Don in paradiso e La Serial Killer. Variazioni sulla morte da George Tabori

Don in Paradiso - La serial killer
Don in Paradiso - La serial killer
Da sinistra Roberta Cortese e Simona Nasi

E’ lo scrittore, sceneggiatore e regista George Tabori, ungherese di nascita, statunitense e poi tedesco d’adozione, a stimolare il nuovo lavoro delle attrici torinesi Simona Nasi e Roberta Cortese, in scena la scorsa settimana nello spazio di San Pietro in Vincoli a Torino, nell’ambito della rassegna Zona Teatro 1, dedicata alle giovani generazioni teatrali.

I drammi per il teatro di Tabori sono ispirati, come anche la sua narrativa, a tragedie contemporanee atroci e disumanizzanti: su tutte il nazismo, che visse in prima persona.
Solo per citare alcuni di questi lavori, “Cannibals”, del 1968, rimanda ad Auschwitz, luogo di deportazione dove trovò la morte proprio il padre di Tabori; “Pinkville”, del ’70, si scaglia invece contro la guerra del Vietnam; “Mein Kampf. Farce”, dell’87, immagina un incontro tra il giovane Hitler, aspirante pittore, e un mendicante ebreo… Non possono quindi che essere testi amari, ma al contempo infarciti di ironia, retaggio dell’origine ebraica dello scrittore.
Le stesse caratteristiche emergono nei due atti unici “Don in Paradiso” e “La serial killer”, in cui la riflessione cade “sul ridicolo della morte e delle sue infinite variazioni”.
Utilizzando Shakespeare come comprovata dimostrazione, Tabori amava dire: “Every good play is about dying”.

Ad aprire lo spettacolo, che ha debuttato in prima assoluta il 4 maggio a Genova, uno ‘shot’ che ricorda un Hamm e Clov beckettiani traslati in versione moderna e al femminile, con tanto di sedia a rotelle e bastone per Hamm/Nasi. Poi l’attrice si alzerà, Clov/Cortese ripiegherà – temporaneamente – in un angolo, e il look della Nasi catapulterà l’immaginario verso un dandy decadente.

Ecco infatti apparire il Don John del titolo (Simona Nasi, appunto), un don giovanni mezzo sordo e mezzo cieco che, nel dettare il suo necrologio a una giovane prostituta, ripercorre gli anni in cui rappresentava una macchina del sesso. Una vita, quella di Don, centrata su catene di orgasmi, ricerca di piacere spasmodica, con 20mila donne ai suoi piedi cui “dare l’illusione di essere amati”.
Ma ora che quel tempo è passato, ora che una sgualdrina/badante trasporta quel corpo su una sedia a rotelle in giro per una stanza, si possono anche svelare risvolti più malinconici. Guardarsi in faccia e raccontarsi la verità: “Non sono mai riuscito a farle ridere”.

Roberta Cortese irrompe invece sul palco spumeggiante, a dar l’impressione che “La serial killer” faccia da contraltare al più cupo e drammatico “Don in Paradiso”. Non sarà così, perché il secondo atto unico presentato da Satyrikon (il progetto artistico che riunisce Nasi e Cortese insieme a Luigi Chiarella e Franca Penone), non può certo definirsi leggero.
Tragicamente leggera e sopra le righe è semmai la Cortese nel proporre la figura di una pluriomicida che, su una sedia elettrica (la stessa sedia a rotelle di Don), cercherà di spiegare le “buone ragioni” per cui, nel corso di una vita scandita da letture impegnate e da un trasformista abito blu a segnarne le età, ha ucciso in circostanze ambigue diverse persone.
Ecco così sfilare conoscenti trasformati in vittime: a partire da Elmo, il bimbo adorato da tutte le madri, e proseguendo con Otto, colpevole di averle fatto delle avances sessuali a soli dieci anni: un calcio ben assestato nel sedere e la testa di Otto casca nel fuoco, mentre lei declama William Blake.
Quando di anni ne ha 17 i suoi due amori si invaghiscono di un’altra: Giselle, “la femmina intera, tutta curve. Quella che io non ero”. Neppure lei farà una bella fine.
E poi quel Mordecai, che intenerisce per il romantico proposito di liberare tutti gli animali dello zoo. Vittima pure lui.

Di fronte a una killer che, nonostante tutto, è abile nel diventarci simpatica, ci siamo noi, spettatori e giuria, a decidere della sua possibile commutazione di pena. A patto di riuscire a convincerci “di avere agito in ogni singolo caso animata dalle migliori intenzioni”.

Simona Nasi e Roberta Cortese si confermano due brave attrici, in uno spettacolo lineare che esalta la parola. Unico supporto il pianoforte elettrico di Angelo Conto, puntuale contrappunto ai racconti.
Tuttavia le due vicende rimangano un po’ troppo ‘lontane’: difficile, a meno di non conoscerne a priori anche il contesto, entrarci appieno. Con il rischio di non permettere fino in fondo quel coinvolgimento ed intimità col pubblico, cui invece i due testi – tradotti dalla stessa Cortese – potrebbero senz’altro tendere.
Trovandoci di fronte alle prime repliche, un ulteriore intervento su regia e/o drammaturgia (oltre ad un semplice foglio di sala) potrebbe forse aiutare nel contestualizzare meglio le due vicende, predisponendo lo spettatore ad un maggior trasporto empatico.

DON IN PARADISO – LA SERIAL KILLER
di George Tabori
traduzione: Roberta Cortese
di e con: Roberta Cortese e Simona Nasi
e con Angelo Conto al pianoforte elettronico
produzione: Satyrikon – Acti Teatri Indipendenti
durata: 56′
applaudi del pubblico: 1′ 50”

Visto a Torino, San Pietro in Vincoli, il 6 maggio 2011

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