Dentro T*Danse 2022: il videoreportage

T-Battle con la Cie Racine De Deux
T-Battle con la Cie Racine De Deux (photo: Renata Savo)

Marco Chenevier ci racconta il Festival internazionale della Nuova Danza che si svolge ad Aosta

Dopo quasi tre anni di stop forzato torna ad Aosta T*Danse, festival internazionale della nuova danza diretto da Marco Chenevier e Francesca Fini.
Sede della manifestazione, come in passato, la Cittadella dei Giovani, fulcro di una serie di spettacoli, workshop e incontri tra artisti internazionali, locali, ragazzi delle scuole e pubblico.
La manifestazione cambia periodo e si svolge tra fine aprile e inizio maggio abbandonando, non sappiamo se in via definitiva, il periodo autunnale.

Consolidato e rinnovato anche il rapporto tra performance e tecnologia. Viene esposto, a tal proposito, nella Sala Expo della rassegna, il prototipo dell’installazione artistica “Cristallo di Luce” di Diego Scroppo, una “luce d’artista” auto-sostenibile che impiega la tecnologia fotovoltaica e produce energia rimettendola in circolo come bene pubblico. L’opera è affiancata dalle proiezioni di alcuni video degli artisti che si esibiscono al festival e di alcuni lavori prodotti nei laboratori di T*Danse.

Non è però soltanto questa la connessione tra performance e tecnologia, nel videoreportage realizzato durante la nostra permanenza ad Aosta, Andrea Carlotto ci racconta del progetto “Innesti” che, dopo gli spettacoli serali, ha coinvolto gli spettatori in un interessante esperimento di incontro tra virtuale e reale. Quello che maggiormente contraddistingue questo appuntamento valdostano è però l’atmosfera particolare che si avverte e che viene sottolineata più volte dai protagonisti del festival nel nostro video. Una ricetta condita da uno spirito tanto internazionale quanto informale e rilassante.

La direzione chiede infatti agli artisti di restare a T*Danse per tutta la durata del programma. Questo tempo prolungato permette un confronto sano e profondo tra performer, partecipanti ai workshop, pubblico e soprattutto comunità, avvicinando e mescolando ruoli, compiti e professioni. Così ci si può trovare a chiacchierare di danza con chi assiste, magari per la prima volta, ad uno spettacolo contemporaneo oppure partecipare ad un laboratorio condotto da maestri internazionali in una situazione famigliare e “protetta” che incentiva e favorisce naturalmente l’arricchimento del singolo.

L’organizzazione stessa è strutturata in tal senso. Chi fa biglietteria, accoglie in sala, si occupa della logistica è spesso un artista che sceglie di sostenere il festival svolgendo compiti trasversali.
Per avvicinare la comunità è stata poi fatta la scelta di chiedere ai cittadini di Aosta, opportunamente informati e preparati, di ospitare in casa loro artisti, tecnici, giornalisti, ospiti, garantendo la giusta privacy e autonomia. Questa decisione di inclusione reciproca, che ha fatto storcere il naso agli habitué dell’albergo, ha favorito inconsapevolmente la partecipazione di chi è incline all’incontro con l’altro, allo scambio arricchente, al mettersi davvero in gioco.

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