F-Aida. Mana Chuma Teatro nella Calabria più arcaica

F-Aida (photo: Marco Costantino)
F-Aida (photo: Marco Costantino)

In prima nazionale a Reggio Calabria il nuovo spettacolo di Salvatore Arena e Massimo Barilla

Uno spazio angusto e dai toni cupi, delimitato da lamiere fatiscenti. Un corpo da vegliare, quello di un padre che in vita è stato padrone. E la figura di una madre-Madonna che è presenza muta, ad occupare una parte laterale della scena.
Entro questi confini, dichiaratamente fra vita e morte, si muove solitario un figlio sconfitto, un uomo senza amore. A dare corpo e voce a “F-Aida”, nuova opera della compagnia Mana Chuma è Salvatore Arena, che dello spettacolo è anche autore e regista insieme a Massimo Barilla, direttore artistico ed anima della compagnia reggina che da anni ormai muove sguardo e poetica fra le due sponde dello Stretto di Messina.

La faida che dà il titolo al lavoro è ambientata in una Calabria degli anni Ottanta, ma potrebbe avvenire in molti luoghi e in molti tempi. Semplice il pretesto che dà il via alla contesa fra due famiglie che di nome fanno Malapaglia e Cacciacarta: un agnello nato dal montone di una e dalla pecora dell’altra. Due famiglie rivali, come i Montecchi e i Capuleti tratteggiati nella tragedia shakespeariana. Ma in questa narrazione densa e affastellata di immagini dure, poco spazio vi è per l’amore, vissuto e sospirato, molto invece quello destinato alla crudeltà e alla ferocia che alberga nelle dinamiche di famiglie senza amore, che da sempre si sono nutrite di sentimenti come odio e rivalsa.

Arena è Rocco, che in questa faida si trova avviluppato senza via di scampo.
Attraverso un flusso monologante denso di parole e silenzi, a volte fin troppo carico, che riannoda le fila di un passato doloroso fatto di padri padroni e di madri troppo deboli per opporvisi, Rocco snocciola un rosario di fatti e nomi e prepara il terreno verso la vendetta finale nei confronti del padre, senza sconti e senza sorprese. È lui a raccontarci, fra disperazione e rassegnazione, in un fluire puntellato da pause e accompagnato dalle musiche originali di Luigi Polimeni, i dolori subìti e i desideri violati, nonché l’origine della faida, che assume contorni abnormi di violenza generando sangue e dolore in un susseguirsi di uccisioni, stragi, lutti.
Finirà, come in una tragedia greca, senza vincitori né vinti. Tutti, infatti, perdono qualcuno o qualcosa.

Arena dà corpo e voce ad una storia di odio e ferocia attraverso gesti ripetuti, parole strozzate e sussurrate oppure urlate e disperate, ma al contempo viene inserito un elemento che non ti aspetti: Rocco apre le pagine della memoria e del cuore ferito e racconta di un amore che nasce contro ogni previsione. Un amore omossessuale fra lui e Alfredo, due ragazzi che hanno la sfortuna di nascere non solo in un contesto di arretratezza culturale, ma anche in seno a due famiglie che si detestano. Un amore vissuto come un’onta dal padre di Rocco, legato a tradizioni arcaiche e incapace di comprenderne le ragioni.

Così il genitore per trent’anni rinchiuderà il figlio in una cantina buia e umida, non per proteggerlo dalla faida, ma per evitare alla famiglia il disonore. Ed è in questa cantina – le scene sono di Aldo Zucco – che, giorno dopo giorno, Rocco si trasforma in Aida, in onore all’opera di Giuseppe Verdi tanto amata, con le note che riecheggiano da un vecchio giradischi, a rendere meno duro l’esilio. Un esilio puntellato da sogni e dal ricordo di un unico tenero bacio col giovane Alfredo, figlio sfortunato della famiglia rivale.
Rocco-Aida, vive la sua esistenza nell’isolamento e insieme alle donne, fino ad un tragico epilogo – annunciato fin dalle battute inziali – fra vendetta e dolore.

“F-Aida” è un altro tassello del percorso drammaturgico fatto di attenzione al territorio e sperimentazione di nuovi linguaggi di Mana Chuma Teatro, che si muove fra le due sponde dello Stretto, tra Scilla e Cariddi. Un nuovo tema da sviscerare, la vendetta e le faide familiari in Calabria, dopo aver raccontato pagine oscure e drammatiche della storia d’Italia come la Rivolta di Reggio Calabria e la strage del treno a Gioia Tauro nel 1970, in “70VolteSud”, e il caso di malagiustizia che ha visto come vittima innocente il siciliano Giuseppe Gulotta in “Come un granello di sabbia”.

F-Aida
Testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla
con Salvatore Arena
Musiche originali e sound design: Luigi Polimeni
Scene: Aldo Zucco
Disegno luci: Luigi Biondi
Regista assistente: Mariano Nieddu
Produzione: Mana Chuma Teatro

Durata: 1h 10’
Applausi del pubblico: 2’

Visto a Reggio Calabria, Teatro Cilea, il 25 aprile 2022
Prima Nazionale

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