Delbono: sentirsi finalmente in pace ‘Dopo la battaglia’

Dopo La battaglia (photo: Lorenzo Porrazzini)
Dopo La battaglia (photo: Lorenzo Porrazzini)
Dopo La battaglia (photo: Lorenzo Porrazzini)

Complicato servirsi di parole per raccontare le visioni di Pippo Delbono, difficile perché vorremmo avere a disposizione, anche solo per un attimo, il suo pensiero e i suoi mezzi per dipingere quadri come lui sa fare.
“Dopo la battaglia” è ancora, come sempre, spettacolo forte e crudo.

A guardarlo Delbono pare un ragazzino, cresciuto certo, un po’ appesantito magari, ma con quella rabbia verso il mondo che sanno avere gli adolescenti prima che la cataratta del tempo annebbi la vista e il cuore.

Racconta che la sua mamma gli ha chiesto di fare spettacoli più lievi, di metterci dentro valori cristiani; da questa richiesta nascono momenti che ci fanno sorridere: la parodia della registrazione del reading di poesia con un improbabile sindaco e ancora più improbabili poeti specchio del nostro tempo e della nostra cultura impoverita; o la sfilata di personaggi sacri chiusa da Bobò vestito da frate, con palloncino a forma di Pimpi maialino rosa di Winnie the Pooh.
Ma come permettersi spettacoli leggeri quando tutto attorno sembra cadere in rovina?

Il palco del Carignano di Torino diventa così un’immensa cella grigia – cella di carcere, o di manicomio – su cui si aprono porte con spioncini: porte di galera, di ospedali psichiatrici. Da queste usciranno personaggi che prenderanno vita attraverso le parole lette e recitate da Delbono: Artaud, Pasolini, Merini, Eliot, Whitman, Rimbaud
Sono parole che schiaffeggiano. Che continuano ad essere vere, come il Processo di Kafka (l’attesa di fronte ad una legge che non ci lascia entrare, ieri come oggi…). E davvero non si sa più dove stia la follia.
Non certo in Bobò, a cui è dedicato lo spettacolo, rinchiuso per cinquant’anni in manicomio. Quel Bobò che adesso ci guarda dai suoi strani travestimenti che dovrebbero farci ridere.. ma, intuiamo, i ridicoli siamo noi.

Sul video scorrono immagini dure di umanità rinchiusa e defraudata della propria dignità, immagini che sarebbe più comodo non vedere, ma che invece dobbiamo guardare perché non basta mai.

“Un giorno torneremo ad essere”. Chissà. Oggi dobbiamo avere speranza, speranza come fede proiettata all’infinito. Speranza che ci sia un giorno in cui sapremo varcare le soglie del carcere che abbiamo dentro, di quell’occhio incapace di trovare ricchezza nella diversità.

Tutti i quadri di Delbono sono duri, ma possono rappresentare l’altro sguardo, quello che oggi la società non riesce più ad avere perché si sta mangiando da sola. Uno sguardo feroce, certo, ma nello stesso tempo bambino, capace anche di momenti dolci e colorati, come la danza di Marigia Maggipinto, allieva di Pina Bausch, sulla voce passionale di Maria Salgado, o come la musica straziante di Alexander Balanescu suonata dal vivo. E proprio con Balanescu, violinista di origine rumena, Delbono presenterà presto al Festival delle Colline Torinesi il nuovo concerto/spettacolo “Amore e carne”.

Non è facile digerire ciò che abbiamo intorno. Ma Delbono non ci lascia con la sensazione di un pugno in pieno stomaco: semmai ci accompagna nel pensiero che l’amore può ancora fare la differenza, che quelle porte chiuse potranno essere un giorno spalancate. Ma solo quando finalmente saremo veramente in grado di “vedere”.

L’artista scherza allora con la platea del teatro: scherza sulle espressioni preoccupate che forse intravede sui visi, alcuni dei quali certo abituati ad altro. Eppure quegli stessi volti – almeno per una sera – non si sottraggono, richiamando gli attori (quegli attori così ‘diversi’) più e più volte sul palco.

DOPO LA BATTAGLIA
uno spettacolo di Pippo Delbono
con: Dolly Albertin, Gianluca Ballaré, Bobò, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Marigia Maggipinto, Julia Morawietz, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella
con la partecipazione di Christophe Clad e Marie Agnes Gillot (solo replica del 17 maggio)
scene: Claude Santerre
costumi: Antonella Cannarozzi
musiche originali: Alexander Balanescu
luci: Robert John Resteghini
produzione: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro di Roma, Théâtre du Rond Point- Parigi, Théâtre de la Place – Liegi
si ringrazia: Teatro Pubblico Pugliese e Cinémathèque suisse

durata: 1h 50′
applausi del pubblico: 5′ 20”

Visto a Torino, Teatro Carignano, il 19 maggio 2011

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