Il testo di Duncan Macmillan è in arrivo il 16 maggio a Venaria Reale (Torino)
Una citazione di origine classica afferma: «Nihil certius morte hora autem mortis nihil incertius», in altre parole, nella vita niente è più certo della morte, ma niente è più incerto della sua ora, della modalità. Qualcun altro, forse Benjamin Franklin, successivamente, aggiunse le tasse fra le cose certe, ma non “brillanti”.
C’è poi un’altra cosa non brillante ma più o meno certa: quel disturbo psicologico chiamato depressione. Qualcosa con cui forse quasi ogni donna, uomo o bambino prima o poi fa i conti nella vita. E se non lo fa, come recita Filippo Nigro in “Every Brilliant Thing. Le cose per cui vale la pena vivere”, non sta prestando attenzione.
Con Fabrizio Arcuri, Nigro partecipa alla regia di uno spettacolo che analizza tematiche come il mal di vivere, la vita, la morte, il suicidio e il loro impatto su un individuo, una famiglia, una comunità.
La storia è quella di un giovane uomo la cui madre ha tentato di togliersi la vita diverse volte, fin da quando lui aveva sette anni. A quell’età, e con la consapevolezza di un bambino che non riesce a comprendere del tutto il senso della perdita, inizia a scrivere una lista di cose brillanti, di opportunità per cui vale la pena vivere. Dal colore giallo al gelato e alla pizza, passando per attività come giocare, trasgredire qualche regola, ascoltare canzoni e generi musicali. Non appena la madre torna a casa dall’ospedale, le lascia la lista sul cuscino con la precisa intenzione di fornirle un rimedio, una cura. La donna, però, gliela restituisce.
Un po’ di tempo dopo, a seguito del secondo tentativo di suicidio della madre, l’uomo riprende l’elenco e decide di aggiornarlo. Lascia messaggi sparsi un po’ ovunque per casa e quando si innamora della sua futura moglie, quella lista diventa un regalo per lei. Quando riscoprirà quelle schede, e quando quell’accurata registrazione di motivi o cose brillanti raggiungerà il milione, lui riuscirà a guarire dalla sua depressione.
Tanti di noi hanno redatto una “to do list” oppure una “wishing list” per esorcizzare una sciagura o per cambiare un proprio stato personale; è quindi facile immedesimarsi nel protagonista, nelle sue paure. Ma facile non significa prevedibile o banale.
La forza del testo di Duncan Macmillan, della regia essenziale e asciutta di Arcuri, dell’interpretazione onesta e coinvolgente di Filippo Nigro, la potenza di questa combinazione è una rara caratteristica del teatro contemporaneo, ovvero un respiro di universalità e di tempo infinito.
Stilare un elenco può cambiare il modo in cui si vede il mondo. Per vivere nel presente bisogna immaginare un futuro migliore del passato, suggerisce l’autore. Questa è la migliore definizione possibile di speranza. E questo è anche il modo migliore per sottrarsi dal consumismo, dalla velocità e dal senso di provvisorietà di cui spesso soffrono alcuni allestimenti teatrali.
Senza sbavature e senza retorica, la versione italiana di “Every Brilliant Thing” sembra dire alle persone e agli spettatori che “non siamo soli. Non siamo esseri strani”. Bisogna solo resistere.
Si può discutere e portare in scena la depressione in modo utile, senza stigma, senza pathos e senza sentimentalismi. La sollecitazione, l’impegno che vengono messi in questo lavoro è quello di spargere le parole intorno a noi, superando la paura e rendendo l’argomento accessibile, confortevole e, perché no, talvolta lieve.
Filippo Nigro non è solo credibile nella parte, nel suo ruolo: la sua performance non sembra il risultato di un copione memorizzato con perizia, quanto piuttosto un fiume in piena travolgente, una comunicazione spontanea che avviene in un ambiente intimo e protetto come un gruppo di ascolto, dove si scambiano le proprie esperienze.
Nigro è un abile narratore, conquista e seduce il pubblico fin dall’inizio, sa come far scattare un circuito di empatia.
Arcuri con la sua regia perspicace e azzeccata utilizza gli elementi della narrazione spontanea, l’interazione con il pubblico, una buona dose di improvvisazione, umorismo e tanto cuore. Si realizza, mediante la sinergia tra regia e acting, una duplice trasposizione, un transfer di sentimenti, emozioni e ricordi. Prima tra la madre e il protagonista, nel suo arco evolutivo che va dai sette anni alla mezza età e, successivamente, dal narratore allo spettatore.
Lo spettacolo piace perché lo spettatore viene messo nella condizione di uscire dall’anonimato della platea per diventare parte di una squadra, di un gruppo (di supporto) senza che ci sia la pretesa di rimedi, cure o guarigioni facili.
“Every Brilliant Thing” non si limita (e forse non si pone nemmeno l’obiettivo) di rompere la quarta parete in quanto non esistono pareti, muri o protezioni tra l’attore e il pubblico. E questa è una parte importante dell’attrattiva e del fascino dello spettacolo.
I concetti narrativi della pièce non sono espedienti intercambiabili, utili per qualsiasi drammaturgia o performance, ma sono una soluzione esclusiva di questo lavoro teatrale da tramandare, per vivere e sopravvivere a tempo indeterminato.
Ritornando a casa viene spontaneo inserire lo spettacolo come una cosa brillante all’interno di una nuova, differente lista di cose per cui vale la pena vivere (o andare a teatro). Gli elenchi diventano molteplici e il gioco di condivisione, a metà tra la finzione e la verità. Senza soluzione di continuità.
Il 16 maggio al Teatro Concordia di Venaria Reale (TO).
Every Brilliant Thing (Le cose per cui vale la pena vivere)
di Duncan Macmillan con Johnny Donahoe
traduzione Michele Panella
regia Fabrizio Arcuri
co-regia e interpretazione Filippo Nigro
aiuto regia Antonietta Bello
oggetti di scena Elisabetta Ferrandino
co-produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Sardegna Teatro
durata: 1h 10′
applausi del pubblico: 4′
Visto a Roma, Teatro India, il 1° aprile 2023