Echoes di 369gradi: la rifrazione del potere

Marco Quaglia e Stefano Patti in Echoes
Marco Quaglia e Stefano Patti in Echoes

Uno spazio vuoto, asettico, buio avvolge due uomini, seduti l’uno di fronte all’altro: a dividerli solo un ampio tavolo. È l’inizio del thriller fantapolitico “Echoes” di Lorenzo De Liberato, regia di Stefano Patti (produzione 369gradi), presentato al Teatro Elfo Puccini di Milano all’interno della rassegna “Nuove Storie. Potere Politica Passione”.

Dentro un bunker, in una dimensione spazio-temporale indefinita ma che sembra suggerire un futuro apocalittico, si apprende la notizia del recente sgancio di una bomba, che ha provocato quasi un milione di morti. I due uomini sono Echoes (Marco Quaglia), il terrorista artefice dell’attentato, e De Bois (lo stesso Patti) un giornalista che vuole intervistarlo. La loro identità si chiarirà man mano che il dialogo prende vita.
Un dialogo avvincente e appassionante. Un duello verbale con un inaspettato capovolgimento dei ruoli. Una sorta di gioco delle parti in cui il confine tra giusto e sbagliato, bene e male, si fa sempre più labile, mentre temperatura e tensione si mantengono alte.

Il confronto tra i due personaggi assume la forma di una discussione serrata su temi di politica internazionale, economia, demografia, con implicazioni filosofiche e sociologiche. Tutto viene messo in discussione, a partire dal valore della vita umana, della democrazia, dell’amore, della stessa sopravvivenza del pianeta. Si delinea così uno scenario distopico in cui si coglie una critica al neoliberismo, al neocapitalismo e alla società moderna. Lo scontro dialettico si fa sempre più acceso, fino a trasformarsi in qualcosa di più pericoloso. È lì che appare vivida l’unica certezza dell’uomo contemporaneo: la paura e la fragilità. La motivazione della carneficina non è da ricercare in grandi temi di politica ed economia internazionale, ma nel territorio più intimo e circoscritto dell’animo umano.

“Echoes” è una riflessione sulle dinamiche del potere che vira verso direzioni inaspettate. La drammaturgia è compatta, ogni parola ha un suo peso specifico, ogni silenzio un ruolo definito per preparare all’urlo finale, disperato.
Quaglia e Patti sono abili interpreti di un duello verbale rigoroso, serrato, privo di sbavature. Quaglia interpreta l’autore della carneficina donando al personaggio le sfumature del male: intenzionale, calcolato, consapevole e freddo. A fare da contraltare c’è Patti, che interpreta il giornalista politicamente impegnato, occupato a scoprire con tenacia le ragioni di Echoes e ad annientarlo. Ma c’è una terza presenza che aleggia nel bunker: è la voce di Nancy Babich, registrata da Giordana Morandini.

A dominare la scena di Barbara Bessi un grande tavolo rettangolare, ai cui estremi siedono i due protagonisti, metafora della nostra società.
Il gioco di luci ha un ruolo fondamentale nella disputa. Anche se il buio e la penombra sono dominanti, squarci di luce scandiscono movimenti e capovolgimento di ruolo dei due protagonisti.

ECHOES
di Lorenzo De Liberato
regia Stefano Patti
scenografia Barbara Bessi
costumi Marta Genovese
suono Matteo Gabrielli e Samuele Ravenna
light designer Paride Donatelli
con Marco Quaglia e Stefano Patti
la voce di Nancy Babich è di Giordana Morandini (ita) e Alice Spisa (eng)
aiuto regia Cristiano Demurtas
produzione 369gradi
progetto sostenuto da Carrozzerie_n.o.t

durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 2’50’’

Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 7 giugno 2019
Rassegna Nuove Storie. Potere Politica Passione

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