Edipow(a)er. Nuove energie per la creatività torinese

Edipow(a)er (photo: facebook.com/groups/396456040416327)
Edipow(a)er (photo: facebook.com/groups/396456040416327)
Edipow(a)er (photo: facebook.com/groups/396456040416327)
Michele Di Mauro e Roberto Petrolini, dopo una settimana di colloqui , si vede, sono leggermente provati.
Chiedono di essere concisi. Non è un provino, non si lavorerà per allestire uno spettacolo. 

Edipow(a)er non è un progetto per soli attori e non ci si è prefissato alcuno scopo. Edipow(a)er è un progetto per attori, autori, registi, danzatori, scenografi, musicisti, produttori, distributori, sonorizzatori, ingegneri luce, videomakers, artisti visivi, performer sul tema “Edipo: la famiglia”. 
Alla base di tutto l’intenzione di mettere in gioco i metodi: teatrali, creativi e pedagogici. Il progetto Edipow(a)er vuole essere una reazione alla “imbarazzante situazione creativa” di questi ultimi tempi. La creatività va davvero così di pari passo con i soldi ? No economia = No creazione?

Da lunedì 3 a venerdi 7 settembre, al CAP10100 di Torino, si sono svolte le selezioni. Otto minuti il tempo a disposizione per ciascun candidato, la sveglia impostata sul telefono di Petrolini scandisce il passare del tempo.

“Cosa vieni a fare qui? Cosa porti ?”

Non è un provino, non un colloquio di lavoro. Certo è che la disposizione fisica dello spazio può non mettere a proprio agio.  Il candidato si trova al centro della stanza (sedia su pavimento di parquet, telecamera fissa, fotografo in azione – Paolo Severini), cerca di dare il meglio di stesso ma è davvero difficile comprendere o definire quale sia il “meglio”. Si dovrebbe essere se stessi ma il dubbio è che essere se stessi sia troppo banale ed automaticamente la banalità scatta davvero e la noia è già in agguato. Michele si dimena spesso sulla sedia, movimenti a destra e sinistra, avanti e indietro, accompagnano forse pensieri che restano sconosciuti ma non del tutto indecifrabili. Roberto scrive sul Mac. 

Lo scorso sabato sono stati pubblicati i nominativi dei 34 prescelti che, a partire da lunedì 10 settembre, hanno cominciato il “laboratorio” della durata di cinque settimane. Il tutto avverrà nella più assoluta gratuità. Edipow(a)er è infatti un progetto gratuito, anche se solo negli aspetti economici. Ogni partecipante, infatti, inclusi i conduttori del progetto, avrà l’impegno di spendersi senza remore nel tentativo di condurre una ricerca creativa che dia un senso al lavoro.

Vi terremo aggiornati. Nel frattempo potete tenerne d’occhio gli sviluppi sul gruppo Facebook del progetto e dare uno sguardo al video girato durante l’ultima giornata di selezioni in cui Di Mauro e Petrolini ci dicono qualcosa in più in merito alle istanze da cui Edipow(a)er ha preso vita.


 

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  1. says: Omar Missini

    Michele di Mauro è probabilmente il teatrante torinese più talentuoso, l’attore più versatile, di tecnica ineccepibile, di grande creatività, di sguardo curioso e originale. Probabilmente, per ragioni legate alla sola biografia, e quindi, imperscrutabili, questo attore avrebbe potuto avere nel panorama italiano un rilievo maggiore del presente. Ma non è sempre “colpa degli altri”. Spesso uno “ha” una strada, e “fa” quella.
    Quello che voglio dire è che Edipower non ha funzionato, e si è rivelato un totale fallimento. Per mancanza di capacità di “creare ambiente”. Compito non del tutto facile. Un altro grandissimo, capace si, più di Di Mauro di creare ambiente, ma solo perchè lo fa da più tempo, è quella volpe di Gabriele Vacis con le sue varie Skiere ora diventate Bellezza, l’altro personaggio del teatro italiano che avrebbe potuto avere ed essere di più di quello che è ora.. Anche a Vacis il gioco non riesce, di trasformare “l’ambiente” in “istituzione virtuosa”. Ragioni molto impescrutabili ( partito democratico e giri romani a Torino, e altrove. )
    Tornando a Di Mauro, ottimo e adorabile. Cosa non ha funzionato in Edipower. Vorremmo un report. Perché tu possa insistere. Di Mauro non ha ottenuto l’attenzione di nessuna istituzione torinese, ed è responsabilità primaria dei programmatori culturali la colpevole cecità su eventi di questa portata, destinati a breve deperimento, se non ” innaffiati”.

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