un buon impatto fisico e sfoggiano grandi doti performative, riconoscibili come cifra della compagnia. Impegnati entrambi nel doppio ruolo di coniugi ed amanti, mostrano versatilità nel passare da un ruolo all’altro in tempi brevissimi, adattando inflessioni dialettali, mimica e gestualità del corpo, persino costumi.

La scenografia di Laboratorio Bìu è essenziale eppure efficace: su uno sfondo scuro si stagliano le grandi scale bianche da cui i protagonisti salgono e scendono con facilità, diversamente da come invece accade nella piramide sociale.
A suggerire la distanza tra alta e piccola borghesia concorrono anche i costumi: lustrini e paillettes si alternano a camicie, pantaloni e vestaglie a fiori. Serate all’opera si susseguono a incontri casalinghi tra amanti.

La volgarità disturbante e l’oscenità esibita delle due coppie è il filo rosso del lavoro, simbolo del virus capitalista che colpisce indistintamente e termina con l’infierire contro un unico nemico: l’immigrato, lo straniero che andrebbe rimpatriato e allontanato insieme all’indigenza di cui è portatore.

DECADENZE
Di Steven Berkoff
Traduzione di G. Manfridi e C. Clerici
Regia di Gaddo Bagnoli
Con Claudia Franceschetti e Andrea Magnelli
Musiche di Sebastiano Bon
Scenografia di Laboratorio Bìu
Foto di scena di Margherita Busacca
nuova produzione Scimmie Nude
spettacolo vietato ai minori di 14 anni

durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Spazio Scimmie Nude, l’11 maggio 2019

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