Diario di un dolore e Trilogia delle macchine: Francesco Alberici e Giuseppe Stellato alle Colline Torinesi

Diario di un dolore (ph: Cosimo Trimboli)
Diario di un dolore (ph: Cosimo Trimboli)

Ospiti della 27^ edizione del Festival delle Colline Torinesi, come sempre diretto da Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti

Al Festival delle Colline Torinesi, la cui edizione 2022 si è appena conclusa con un’ottima accoglienza da parte del pubblico, la curiosità di Isabella Lagattolla e Sergio Ariotti nell’esplorare tutte le possibili declinazioni in cui si esprime la teatralità ci ha sempre regalato spettacoli e performance assolutamente diversi tra loro, ma comunque intriganti.

Ne sono la prova i due spettacoli a cui abbiamo assistito nel nostro week-end trascorso quest’anno al festival, due proposte che più diverse tra loro, per senso e linguaggi utilizzati, non potrebbero essere: “Diario di un dolore” e “Trilogia delle macchine”.

“Diario di un dolore” di Francesco Alberici, in scena con Astrid Casali, anche collaboratrice del progetto insieme a Ettore Iurilli ed Enrico Baraldi, prende le mosse dall’omonimo libro di C. S. Lewis (lo stesso autore delle celebri “Cronache di Narnia”) per portare in scena tutte le possibili coniugazioni del dolore rispetto al nostro essere “umani”, alla nostra intimità, vissuta al cospetto dello sguardo degli altri che, come tutti noi del resto, hanno la sventura di poter soffrire.

E dunque, questo dolore lo possiamo mettere in scena? Possiamo fingerlo avendolo realmente vissuto, magari anni prima, trasportandolo in scena davanti allo sguardo di spettatori che pur non conosciamo? E che differenza vi potrà mai essere tra il dolore veramente vissuto e quello esibito?

Per proporre una versione di tali quesiti Alberici, uscendo dal libro di Lewis, più che sé stesso pone al centro dello spazio teatrale Astrid Casali con il suo dolore rispetto alla morte del padre, il famoso regista della Comuna Baires, Renzo Casali, una figura genitoriale con cui ha avuto spesso un rapporto conflittuale.
Citando anche uno dei capolavori di Anton Čechov, “Tre sorelle”, il cui inizio somiglia irrimediabilmente alla sua vicenda, Astrid racconta la telefonata che le annunciava la morte del padre, la stessa telefonata che, dopo un attimo, seguendo l’impostazione data allo spettacolo da Alberici, non esita a mettere in scena con tutti i suoi silenzi, con tutti i suoi ripensamenti e, alla fine, con il pianto di allora.
Così il teatro si manifesta come possibilità di rappresentarlo, quel dolore, e nella replica che abbiamo visto trasmetterlo pure alla sorella, che tra il pubblico si asciuga le lacrime, riconoscendosi in quella situazione.

Ma noi, che non abbiamo avuto quel padre, possiamo riconoscerci in quel dolore?
Alberici lascia la domanda aperta a diverse risposte, trasmettendoci soprattutto quel rapporto tra scena e vita che sta alla base del teatro e della sua missione.

Mind the gap (ph: Andrea Avezzù)
Mind the gap (ph: Andrea Avezzù)

“La trilogia delle Macchine” di Giuseppe Stellato, abituale collaboratore di Antonio Latella, è invece uno spettacolo assolutamente diverso, del tutto performativo, dove protagonisti delle tre brevi sezioni in cui è diviso (“Oblò”, “Mind the gap” e “Automated teller machine”) sono e, per davvero, delle macchine: una lavatrice, un distributore di panini e bibite e un bancomat.

Domenico Riso, in scena in tutte e tre, senza parole, sempre apparentemente indaffarato in altre faccende che non sembrano mai correlarsi con loro, riesce a restituire invece allo spettatore le diverse suggestioni, suggerite di volta in volta dalla presenza dei tre oggetti, in relazione al rapporto uomo – macchina.
Ciò accade attraverso una drammaturgia composta da gesti, azioni e musiche (musica e sound design del progetto sono di Franco Visioli e Andrea Gianessi), che negli ultimi momenti delle tre performance si svelano attraverso tre colpi di scena che interrompono la quieta esistenza del performer.

Nell’episodio iniziale la lavatrice, prima protagonista, è in funzione, accompagnata da una tensione musicale sempre crescente, mentre Riso dipinge da sinistra a destra, su una barriera che divide il pubblico dalla scena, una linea rossa che rimanda, scopriremo dopo, al sangue. Ma quello che interessa allo sguardo dello spettatore e, nel contempo, all’uomo in scena, è il cestello della lavatrice, che ruota sempre più vorticosamente, mentre le allegre voci infantili – che ad un certo punto irrompono nel commento musicale – vengono interrotte da una bomba.
La lavatrice esplode, dopo aver consegnato i minuscoli vestiti di un bambino ancora intrisi di sangue.

Il secondo protagonista è un distributore di alimentari, di quelli che di solito troviamo nelle stazioni. Il performer si pone a dipingere la linea gialla che contraddistingue il pericolo per l’arrivo dei treni.
Il distributore automatico a un certo punto inizia a eruttare oggetti e materiali spezzettati di cibo, mentre echeggiano racconti e voci legati ai migranti.
L’azione si conclude con la cancellazione della linea gialla e con l’uomo che si colloca nell’apparecchio al posto della merce.

Nella terza sezione, di cui è protagonista un bancomat, la performance si configura in modo più squisitamente narrativo.
Alla fine del suo turno di pulizie, Riso, dopo aver usato la macchina per ricevere dei soldi, si scorda di prendere la ricevuta e se ne va. Ma la macchina continua a lavorare, dettagliando per filo e per segno tutta la lista dei movimenti bancari, fino a trasudare inchiostro nero, riverberando un possibile attentato.

Ecco dunque che nella performance di Stellato viene subito all’occhio e all’orecchio come tre semplici macchine, che ogni giorno utilizziamo per i quotidiani e comunissimi affari, possano svelare significati e legami sempre diversi che ci legano ineluttabilmente al mondo che ci circonda. Significati e legami che, per quanto tentiamo di allontanare dalle nostre vite, in un ingannevole senso di libertà, sono sempre in agguato, a ricordarci il loro mellifluo ed indelebile potere.

DIARIO DI UN DOLORE
un progetto di Francesco Alberici
con la collaborazione di Astrid Casali, Ettore Iurilli, Enrico Baraldi
in scena Astrid Casali, Francesco Alberici
produzione Gli Scarti / TPE
residenze Murmuris, Olinda, Lab 121

TRILOGIA DELLE MACCHINE
ideazione e regia: Giuseppe Stellato
Performer e collaboratore artistico: Domenico Riso
musica e sound design: Andrea Gianessi
Light design: Omar Scala
collaborazione alla drammaturgia per Mind the gap: Linda Dalisi
produzione: stabilemobile
in collaborazione con l’Asilo exasilofilangieri.it, Corsia Of Centro di creazione contemporanea
in collaborazione con Olinda
con il sostegno di L’arboreto – Teatro Dimora, La Corte Ospitale Centro di Residenza Emilia-Romagna

Visti a Torino, Festival delle Colline Torinesi, il 22 e 23 ottobre 2022 

 

 

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