Dopo un primo studio del 2007, presentato alla Biennale Teatro di Venezia in occasione del terzo centenario della nascita di Goldoni, Beppe Navello porta ora al festival Teatro a Corte da lui diretto, in prima nazionale, “Dette d’amour, un impromptu à Venise”.
Per lo spettacolo ha coinvolto Eugène Durif, uno fra i più apprezzati drammaturghi contemporanei francesi, lavorando con una compagnia di attori italiani e francesi.
Lo spunto per la pièce è “Le bourru beinfaisant”, una delle due opere in francese di Goldoni, che funge da pretesto per una più generale considerazione sullo stato del teatro e dei suoi artisti.
L’idea dello spettacolo non è delle più originali: un drammaturgo si trova alle prese con la riscrittura di “Le bourrou beinfaisant” per tentare di riattualizzare l’opera. Lo scrittore viene però investito da una serie di dubbi e questioni private che minano il procedere del lavoro. I fantasmi di Goldoni e di Molière gli appaiono in sogno ponendo questioni che non fanno che aumentare i dubbi.
Il giovane drammaturgo vacilla, “Perché il teatro? Ci vorrebbe il silenzio sul palco. Ciò che c’è di bello e di vero nel teatro lo si raggiunge solo accidentalmente. E’ il linguaggio che ci obbligano a usare ad essere antiquato e sdolcinato”. La difficoltà a rimaneggiare un testo già perfettamente compiuto, l’assillo del confronto con un grande maestro e l’angoscia di dover presentare un testo commissionato da molto tempo mettono in difficoltà lo scrittore. L’autore si chiude così nel suo armadio-studio dove medita e vagheggia sul valore del proprio lavoro. D’altro canto il regista e gli attori della compagnia non hanno un testo su cui lavorare, si trovano alle prese con passi frammentari e sono costretti a ripetere continuamente la medesima scena di uno schiaffo. Tanto che la frustrazione a un certo punto scoppierà, guidata dall’intenzione di colpire il drammaturgo con bastonate e strappargli la pelle del viso.
La messa in scena di Navello è brillante, alle riflessioni del drammaturgo si alternano i siparietti delle due attrici rivali che non perdono occasione di attaccarsi a vicenda creando situazioni divertenti.
La vivacità dello spettacolo, la musica dal vivo eseguita da Alessandro Panatteri, la vitalità delle brave attici Maria Alberta Navello e Karelle Prugnaud, rende “Dette d’amour” uno spettacolo coerente, dinamico e piacevole, nonostante le amare riflessioni sulla condizione del teatro e degli artisti coinvolti. La visione che emerge è infatti negativa: “Il teatro è un’arte obsoleta, quasi morta”. Gli attori, a tratti isterici, paiono preoccupati solamente della propria immagine, con registi interessati ai relativi tornaconti e drammaturghi spaesati in una realtà che sembra non concedere spazio per dubbi e incertezze. Uno spettacolo che narra la difficoltà del far teatro riuscendo ad essere contemporanei – come suggerisce il foglio di sala – sapendo alla fine che la cifra del teatro è nella consapevolezza della sua precaria approssimazione, nella sua povertà congenita; che ogni volta il teatro realizzato è “al di sotto delle nostre ambizioni”; che ci sarà da qualche parte, in qualche tempo a venire, uno spettacolo ideale e bellissimo dove finalmente riusciremo a dire tutto quello che vogliamo.
“Ho sempre pensato che ero solo un impostore – afferma sconsolato il drammaturgo mentre morde sornione una mela – È misero l’essere misero del teatro. Miseria di orpelli e di luce. Siamo virtuosi del fallimento e del nulla”.
Dette d’amour. Un impromptu à Venise
di: Eugène Durif
regia: Beppe Navello
con: Xavier Berlioz, Lorenzo Charoy, Maria Alberta Navello, Karelle Prugnaud
musiche: Germano Mazzochetti; musiche dal vivo eseguite da: Alessandro Panatteri
scene: Francesco Fassone
costumi: Brigida Sacerdoti
disegno luci: Marco Burgher
produzione: Fondazione Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con: Face à Face, Fondation Nouveaux Mécènes, Alliance Française
sostenuto da: Programma Europeo di Cooperazione Transfrontaliera Italia Francia ALCOTRA 2007-2013
Progetto”Gli Scavalcamontagne” / Fondazione Teatro Piemonte Europa – Théâtre la Passerelle di Gap
durata: 60′
applausi del pubblico: 3′
Visto a Torino, Cavallerizza Reale, il 16 luglio 2010