“Ma chi ci guarda?”. “Nessuno Eleonora, chi vuoi che ci guardi. Nessuno ci guarda”.
Impossibile parlare di questa artista scindendo persona e personaggio. Perché se conosci l’Eleonora persona conosci anche la Danco personaggio. Quel mondo tutto suo che racconta nei testi (la raccolta “Ero purissima” edita da Minimum Fax ne raccoglie alcuni) è proprio “suo”, della sua vita, che lei vive in uno stato fra il trasogno e l’incubo. Poi sorride e ti sciogli, perché le ride tutto, da testa a piedi.
La Danco è una delle attrici/drammaturghe italiane di maggior spessore in questo momento. Sia per l’abilità nello scrivere drammaturgie, sia per il talento scenico che si riverbera potente nelle repliche.
Ormai il repertorio è importante. Fra i suoi testi messi in scena: “Nessuno ci guarda”, “Me vojo sarvà”, “Ero Purissima”, “Sabbia”, “Scroscio”, “Ragazze al muro”, “Bocconi Amari”. Ha scritto su commissione per diversi teatri, fra cui lo Stabile di Parma e lo Stabile di Napoli, oltre ad essere stata rappresentata all’Ambra Jovinelli, al Palladium e al Teatro Eliseo di Roma, al Franco Parenti e all’Out Off di Milano, allo Stabile di Torino e all’Archivolto di Genova. A febbraio di quest’anno l’Ambra Jovinelli ha ospitato la prima nazionale di “Scroscio”, il suo ultimo lavoro.
Eleonora Danco ha anche realizzato per RadioRai3 il documentario “Il vuoto” e l’atto unico “Non parlo di me”. Per Mario Martone ha scritto “Mignotta56”, tratto da un soggetto di Sergio Citti e di recente è stata fra le ospiti interpreti della rassegna estiva di letture alla Basilica di Massenzio.
Come attrice ha lavorato anche per il cinema: da “La balia” e “La visione del Sabba” di Marco Bellocchio a “La cena” di Ettore Scola e “Ecco fatto” di Gabriele Muccino. E, ancora, con Nanni Moretti, Michele Placido e Pupi Avati.
Ma vederla dal vivo in scena è un’emozione diversa, che va provata. Perché il suo racconto diventa il racconto implicito dello spettatore, perché la sua prova d’attrice è totale, coinvolgente per i sensi. Con pochissimo: due luci sagomate, squarci visibili di coscienza che si spengono e si riaccendono.
Quella che proponiamo oggi è un’intervista in qualche modo esclusiva, registrata al teatro Out Off di Milano in occasione del suo sbarco nel capoluogo lombardo. L’esclusività viene proprio dal contesto, dalla capacità di lei di rendere magico e straniante il momento della chiacchiera, perché man mano che i suoi occhi si guardano attorno la Danco porta sulle labbra quello che le viene in mente: ricordi, off topics, svarionature di ogni genere. Così si inizia a parlare, sapendo da dove si parte ma non dove potrebbe arrivarsi. Perché un discorso viene interrotto da un altro, e poi da un altro ancora, a mano a mano che, con un processo quasi infantile di accumulazione e stratificazione dell’informazione, non arriva un giocattolo nuovo a catturare la sua vorace attenzione.
A noi ha fatto un grandissimo effetto, lo confessiamo. Quindi dichiariamo la parzialità.
Entriamo nei camerini dell’Out Off. Lei è lì, con un vestito verde diamante, che si slaccia una scarpa con i tacchi. Sembra una diva. Poi zac, infila le scarpe da ginnastica, mentre continua a parlare con noi, poi con un altro che è arrivato, poi guardandosi allo specchio, poi parlando a chi riprende. E’ il suo Dancordine mentale. Né ordine, né disordine. E’ un sistema di gestire e rimandare la percezione del sensibile tutto suo, appunto. Da scoprire. Volete vederla? Stasera apparirà sull’isola di Ventotene (LT) con un atto unico ispirato alla pittura di Jackson Pollock.