Replica straordinaria per la prima nazionale di “Dr. Caligari” al PiM Spazio Scenico di Milano. E noi c’eravamo. Per uno spettacolo che, ogni volta (e sono solo cinque), ridefinisce se stesso. Prende vita, letteralmente. Quando la luce si spegne sulle ultime battute, il sentimento è preciso: questa storia non è finita.
Quello che originariamente era il testo di Elena Accenti continua a cambiare nelle mani dei cinque giovani attori, più una voce fuori campo. Presenza determinante che è già lì, a mano a mano che la sala si riempie. E la musica, che sembra quella di una radio freak ma non cheap, contribuisce a comporre la quarta parete.
Ce lo conferma Fulvio Vanacore, regista e ideatore di un progetto che tiene insieme web e teatro. Le sue note a margine di questo percorso, corale ma anche molto intimo, le trovate sul blog della compagnia. Qui diremo solo che è molto contento di una cosa, che la gente litiga uscendo dal teatro. Ognuno immaginando un diverso eppure coerente significato per i cinque ruoli, e anche per la storia.
Fumettistico ed espressionista, il linguaggio attinge molto più alla quasi sconosciuta pellicola del 1989 (siglata dal regista americano Stephen Sayadyan), che non al cult di Robert Wiene del 1919, “Das Cabinet des Dr. Caligari”. Girato interamente in studio, quel secondo film era già una evoluzione ultra-espressionista dell’originale, intrisa di Pop Art anni Ottanta e di estetica lynchiana. Con la Compagnia delle Furie (che coinvolge in queste repliche due nomi nuovi insieme ai tre fondatori) la rilettura continua in scena, con una trama che quasi non esiste se non nel momento stesso in cui avviene. Ed è come se a muoversi su quei sei metri per nove (tutti ben spesi) ci fossero persone e non personaggi, tanto l’improvvisazione ha stravolto la drammaturgia commissionata in partenza da Vanacore ad Accenti. Con una vitalità che è davvero scolpita nella carne e che produce una grande relazione, fatta di concentrazione e di desiderio di esserci.
Ma chi è Caligari? Potrebbe essere Leo, il trentanovenne improbabile padre adottivo di Zach, che a ventinove anni è il ricco proprietario di una casa discografica. O Edo, ex fotografo di successo che vive in un delirio da complotto universale e nutre la moglie Ada con un devastante psicofarmaco dal nome enigmatico e anagrammatico (il Tricagilax S). E che, invece di inseminarla, per fare questo figlio che lei meccanicamente desidera, la ingravida di pillole. O ancora, May, da poco “atterrata” vicino al “posto delle papere”, con quel suo dito medio ingessato che, come un fallo-radar, smaschera in romanesco i desideri inconfessabili degli altri. Tutti e nessuno. E in ognuno un frammento di Caligastrix, l’oscuro manipolatore d’anime di cui ci informa il Malleus Maleficarum. L’ideatore di quella terribile tecnica di interrogatorio composta da tre domande e due affermazioni concepita per non dare tregua alle zone d’ombra dell’interrogato. Chiave di volta che, analogamente, produce l’incalzante effetto drammaturgico di questo lavoro. Nove giorni e cinque destini tenuti insieme da un fuoricampo che interviene, appunto, interrogando. Fino all’epilogo di morte.
Il risultato è quasi televisivo, ma di una teatro-visione fatta di presenze viventi. Identità raggiungibili come in un reality al contrario. Cinque facce da cinema che verrebbe voglia di ritrovare in una versione video… E non è detto che non accada.
Dr. Caligari
un percorso intorno al tema del controllo
un progetto di Compagnia Delle Furie con il patrocinio di Comune di Milano – Settore Cultura
in collaborazione con AVTURNÉ, La Corte Ospitale, FLORILEGIO arsfactory
drammaturgia: Elena Accenti
ideazione e Regia: Fulvio Vanacore
interpreti: Mattia Colombo, Valeria Costantin, Dario DeFalco, Ilaria Tanini, Fabio Paroni
ricerca e archivio: Alessandro Q Ferrari, Arianna Bianchi
musiche originali: Pietro Beltrami, Pietro Traldi
sound design: Giacomo Marettelli Priorelli, Fulvio Vanacore
durata: 60′
applausi del pubblico: 4′
Visto a Milano, PiM Spazio Scenico, l’8 dicembre 2009