The Great Tamer: Dimitris Papaioannou alla scoperta della vita umana

The great tamer (photo: Julian Mommert)|Photo: Julian Mommert
The great tamer (photo: Julian Mommert)|Photo: Julian Mommert

C’era molta attesa al Lac di Lugano, gremito in ogni ordine di posti, per “The Great Tamer” (il grande domatore), spettacolo del cinquantaquattrenne greco Dimitris Papaioannou, da poco passato anche al Torinodanza Festival, firmato dal primo coreografo esterno chiamato a realizzare un nuovo “pezzo” per il Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch.

Proponendo con i suoi dieci performer – sette uomini e tre donne – il mito di Proserpina, “The Great Tamer” affronta al contempo il rapporto tra sotto e sopra, Aldilà/Ade e aldiquà/mondo, offrendo una specie di cosmogonia sull’essenza stessa del concetto di tempo e sulla sua “vanità”.

Lo spettacolo si svolge su un palcoscenico vuoto, scarno, composto da grandi assi, slegate tra loro, che durante lo spettacolo saranno sollevate, sovrapposte, strappate come grandi pannelli, lasciando spazio all’ignoto del sottosuolo. E’ da lì che entreranno e usciranno, di volta in volta, in un grande, perfetto e sorprendente gioco scenico, non solo esseri umani in carne ed ossa, ma anche pezzi di corpo, gambe e braccia, pietre ma persino radici, attaccate alle scarpe degli attori.
Tutto si presenta in modo lento e pacato, molto minimalista, senza nessun affastellamento di corpi ed immagini.

Il primo performer in punta di piedi è pronto, ogni volta, a svestirsi e a giacere morto, facendosi coprire da un telo, che ripetutamente, come era stato riposto, volerà via, in una ripetizione di gesti calma e misurata.
Accompagnate quasi sempre dalle note – a volte solo accennate, altre distorte – di “An der schönen, blauen Donau” di Strauss (ma ci sono anche suoni e rumori che si riverberano tra il sopra e il sotto), il palcoscenico è attraversato da altre apparizioni: una sorta di essere dell’oltretomba, formato da una donna il cui petto nudo si incunea tra le gambe di due uomini, rigorosamente fornite di tacchi a spillo, o l’apparire di un astronauta che lentamente avanza verso il pubblico.

Molti i riferimenti pittorici che via via si intersecano nello sguardo dello spettatore: da Rembrandt, di cui si ricostruisce in modo ironico la famosa “Lezione di anatomia del Dottor Tulp”, sino al Rinascimento italiano con “La Nascita di Venere” di Botticelli, evocata attraverso un giovane nudo, icona dello spettacolo, accompagnato dal soffio di tre danzatrici. Lo stesso giovane si muoverà, con bellissimi gesti eterei, per poi cadere nel vuoto, tornando infine ingessato, e lentamente aiutato a togliersi tutto l’ingombro che lo avvolgeva.
Ma a ben guardare potremmo scorgere anche i riferimenti all’arte povera di Kounellis, a Goya, Bosch e Signorelli, oltre che all’iconografia greca antica, con una Kore che ha in mano un vaso contenente un tempietto corinzio con acacie.

Photo: Julian Mommert
Photo: Julian Mommert

Chi cercasse danza pura nello spettacolo di Papaioannu rimarrebbe deluso; qui siamo di fronte ad un teatro d’immagine, icastico, e di forte impatto intellettuale ed immaginativo.
Gli unici momenti, pochi, in cui la danza ci pare possa essere protagonista, sono l’ingresso di vari mappamondi, piccoli e grandi, che i performer – muniti di trampoli e bastoni – cercano di far volare attraverso delle funi; oppure quando una sedia viene più volte utilizzata dai performer per formare un grappolo di corpi che presto si sfalderà. Sono attimi rari, che interrompono il lento fluire delle azioni.

E quando ormai tutto sembra estinguersi, ecco un’improvvisa massa di spighe di grano che, letteralmente buttate in quel suolo apparentemente arido, riescono a rinverdire, raccolte dalla Kore che, provvida, ritorna.
Sarà comunque la morte, infine, a farla da padrona, con i frammenti di uno scheletro, uscito anch’esso dalla terra, che pian piano si frantuma. L’ultima immagine è quella, classica, della vanità, che si forma con un teschio appoggiato su un grande libro, mentre i performer ricevono gli applausi del pubblico.
Orfani e un po’ delusi per l’assenza di un maggiore accento ai linguaggi della danza, che qui non si è mai prepotentemente espressa, dobbiamo però ammettere che lentamente, col passare del tempo, le immagini di “The Great Tamer” si solidificano in altro modo nella nostra memoria, lasciando bagliori di suggestioni inaspettate che ancora adesso ci accompagnano.

THE GREAT TAMER
Performers:
Pavlina Andriopoulou, Costas Chrysafidis, Ektor Liatsos, Ioannis Michos, Evangelia Randou, Kalliopi Simou, Drossos Skotis, Christos Strinopoulos, Yorgos Tsiantoulas, Alex Vangelis
Set Design + Art Direction in collaboration with Tina Tzoka
Artistic Collaborator for costumes Aggelos Mendis
Lighting Designed in collaboration with Evina Vassilakopoulou
Artistic Collaborator for Sound Giwrgos Poulios
Sound Design and operation Kostas Michopoulos
Music Johann Strauss II, An der schönen blauen Donau, Op. 314
Music Adaptation Stephanos Droussiotis
Sculpture Design Nectarios Dionysatos
Costume – Props Painting Maria Ilia
Creative – Executive Producer + Assistant Director Tina Papanikolaou
Assistant Director Stephanos Droussiotis
Assistant Director + Rehearsal Director Pavlina Andriopoulou
Technical Director Manolis Vitsaxakis
Stage Manager Dinos Nikolaou
Assistant Sound Engineer Nikos Kollias
Assistant to the Set Designer – Set Painter Mary Antοnopoulou
Assistants to the Sculptor Maria Papaioannou + Konstantinos Kotsis
Production Assistant Tzela Christopoulou
Tour Manager + International Relations Julian Mommert
Executive Production Assistant Kali Kavvatha
Produced by Onassis Cultural Centre – Athens (Greece)
Co-produced by:
CULTURESCAPES Greece 2017 (Switzerland)
Dansens Hus Sweden (Sweden)
EdM Productions
Festival d’Avignon (France)
Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia (Italy)
Les Théâtres de la Ville de Luxembourg (Luxembourg)
National Performing Arts Center – National Theater & Concert Hall | NPAC-NTCH (Taiwan)
Seoul Performing Arts Festival | SPAF (Korea)
Théâtre de la Ville – Paris / La Villette – Paris (France)
Executive Producer 2WORKS
With the support of ALPHA BANK + MEGARON – THE ATHENS CONCERTHALL

Visto a Lugano, LAC, il 24 ottobre 2018

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