La cocciutaggine, l’ultimo vizio di Spregelburd

L'Entetement
L'Entetement
L’entetement (photo: Christophe Raynaud de Lage)

“La Guerra Civile – con le sue caratteristiche totalmente locali, fu la guerra di tutto un mondo. E il mondo ha perso. Siamo il futuro di questa sconfitta». (Rafael  Spregelburd)

Ultima tappa dell’”Eptalogia di Hieronymus Bosch” dedicata dal drammaturgo argentino Rafael Spregelburd ai moderni vizi capitali, “L’Entêtement” (La cocciutaggine) si svolge alla fine della guerra civile spagnola, nel marzo del ’39.
Lo spettacolo, con la regia di Marcial Di Fonzo Bo ed Elise Vigier, viene presentato dal Festival delle Colline Torinesi in anteprima assoluta e in collaborazione col Festival d’Avignon nell’ambito di Carta Bianca.

E’ un racconto in tre atti, che seguiamo nella casa del commissario valenziano Jaume Planc (un bravissimo Marcial Di Fonzo Bo). Tre atti che ripartono sempre dalla stessa ora: le 17, mostrandoci altrettante versioni della storia; tre angolazioni spaziali, tre punti di vista.

E tre sono anche i nodi de “L’Entêtement”. La guerra civile innanzitutto, che rimane però sullo sfondo, quasi i protagonisti non volessero farla emergere. E poi la lista: un elenco di nomi di rivoltosi che verrà cercata da tutti i personaggi ma mai trovata. Infine il katak, la nuova lingua universale creata dal tormentato Planc: un ambizioso progetto che vuole riportare l’uomo verso la forma primitiva del dialogo; un linguaggio del potere che possa comunicare direttamente con le cose e con Dio.

Il palcoscenico in declivio ruota su se stesso alla fine di ogni atto, rivelando ogni volta un luogo diverso della casa: la sala da pranzo, la stanza di Alfonsa (la figlia delirante del commissario), il giardino. La stessa scena rivela quindi sempre nuovi risvolti.

Ed è proprio Alfonsa ad introdurci in questo covo di “allegri” fascisti. Il suo è un mondo di allucinazioni, di febbri auto-provocate nel tentativo di parlare con una bambina morta anni prima, caduta in un pozzo. Scopriremo che non sono visioni, ma il ricordo allucinato della morte di sua sorella.

La scena, che riparte ad ogni nuovo atto, racconta drammi e piccolezze: l’ex moglie del commissario preoccupata che l’uomo possa inserire sulla Lista il nome del nuovo marito per vendicarsi dell’abbandono; il prete segretamente innamorato di Alfonsa, chiamato per calmare i suoi deliri, e che approfitta sessualmente di lei; l’esperto di lingue russo venuto a visionare la nuova lingua a cui il suo governo pare interessato; la giovane nuova moglie del commissario, sposata per dare una madre alle sue figlie, ma innamorata del giovane editore, amico di famiglia.

Grazie all’intensità degli attori del Théâtre des Lucioles, le quasi due ore e mezza di spettacolo, recitato in francese, spagnolo, valenziano ed inglese (con sopratitoli in italiano), scorrono via come fossimo davanti ad un film poliziesco, in cui si cerca il colpevole e si aspetta – non delusi – il colpo di scena finale.

In quest’umanità ancora una volta descritta da Spregelburd nei suoi buchi neri, ognuno ha un proprio interesse personale e non sembra tener conto di null’altro.
A mettere la parola fine al circolo vizioso sarà Nathalie, la domestica francese della casa, donna silenziosa e inquietante. Sparerà ad ognuno di loro, senza un motivo apparente, confessando la sua pazzia come una giustificazione, un alibi, un motivo più che sufficiente.

L’ENTETEMENT
di Rafael Spregelburd
regia: Marcial Di Fonzo Bo, Elise Vigier
traduzione: Guillermo Pisani, Marcial Di Fonzo Bo
drammaturgia: Guillermo Pisani
con: Judith Chemla (Alfonsa, Nuria), Jonathan Cohen (Dimitri, Carles Riera, le facteur), Marcial Di Fonzo Bo (Jaume Planc), Sol Espeche (Fermina), Pierre Maillet (Père Francisco de Borja, Magda De Aribau), Felix Pons (Joan Pere Tornero I Sanchis, Roderic Aribau, Primitif 1), Clément Sibony (Antoni Llinas, John Parson, Primitif 2) Elise Vigier (Nathalie)
scenografia e luci: Yves Bernard
assistito da Michel Rose
musica: Etienne Bonhomme
costumi: Pierre Canitrot
parrucche e trucco: Cécile Kretschmar
direzione tecnica: Ivan Assaël
luci: Bruno Marsol
suono: Manu Leonard
direzione di scena: César Chaussignand
regia video: Romain Tanguy
assistente alla regia: Alexis Lameda
assistente volontaria: Louise Dudek
assistente ai costumi e sarta: Sarah Dureuil
produzione e diffusione: Emmanuelle Ossena & Charlotte Pesle Beal – EPOC productions
produzione: Théâtre des Lucioles
coproduzione: Festival d’Avignon 2011, Hippodrome-scène nationale de Douai, Théâtre de Nîmes, Festival d’Automne à Paris, MAC de Créteil, Théâtre du Beauvaisis-Beauvais, Maillon-Théâtre de Strasbourg scène d’Europe, Festival delle Colline Torinesi – CARTA BIANCA programme Alcotra di cooperazione Francia-Italia, Institut français de Barcelone, Théâtre de Saint-Quentin-en-Yvelines, Théâtre Gérard Philipe-centre dramatique national de Saint-Denis
con il sostegno di  Festival GREC 2011, CENTQUATRE-Paris, highCo
agente teatrale: L’Arche éditeur
nell’ambito di Face à face – Parole di Francia per scene d’Italia
durata: 2h 15′
applausi del pubblico: 2’40”

Visto a Torino, Teatro Astra, il 13 giugno 2011

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