Con un cartellone che potremmo definire più magro, o più essenziale, rispetto agli anni precedenti, si è da poco concluso a Prato il Contemporanea Festival. Tra gli ospiti di punta di questa XV edizione l’artista svizzero Milo Rau, con la prima nazionale di “Empire”. Una prima che ha trovato, a pochi chilometri di distanza, la stessa sera, i Rolling Stones a Lucca, trasformata in capitale (rock!) d’Europa, con l’unica data italiana del tour “No filter”. Strane coincidenze. Soprattutto pensando al fatto che lo spettacolo del regista svizzero rappresenta l’ultimo capitolo di una trilogia, intitolata “Europa”, che ha indagato il mito e la realtà del Vecchio Continente.
Milo Rau “sceglie” quattro attori che raccontano la proprie vicende biografiche. Vicende forti, che nella loro nitidezza colpiscono come sassate ed emozionano con prepotenza, lasciandoci muti, se non addirittura sorpresi.
C’è Maia Morgenstern – la Maria de “La passione” di Mel Gibson – attrice rumena di origine ebraica che ha vissuto sotto il regime di Nicolae Ceauşescu. C’è Akillas Karazissis, che ripercorre la sua biografia tra Germania e Grecia contemporanea, con discese nella tragedia greca. E ci sono le storie di due attori siriani, Rami Khalaf e Ramo Ali, quest’ultimo di etnia curda, che ci raccontano – talvolta con dolcezza condita con un pizzico di ironia, talvolta con la dignità di chi ha vissuto in prima persona eventi raccapriccianti – le loro storie familiari e la vita sotto il regime di Bashar al-Assad, tra manifestazioni in piazza, interrogatori, periodi in carcere, fino alla salvifica fuga in Europa.
In mezzo le storie delle rispettive famiglie, di fratelli scomparsi e di genitori morti senza poter rivedere i figli ormai emigrati per sempre. Racconti spiazzanti e disturbanti, per noi che siamo abituati ad osservare quel conflitto attraverso i giornali e la televisione, per noi immersi quotidianamente nei nostri problemi di traffico, monnezza, microdelinquenza, immigrazione, disoccupazione…
La forza del lavoro di Milo Rau sta (anche) nel proporre una testimonianza che non rimane relegata nel piccolo perimetro della storia del singolo. Si tratti di eventi di quasi un secolo fa, oppure di Romania, Siria o Grecia, diventa storia di tutti noi.
Il racconto non è e non vuole essere fazioso oppure ideologico. “Empire” è testimonianza di accadimenti e periodi storici che l’Europa ha vissuto – e le improvvise citazioni dalle tragedie greche stanno lì a testimoniarlo -. In mezzo a questo enorme fluire di eventi, i destini di famiglie ed individui in perpetuo movimento ci raccontano del nostro presente e ci fanno riflettere su ciò che ci aspetta.
Milo Rau sceglie la forza dirompente del video, con inquadrature strette dei volti dei protagonisti; ci appaiono nel grande schermo piazzato al di sopra dell’umile cucina “abitata” dai quattro, che si alternano dietro una piccola telecamera che inquadra il “testimone” di turno. Svelandoci ogni espressione, ogni ruga, ogni variazione mimica dei volti.
E’ un equilibrio delicatissimo, un meccanismo fragile come porcellana cinese: potrebbe rompersi da un momento all’altro, se non fossimo in presenza di interpreti dal talento cristallino, accomunati dal percorso, che li ha portati al teatro, e dalla lontananza dalla patria.
Oggi che ogni cosa è gridata (sul web, sui giornali, in tv), Milo Rau riesce a farci riflettere sulla situazione europea, sul problema delle guerre che si continuano a combattere, sulle storie e i destini delle persone in fuga da questi conflitti e soprattutto sul percorso, lastricato di incertezze, scossoni e tempeste, che l’Europa ancora deve compiere. Lo fa con uno spettacolo politico nel senso pieno del termine, dove non c’è spazio per pietismi, comode trappole sentimentali in cui attirare lo spettatore, o facili esternazioni.
Il regista svizzero ci regala così uno spettacolo assai riuscito, che ci riappacifica col teatro, efficace per la capacità centrifuga di riflessione. Uno spettacolo che, assieme alle storie dei protagonisti, ci porteremo dentro a lungo.
“La tragedia comincia adesso” afferma Akillas Karazissis prima che il buio riempia la sala. E con quest’ultima frase Rau sembra lanciarci un monito sulle nostre future responsabilità.
EMPIRE
spettacolo in lingua araba, greca, kurda, rumena con sopratitoli in italiano
concetto, testo e regia Milo Rau
testo e performance Ramo Ali, Akillas Karazissis, Rami Khalaf, Maia Morgenstern
drammaturgia e ricerca Stefan Bläske, Mirjam Knapp
scenografia e costumi Anton Lukas
video Marc Stephan
musiche Eleni Karaindrou
sound design Jens Baudisch
tecnico Aymrik Pech
assistente alla regia Anna Königshofer
assistente alla scenografia e costumi Sarah Hoemske
una produzione di IIPM – International Institute of Political Murder
in cooperazione con Zürcher Theater Spektakel, the Schaubühne am Lehniner Platz Berlin e the steirischer herbst festival Graz
sponsorizzato da The Senate Administration for Culture and Europe in Berlin, Capital Culture Fund Berlin, Pro Helvetia and Migros Cultural Center
durata: 2 h
applausi: 3’ 50’’
Visto a Prato, Teatro Fabbricone, il 23 settembre 2017
Prima nazionale