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Piano C, Scottish Dance Theatre, Scarlattine. Esperidi atto finale: persi nel bosco del teatro

Piano C
Piano C
Piano C ha presentato ‘Senza che…?’ (photo: pianoc.blogspot.com)

Eccoci qui. In fila indiana. Che ci inerpichiamo lungo un sentierino di montagna di media difficoltà, mente il torrente Molgora ci gorgoglia a fianco e di tanto in tanto, nelle acque placide e ruscellose della bassa portata estiva, vediamo affiorare bellissime sculture di ferro, segno tangibile dell’intervento umano, del segno antropologico della presenza e della contaminazione dell’arte.

E’ uno degli ultimi atti del festival Il Giardino delle Esperidi. Gli spettatori, undici per volta, salgono in fila indiana e assistono a performance d’arte nel fitto verde. E’ domenica pomeriggio. La temperatura gradevole. L’ascesa non banale: partenza a Mondonico, arrivo a Campsirago, 400 metri di dislivello, in una selva fitta di silenzio e piccoli animaletti che corrono sotto le foglie secche, senza farsi vedere.

Rewind.
E’ venerdì 1° luglio. Il festival delle Esperidi, diffuso fra i paesi del comprensorio del Monte Genesio, Colle Brianza, è di scena ad Ello, nella piccola Piazza della Chiesa.

“Senza che…???” di Piano C è un piccolo ma preziosissimo spettacolo ispirato all’universo dei senza fissa dimora. Senza afflato romantico, ma con uno spunto che sa guardare all’umanità, fra piccole miserie e possibili amori, il duo di attori/acrobati composto da Giovanna Bolzan e Luca Tresoldi, aiutati dallo sguardo esterno di Jean Marc Cuvelier, regala 40 minuti non solo di abilità fisica, ma anche di intelligenza e creatività, fra rifiuti che sanno diventare qualsiasi cosa, “buatte di pummarola” che si trasformano in secchielli per lo champagne, e bustoni neri per la monnezza che diventano abiti alla moda ultimo grido.
In fondo all’uomo cosa manca, se ha l’intelligenza per essere creativo e vedersi ricco del poco che serve? Non manca niente, come il titolo cripticamente suggerisce. Eppure dalla tenaglia del “mi manca” il nostro tempo pare non uscire.

Spettacolo vincitore del concorso FNAS Cantieri di Strada 2010, “Senza che… ?” è una performance di qualità, divertente, ironica, umana, in cui l’abilità dei due protagonisti traveste di naturalezza una complessità di movimenti acrobatici che, però, non prendono mai il sopravvento sulla piccola storia che viene raccontata, come in spettacoli simili a volte succede. Nella miglior tradizione della comica, del cinema muto, tutto avviene con grazia per sguardi, occhiate, piccole intese. Uno spettacolo che merita veramente, per dolcezza e intensità artistica.

E’ qualche caseggiato oltre, nella frazione Vedizero (nome che evoca brume invernali) che termina la bella serata, in una cascina ormai disabitata, dove, in una puntata speciale di Onde Roads, Claudio Agostani, corrispondente di viaggio/viaggi di Radio Popolare, racconta dei borghi in via di spopolamento, che sempre più frequenti diventano in Italia. Paesini spersi in zone spesso straordinarie, disabitati. Un documentario drammatizzato, ambientato in un luogo emblematico da questo punto di vista. Interessante la ricerca del giornalista: uno spunto per gli ascoltatori, persi nell’emozione di un panorama bellissimo e di una notte stellata.

Sabato. E’ Palazzo Gambassi a Campsirago ad ospitare in un palco montato sul dosso della collina, a settecento metri sulla pianura Padana che si stende luminosa ai nostri piedi. Qui si esibiscono i danzatori dello Scottish Dance Theatre, in una serie di quattro piccoli pezzi di danza, interpretati dai giovani artisti del gruppo. Non possiamo non segnalare la bravura degli interpreti di “Reveletor” di Ruth Janssen e di “Cairngorm snow” di Collective Endeavours, interpretato da Solène Weinachter e Jer Reid. Il primo un passo a due sui destini del rapporto di coppia, il secondo una riflessione sulla potenza della natura, affidata ad una coppia di interpreti maschili ironici e potenti, mentre alle loro spalle un faro illumina una sezione fitta fitta del bosco e la musica di un madrigale ce ne racconta l’insovrastabile potenza.

La notte avanza. Alle 23 va in scena “Me Cheeta! You…!!??” di ScarlattineTeatro, soggetto e testo di Joseph Scicluna, per la regia di Katia Capato e Joseph Scicluna, che ne sono anche interpreti insieme a Marco Mazza. Si tratta di uno spettacolo frutto di un’idea assai originale di Scicluna, attore e artista maltese dal tratto assolutamente peculiare, da anni impegnato con Scarlattine. E’ la storia di Cheeta, la scimmia di Tarzan, primate interprete di numerosi film di successo.

Questa involontaria star del piccolo schermo, le sue rivendicazioni artistiche, il suo percorso di vita a fianco di uomini spesso rozzi e inconsistenti, di cui è costretta a mutuare atteggiamenti per sopravvivere nella metropoli, è la protagonista di una pièce divertente, ben costruita, con un ritmo serrato, che fra ironie à-la-cafè chantant e un cabaret d’altri tempi, regala agli spettatori un’ora e venti di gradevolissimo spettacolo. Qualche limatura su alcune idee, potenti, ma che forse allargano troppo l’ambito di indagine della drammaturgia, potrebbe servire alla versione attuale del lavoro, per appuntirsi ancora di più e diventare davvero uno spettacolo a cui non possiamo che augurare la massima circuitazione, sia per la qualità considerevole degli interpreti che per l’idea stramba e surreale, cosa rara nel nostro tempo di muffe teatrali.
Questo spettacolo, con la sua carica di semplice originalità, esce nettamente dalla palude e va segnalato.

Di buon ritmo e gusto anche lo spettacolo di teatro ragazzi con cui domenica 3 si è concluso il festival, “24583 Piccole inquietanti meraviglie”, altra produzione Scarlattine, di e con Giulietta Debernardi, Anna Fascendini e Marco Mazza, regia di Anna Fascendini.
Il lavoro, che ha visto anche la collaborazione drammaturgica di Michele Losi e Barbara Pizzo, è una gradevole riflessione sull’accettazione della debolezza, della diversità, la rivincita dell’anomalo, la sua ricerca di cittadinanza in un mondo omologato dove la diceria continua, come ne “Il nano” di De Andrè, a far battere la lingua sul tamburo.
Il trucco gotico degli attori gioca su colori stile Tim Burton, ma per fortuna non c’è equivoco: è un lavoro ben fatto, misurato e intelligente di teatro ragazzi, che ha già avuto ospitalità nella vetrina di Vimercate, e che giustamente girerà nella prossima stagione.

Altro rewind.
Siamo nel bosco. Dietro di noi altri gruppi di scalatori della domenica fermi davanti a piccole pietre incolonnate una sull’altra, pronti ad emozionarsi. Di questo parleremo a breve, raccontando di una chiacchierata, moderata da noi di Krapp, con alcuni dei protagonisti del teatro italiano, avvenuta in cima alla salita, quando il sole è tornato a riempire il cielo dopo un’ora e mezza di foglie e rami a sovrastarci, infiniti.

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