Tanti saluti al mega-progetto sui ‘Demoni’ diretto da Peter Stein, che avrebbe dovuto essere allestito e prodotto dallo Stabile di Torino: una produzione “con cui si dà avvio al viaggio che condurrà il nostro Stabile verso le iniziative del 2011 per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia – aveva anticipato il direttore del Tst Mario Martone – Affronteremo tra il 2009 e il 2010 diversi testi che daranno il senso del clima europeo in cui si sono sviluppate le spinte di questo processo unitario: la scelta di cominciare con ‘I demoni’ è naturalmente problematica e chiarisce subito che non si tratterà di un viaggio celebrativo. Affronteremo le ombre più che le luci, uno sguardo sul passato che deriva inevitabilmente dall’osservazione del nostro presente”.
E le ombre si abbattono infatti anche sul presente, tanto che lo spettacolo ha definitivamente preso il largo, per lo meno da Torino. E, forse, è più giusto così.
Il progetto con Peter Stein nasce un anno e mezzo fa, quando il direttore dello Stabile torinese propone al regista tedesco la messa in scena con attori italiani della versione teatrale dei ‘Demoni’ di Albert Camus.
L’idea di mettere in scena il grande romanzo di Fedor Dostoevskij in uno spazio raccolto come il teatro Astra, destinato più ad un lavoro concentrato sugli attori che non ad imponenti ambientazioni scenografiche, affascina Stein, che tuttavia rilancia proponendo di elaborarne una versione teatrale nuova, indipendente dal testo di Camus. Così il numero dei personaggi cresce, insieme alla durata prevista dello spettacolo (si fa un’ipotesi di sei ore). Lo Stabile accoglie comunque la proposta e porta il budget destinato alla produzione da 900.000 a un milione di euro. Come fossero noccioline.
A dicembre il bilancio dello Stabile viene sottoposto a pesanti tagli anche sulla stagione in corso, destino comune a tante altre istituzioni culturali. Vengono annullati progetti, ridotte molte voci del bilancio, ma si fa in modo che il budget del progetto Demoni non venga toccato. Tra gennaio e febbraio Stein realizza nella sua sala prove umbra di San Pancrazio la prima fase di lavoro con gli attori. Durante questo periodo matura una crescita dello spettacolo in termini di durata: si arriva a ipotizzarne una versione di dodici ore, comprensive di intervalli.
Il preventivo per la produzione cresce notevolmente rispetto al milione di euro previsto. Inizia un fitto lavoro da entrambe le parti per cercare di limare i costi su tutti i fronti, e Peter Stein mette a disposizione il suo compenso. Nonostante gli sforzi rimane una differenza di 110.000 euro.
All’unanimità, il Consiglio d’Amministrazione dello Stabile, presieduto da Evelina Christillin, decide però di chiudere (finalmente?) i rubinetti, ritenendo inammissibile un ulteriore esborso da parte del teatro, soprattutto nell’ottica delle limitazioni già imposte a molte altre compagnie. Ecco che arriva, quindi, la cancellazione dello spettacolo.
Nella stessa seduta Martone avanza una proposta alternativa per non veder naufragare del tutto il progetto: mettere a disposizione di Stein i contratti che lo Stabile ha sottoscritto con gli attori e che dovrà in ogni caso onorare (per un totale di 400.000 euro), dando la possibilità al regista di realizzare, a sue spese, un workshop aperto al pubblico nel teatro di San Pancrazio. Stein accetta e sottoscrive all’inizio di aprile un nuovo contratto con lo Stabile: di comune accordo vengono cancellate le date torinesi, sostituite dal laboratorio a San Pancrazio. Le dimostrazioni finali, aperte al pubblico, si terranno il 23, 24, 30 e 31 maggio prossimi.
Nota a margine: per conoscere orari e modalità di accesso occorrerà contattare l’Azienda di San Pancrazio, attualmente organizzatore del workshop. Agli spettatori che si erano prenotati per le rappresentazioni di Torino, lo Stabile rimborserà il costo del biglietto. A coloro che, tra questi, desiderassero recarsi a San Pancrazio, l’accordo con Stein prevede che venga destinata una quota di posti per assistere alle dimostrazioni finali del workshop (info: tel. 800-235333/011-5176246 – info@teatrostabiletorino.it).
L’episodio non può che far riflettere sulla necessità o meno di tutto questo. Non che si voglia puntare il dito in particolare contro Peter Stein, tra i più importanti registi del teatro europeo dalla seconda metà del Novecento. Non è lui, infatti, il solo ad aver ipotizzato allestimenti pachidermici, sia per il dispendio di risorse che per la durata. E a consentire tali progetti non è la volontà di un singolo ma quella di un sistema intero, che adesso risente – suo malgrado – di qualche incrinatura.
Certo è che vien quasi da sorridere (per sdrammatizzare) se si confrontano cifre simili a realtà probabilmente più vicine a Klp, che fanno a gara per togliere zeri dai propri budget e restare ugualmente in piedi. Anzi, sul palco.