La pittura è arte complessa ma concettualmente semplice: consiste nel passare dal tridimensionale della realtà al bidimensionale della tela. La scultura, più complessa, preserva la tridimensionalità.
Marta Cuscunà non ama vincere facile. Questa friulana demiurga del teatro con pupazzi, al debutto col nuovo lavoro al Teatro Verdi di Milano con “Due destini”, passa dal bidimensionale al tridimensionale in uno spettacolo ideato e ‘costruito’ da Coppelia Theatre.
Coppelia ha tradotto immagini pittoriche in marionette. Per aumentare il coefficiente di difficoltà ha scelto una pittrice spagnola semisconosciuta, Remedios Varo. Opere surrealiste, che traducono in immagini il mondo fantastico e talvolta angoscioso dell’inconscio. Prodotti immateriali dell’automatismo psichico, fuori dal raggio del controllo morale o razionale, che diventano legno.
Ne è nato uno spettacolo che coniuga mistero, sentimento e ironia. In questa storia senza parole, davanti a trenta spettatori sul palco, prendono vita tre dipinti di Remedios Varo: “Alchimista”, “Papilla lunar” e “Nacer denuevo”. Marta Cuscunà ci svela così un mondo elegante e immaginifico, delicato e stravagante.
Uno spettacolo in continuo movimento, pappa stellare e vento cosmico. Prigioni dell’anima ingabbiano la luna. Stelle triturate in un macinino generano scie. Il potere vitale dell’acqua consente a uno scheletro femminile dallo sguardo dolcissimo di rinascere per un tempo effimero. Sono creature senza vita ma con un’anima, apparizioni, un po’ esseri umani un po’ civette, viaggiatori instancabili.
La scenografia è tripartita. Una grotta celeste si libra tra luna, astri e nuvole d’ovatta. Un catino di cristallo pieno d’acqua simboleggia il riflusso verso la vita. Un altarino bianco a forma di lanterna esagonale, sormontato da un vaso di stelle, si schiude sprigionando meraviglie.
È un mondo notturno di giacche e pennelli volanti, macine bianche, disegni viventi, alambicchi distillanti colori, bauli animati, alberi come pareti.
Le molteplici ambiguità di una scena imprevedibile sono percorse dalla piccola Dolores, pupazzo di straordinaria curiosità scolpito nel legno e dipinto a mano da Coppelia. Dolores è una marionetta da polso. Inventore di questo prototipo è il russo Vladimir Zakharov Yakovlevich.
Il primo esemplare risale a una quindicina d’anni fa. Il corpo del pupazzo si fissa direttamente alla mano e all’avambraccio dell’animatore mediante una struttura di ferro. Il polso controlla direttamente la testa della marionetta, permettendole movimenti rarefatti ma pieni d’espressione. Il palmo della mano controlla occhi e bocca. Le dita dell’artista agiscono sugli arti, dotati di dita prensili.
Coppelia si è recata in Siberia per imparare questa tecnica unica al mondo. Un lavoro di quattro mesi per costruire la marionetta, calibrare i fili e apprendere la manipolazione.
Straordinaria questa fusione robotica fra tecnologia e poesia, applicata al teatro di manipolazione.
Se la pittrice surrealista Remedios Varo è musa ispiratrice di “Due destini”, Dolores è un’esploratrice di emozioni che incanta con il solo incedere. Questo pupazzo alto un avambraccio si muove impalpabile in punta di piedi. Si ravvia con grazia i capelli. Chiede aiuto quando c’è da aprire una porta. Intreccia una poetica degli sguardi che commuove e fa sorridere.
Non occorrono parole. Le sequenze drammaturgiche sono disegnate dalle atmosfere fumose di Marco Rogante, che firma la regia insieme alla Cuscunà. Dalle luci di Emiliano Curà. Soprattutto, dalle musiche originali di Patrizia Mattioli. Note stranianti, immateriali, tintinnanti come pioggia. Partiture malinconiche o romantiche da carillon. Che amplificano le emozioni. E rivelano un’arte che è, anzitutto, ricerca spirituale.
DUE DESTINI
regia: Marta Cuscunà e Marco Rogante
ideazione e macchine sceniche: Coppelia Theatre
musiche originali suonate dal vivo: Patrizia Mattioli
disegno luci: Emiliano Curà
durata: 35’
applausi del pubblico: 2’’
Visto a Milano, Teatro Verdi, il 18 ottobre 2014
Prima nazionale