Socialità, tempo e libertà: Emma Dante racconta il suo tempo sospeso

Photo: emmadante.com
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Dopo la lunga e articolata conversazione con il drammaturgo Davide Carnevali, continuiamo i nostri colloqui sul tempo sospeso in cui stiamo vivendo con Emma Dante, artista siciliana di spicco, regista e autrice che seguiamo sin dal suo folgorante esordio con “mPalermu”, progetto vincitore del Premio Scenario, che ha saputo creare, all’interno del teatro italiano contemporaneo, un percorso originale e riconoscibilissimo attraverso spettacoli, con la sua Compagnia Sud Costa Occidentale, firmando negli ultimi anni anche regie d’opera, creazioni di teatro ragazzi e film.

Emma, cosa potremmo imparare secondo te da questa situazione?
La cosa più importante che reputo dobbiamo imparare è che i nostri amministratori dovranno ritornare a rifortificare tutti i comparti della Sanità che negli ultimi anni sono stati smantellati, credendoli falsamente inutili: gli ospedali, l’accoglienza, i luoghi delle terapie intensive per accompagnare alla guarigione i pazienti di qualsiasi malattia essa sia. Insomma, costruire una fortezza sanitaria più solida. Ciò ci consentirebbe di affrontare le nuove emergenze in modo più umano, anche rispetto a tutti quelli che sono in prima linea, medici e infermieri, in questo momento difficile per il Paese.
Abbiamo poi imparato a fare a meno di un sacco di cose che credevamo importanti. Penso che non necessariamente tutti i negozi debbano sempre stare aperti, dovrebbero esserci più giorni festivi in cui tutti dovrebbero godersi i momenti belli che la vita ci regala ogni giorno. Abbiamo imparato a viaggiare di meno ma a leggere di più, ad ascoltare i nostri figli e a compiere meno cose, forse meno utili. Insomma, dobbiamo dimenticarci un po’ della frenesia della vita che prima ci invadeva, rallentare il tempo delle nostre azioni, accorgerci di cose di cui prima ignoravamo l’esistenza, rallentarci.

Torniamo al teatro. Cosa pensi degli spettacoli in streaming?
In un momento come questo sono stati forse un vero e proprio palliativo: vedere spettacoli anche importanti di qualche anno fa, rivederli, ci ha fatto piacere e ci ha riempito le giornate, ma certo non sarà mai come vederli dal vivo. La natura più intima del teatro è questa: il contatto con l’umano. Poi dipende anche dalle regie televisive, devono essere costruite non in modo pedissequo, ce lo devono rendere il più vivo possibile quello che filmano. Insomma queste iniziative possono servire a non farci disabituare del teatro, ma certamente, purtroppo, non lo possono sostituire.

Dicci tre parole che secondo te hanno modificato il loro più intimo significato.
Socialità: il modo con cui dovremo interagire, il modo in cui dovremo parlarci con l’altro, anche la gestualità, il contatto con gli altri corpi, non saranno più gli stessi. Bisognerà cercare un altro alfabeto del corpo. Noi del Sud, i siciliani per esempio, ci si tocca quando parliamo tra di noi, c’è un’esigenza di contatto fisico dei corpi: baci, abbracci… Sarà difficile tornare come prima; cambia, cambierà, è già cambiato il modo di fare tutto questo. E anche se tutto potrà forse tornare normale, questa cosa della fisicità del corpo dovrà rifarsi, ricostruirsi.
Tempo: la sua percezione è cambiata, forse è più matura, è mutata la sua forma. Non è che non ci accorgiamo del tempo che passa, ci svegliamo alla mattina, ora, ed è subito sera, ma la sua percezione è cambiata. Ripeto, alcune cose che ci sembravano superflue ora le reputeremo essenziali. Certi rituali legati al tempo: l’ora del the, del pranzo insieme ai nostri figli, delle favole della buonanotte, dei piccoli rituali di cui forse ci eravamo dimenticati, torneranno più forti ed essenziali di prima.
Libertà: usciremo di casa e ci sembrerà una specie di conquista incredibile!

Che testo metteresti in scena subito dopo questo periodo?
Qualcosa che distragga da questa tragedia, insomma che non somigli a quello che stiamo vivendo, che permetta alle persone di distrarsi, di viaggiare con la fantasia, di non stare in questa bolla in cui ci troviamo, forse penserei a una favola in cui succede di tutto come “Alice nel paese delle meraviglie”!

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