Si apre oggi a Firenze la XVI edizione di Fabbrica Europa, il festival che fino al 23 maggio porta in città performance di teatro, danza, musica, incontri, installazioni e workshop.
Proseguendo sulle linee tematiche avviate nella scorsa edizione, Fabbrica Europa punta sul dialogo tra culture, su incontri e scontri, viaggi e migrazioni, senza dimenticare le radici comuni. Le creazioni di artisti italiani, europei e sudamericani sono al centro di questa indagine sul dialogo tra culture e identità, una prospettiva che, partendo dal passato, cerca di interpretare il presente per condividere un nuovo punto di vista creativo rivolto al futuro.
E’ nell’ambito di queste relazioni che si inserisce la produzione del boliviano Teatro de Los Andes diretto dall’argentino César Brie, che in tournée su e giù per l’Italia presenta anche a Fabbrica Europa un’“Odissea” dal sapore contemporaneo, in cui il nuovo Ulisse è un migrante che si scontra con le stesse difficoltà di chi oggi lascia il proprio paese in cerca di un destino migliore.
Tra le produzioni europee segnaliamo il pluripremiato “Sclavi/The song of an emigrant” della compagnia Farm in the Cave (Praga). La migrazione è anche il tema di questa pièce, per la regia di Viliam Docolomansky, frutto di una approfondita ricerca svolta nei villaggi della Slovacchia dell’est. La performance è permeata delle melodie del canti polifonici popolari che si incrociano con la più cruda azione fisica.
Ancora Europa, ma stavolta dalla Francia, per la proposta dell’attore-regista François Kahn, che porta in scena “I dormienti”, performance basata su buona parte delle poesie di Walt Whitman raccolte in “Foglie d’erba” e, in particolare, sul poema “Sleepers”. Qui il viaggio è il sogno di chi, dormendo, torna al proprio paese d’infanzia, alla ricerca dell’amante, vagando nell’incoscienza nel confine tra vita e morte.
Una produzione internazionale è quella del “Galileo Incatenato”, un’opera che nasce dall’unione tra “Vita di Galileo” di Bertold Brecht e “Prometeo Incatenato” di Eschilo per la regia del croato Branko Brezovec. Scienza e arte: sono questi i temi sui quali la pièce indaga soffermandosi su risvolti etici e morali. Galileo e Prometeo, attraverso le loro sofferenze, ridonano ordine e dignità all’uomo in un universo allo stesso tempo così perfetto e confuso.
Uno sguardo attento è dedicato anche alle produzioni nazionali, tra le quali emerge l’ultimo spettacolo di Roberto Bacci, “Mutando Riposa”, opera teatrale da camera per due attori e venti spettatori. La Compagnia Verdastro della Monica porta invece a Fabbrica Europa “La pinacoteca di Eumolpo”, il primo capitolo dell’indagine che la compagnia sta svolgendo sul “Satyricon” di Petronio Arbitro. Claudio Morganti, uno degli artisti più geniali della scena contemporanea, che sta conducendo uno studio sul “Woyzeck” di Büchner, presenta per Fabbrica Europa lo “Studio n°5 per Woyzeck”, in cui vengono analizzate le due scene Woyzeck/Capitano e Woyzeck/Marie.
Molte e interessanti sono anche le proposte dedicata alla danza. La compagnia brasiliana Membros, nell’utilizzare la danza come strumento di critica sociale, dipinge con “Febre” – attraverso un mix di modern, hip hop, capoeira e danza classica – un ritratto a tinte forti dei giovani poveri nel Brasile di oggi.
La canadese Louise Lecavalier sviluppa invece, insieme a Benoit Lachambre, uno stile particolare, capace di esprimere le profondità dell’anima. La francese Catherine Diverrès in “La maison du sourd” fa riferimento alla Quinta del Sordo, la casa in cui Goya dipinse la serie delle “pitture nere”, interrogandosi su reale e fantastico, confini fisici e mentali. “Madame Plaza”, la nuova creazione della Compagnia Anania di Marrakech della coreografa Bouchra Ouizgen, affronterà, attraverso la danza, un viaggio nella cultura Aïta.
Tra Francia e Italia si colloca anche la produzione di Maria Donato d’Urso, coreografa e ballerina siciliana residente da anni a Parigi. Il suo lavoro “Mem-brain” è un’esplorazione delle membrane corporee che parte dalla ricerca scientifica per arrivare ad uno sguardo poetico sul corpo.
Oltre che contenitore di performance, Fabbrica Europa vuole essere un luogo di scambio e condivisione. In quest’ottica si inseriscono gli incontri “Grotowski tra noi”. A dieci anni dalla scomparsa del celebre artista polacco, Fabbrica Europa rivolge un invito, particolarmente rivolto alle nuove generazioni, al confronto e alla scoperta di un patrimonio di opere tuttora vivo e pulsante.
“La camera oscura. All’interno di un capovolgimento del reale”, a cura di Silvia Pasello e Augusto Timperanza, prevede l’apertura di un laboratorio di ricerca sull’autoformazione dell’attore per tutti coloro che siano interessanti a confrontarsi sulle tematiche riguardanti la condizione dell’attore.
L’appuntamento è dunque alla Stazione Leopolda, fino al 23 maggio, tutti i giorni a partire dalle 18. Stasera si apre con “West”, la videoinstallazione di Kinkaleri dedicata alle città che per la compagnia hanno rappresentato, tra 2003 e 2007, l’idea della cultura occidentale: da New York a Tokyo passando per Praga, Atene, Amsterdam, Londra, Roma…