Eugenio Barba: “I maestri sono montagne da scalare. Dalle loro spalle potremo vedere più lontano”

Barba alla Libera Università di Alcatraz (ph: Davide Sannia)
Barba alla Libera Università di Alcatraz (ph: Davide Sannia)

Il patrimonio dell’Odin Teatret è stato donato alla Regione Puglia, con la clausola che venga costruito a Lecce un archivio vivente che riguardi sia Barba e l’Odin che il terzo teatro

Delle tante situazioni nelle quali ci saremmo immaginati di incontrare Eugenio Barba, probabilmente non ci sarebbe venuta in mente una serie di giornate dedicate a Franca Rame, a dieci anni dalla sua scomparsa, organizzate dalla Libera Università di Alcatraz di Jacopo Fo.

E invece lo troviamo proprio qui, in Umbria, insieme a Julia Varley, per un intervento dal titolo “L’involontaria ingiustizia subita da Franca nella valutazione degli storici”. Nell’incontro, il regista fondatore dell’Odin Teatret racconta di un rapporto profondo e sincero con la coppia Rame – Fo, attraversando con dovizia di particolari divertenti i tanti decenni che li hanno visti in qualche modo vicini. La chiamata in Danimarca, le difficoltà e l’ingegno per trovare i fondi necessari ad una piccola tournée ad inizio anni Sessanta, fino alla mano stretta con la Rame, in platea, nell’assistere preoccupati ad uno spettacolo di Dario, convalescente ma subito tornato in scena, degli ultimi anni.

Nell’intervista che ci concede, però, non parliamo di questo. Vogliamo chiedergli delle recenti traversie che, uno degli ultimi maestri viventi, ha dovuto affrontare. Anche questo ci sembra un aspetto che, in qualche modo e con le dovute proporzioni, lo mette in relazione con Dario Fo e Franca Rame.

Non è passato troppo tempo da quando Eugenio Barba ha dovuto staccarsi dal teatro costruito da lui stesso in Danimarca oltre cinquant’anni fa a causa di un benservito ricevuto dal suo successore. Un giovane che si libera di un vecchio, per semplificare e banalizzare, ma dietro c’è molto di più, e ce lo racconta.
Ci troviamo così a parlare di allievi e maestri, del costante reinventarsi che fa rima con teatro ma anche della nuova Fondazione Barba Varley e dei tanti progetti, in Italia e all’estero.

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