In questo momento così difficile per il teatro, a cui ora è stata data la speranza di una riapertura per il 27 marzo nelle regioni in “zona gialla”, abbiamo virtualmente incontrato Fabrizio Trisciani della compagnia senese Straligut, che dal 2009 ha creato un progetto molto interessante, diventato sempre più importante e conosciuto per il suo sostegno alla circuitazione delle compagnie teatrali. Parliamo di In-Box.
Con Trisciani abbiamo cercato di approfondire la situazione di questa creatura, i suoi meccanismi, i cambiamenti avvenuti durante gli anni, i possibili sviluppi, ma non solo.
Ma partiamo da Straligut. Da dove deriva il vostro nome? E come vi ponete sul territorio?
Straligut nasce nel 2004. Il nostro obiettivo era produrre spettacoli estremamente belli, fare tournée in tutta Italia, diventare una compagnia di successo. Del resto erano anche gli ultimi anni di università ed era ancora lecito sognare.
Così non è stato, forse la colpa è stata proprio la scelta del nome: doveva essere un omaggio a Pasolini e alla sua prima raccolta di poesie. Qualcosa è andato storto: temo di essermi distratto, non so, forse il telefono, un sms, ho letto Straligut con la “a” ma invece era Stroligut con la “o”.
Quando me ne sono accorto ormai lo statuto era già bollato e timbrato. Insomma, una cosa veramente patetica. E addio sogni di gloria.
Negli anni, nonostante le vocali, Straligut è cresciuta ed è diventata una residenza teatrale riconosciuta dalla Regione Toscana. A Siena e provincia ci occupiamo di teatro a 360 gradi, spaziando dalla formazione ai progetti con le scuole, dall’organizzazione di rassegne ai progetti di formazione del pubblico.
E quali sono state invece le esigenze e le ragioni che vi hanno fatto “muovere” per la creazione di In-Box?
Straligut Teatro nasce come compagnia di produzione; come tutte le compagnie emergenti abbiamo dovuto fare i conti con una delle maggiori criticità del sistema teatrale italiano: la circuitazione. Nel 2009, grazie a una buona dose di frustrazione, scatta la scintilla: in un mare di bandi che, in quegli anni, sostenevano la produzione di nuove opere, provare a realizzarne uno che sostenesse la circuitazione.
Così nasce In-Box: la prima edizione metteva in palio due repliche all’interno della nostra rassegna (TeatrInscatola) ad un cachet di € 500 l’una.
Dal passato al futuro: avete selezionato i semifinalisti della sezione blu per il teatro ragazzi, le cui finali si svolgeranno a Siena dal 17 al 23 maggio. Quanti progetti sono arrivati per la prossima edizione (per le due sezioni blu e verde) in rapporto alle ultime due edizioni?
399 sono gli spettacoli iscritti a In-Box 2021 e 165 quelli iscritti a In-Box Verde. Sono i numeri più alti di sempre. In particolare è il dato di In-Box Verde che è sensibilmente più alto rispetto agli anni passati (nel 2020 sono stati 109).
Questo incremento è da mettere in relazione con alcune modifiche ai bandi, volte a favorire, in questo momento emergenziale, la partecipazione di una platea più ampia di compagnie e nuclei artistici emergenti.
Pur essendo apprezzato da tutte le componenti del teatro, sul meccanismo di In-Box sono arrivate anche delle critiche. Una sul prezzo concorrenziale degli spettacoli scelti, che creerebbero differenze sul mercato, e un’altra sulla scelta dei finalisti, che premierebbe non gli spettacoli più meritevoli ma quelli più facili da proporre al pubblico. Le ritieni giuste?
In-Box negli anni ha ricevuto tanti elogi e anche alcune critiche. Complessivamente abbiamo sempre cercato di ascoltare, capire, valutare, crescere, anche quando alcune osservazioni era un po’ fuori fuoco. Il ragionamento sulla parte economica è sicuramente articolato.
Fin dalla prima edizione ci siamo posti fra i nostri obiettivi il rispetto del lavoro degli artisti. Lo abbiamo fatto in primo luogo dando, attraverso il bando, delle regole chiare, adottando un modus operandi trasparente, mettendo a disposizione risorse e tempistiche di pagamento certe.
Nel bando 2009 il cachet delle repliche in palio ammontava a 500 euro, poi siamo passati a 1.000 euro. Dal 2016 le repliche di In-Box hanno un cachet che varia dalle 1.000 alle 1.400 euro in base al numero dei componenti del cast artistico e tecnico. In-Box Verde invece riconosce un cachet fisso di € 1.000 per replica. A queste cifre va aggiunta ovviamente l’Iva e scheda tecnica: materiali e personale su piazza.
Siamo consapevoli che questi importi in alcuni casi coprano a stento i costi vivi o addirittura non siano neppure sufficienti. Sono convinto che in futuro, come già successo, riusciremo a fare degli ulteriori passi in avanti. Non sarà semplice, perché i partner delle due reti, specie i soggetti più piccoli, fanno già un investimento elevato in termini di risorse economiche, umane, tempo, cura.
Temo che le condizioni del mercato, purtroppo, siano peggiori rispetto a quelle di In-Box. O forse, ancor peggio, non esista per moltissime compagnie, un mercato.
Ogni tanto mi capita di andare a ricontrollare l’elenco di tutti gli spettacoli finalisti di In-Box e In-Box Verde di questi anni e penso che le giurie, complessivamente, abbiano fatto un lavoro molto buono.
Ci sono state edizioni più fortunate, e altre meno. Scelte azzeccate, anche valutazioni errate, forse.
A me sembra, tuttavia, che siano state compiute scelte giuste, a volte coraggiose, fatte cercando di intercettare la qualità artistica senza troppi condizionamenti.
Gli spettacoli finalisti vengono selezionati dalla giuria in modo collegiale, incrociando sguardi, poetiche e identità anche molto distanti fra loro.
La scelta finale, invece, spetta ad ogni singolo partner: alla valutazione artistica si aggiungono anche altre riflessioni di carattere organizzativo: quale spettacolo “entra” nel mio teatro? Questa proposta è già stata su “piazza”? L’opera è in linea con le poetiche e con le caratteristiche della mia programmazione? Il mio pubblico, nel caso del teatro ragazzi, ha l’età “giusta”?
La distribuzione numerica delle repliche tra i finalisti può non rispecchiare fedelmente il valore artistico degli spettacoli. Inevitabilmente il dato, fuori dal suo contesto, viene letto in modo fuorviante.
C’è, infine, un ultimo aspetto che mi rinfranca: spesso gli spettacoli e le compagnie vincitrici di In-Box hanno ricevuto molti altri premi e riconoscimenti. Alcuni esempi che riguardano i vincitori più recenti: gli Ubu a “La Classe”, i premi di ANCT a Collettivo Controcanto e Mana Chuma Teatro, i riconoscimenti di Leonardo Manzan e Caroline Baglioni alla Biennale di Venezia.
Quali sono stati i maggiori cambiamenti che, nel corso degli anni, hai notato sia sugli spettacoli scelti, sia su quelli che così massicciamente aderiscono a In-Box?
Difficile orientarsi nel mare magnum di proposte che ogni anno partecipano ai due bandi.
Più che differenze riesco a notare delle costanti: la disperata vitalità delle compagnie italiane che, nonostante tutto, continuano a misurarsi con i processi creativi. Le condizioni di lavoro, mancanza di risorse, tempo, spazi, che incidono negativamente sulla qualità delle opere. La penuria di drammaturgie originali di spessore. La difficoltà che anche gli artisti di talento e in una certa misura già affermati o riconosciuti incontrano nell’“emergere” una volta per tutte.
Spiegaci cosa è Sonar e cosa potrebbe diventare nelle vostre intenzioni.
In un certo senso possiamo definire Sonar una costola di In-Box. Il sito infatti è nato nel 2013 principalmente per gestire il processo di iscrizione e selezione dei bandi.
Presto ci siamo accorti delle sue potenzialità e da allora i percorsi si sono divisi. Resta tuttavia un obiettivo comune: favorire la circolazione e la fruizione delle opere degli artisti.
Sonar attualmente è una piattaforma web che offre servizi digitali alla comunità teatrale italiana: compagnie, teatri, pubblico. Il sito offre un archivio composto da migliaia di spettacoli e compagnie, un vasto database di teatri e festival italiani, la partecipazione ai più importanti bandi dedicati agli artisti emergenti. Sulla piattaforma è possibile acquistare le repliche degli spettacoli attraverso un tool-kit intuitivo, usare il servizio di anticipazione dei cachet e ottenere visibilità attraverso i nostri canali di comunicazione.
Grazie al sostegno della Regione Toscana a novembre 2020 abbiamo sviluppato anche dei nuovi servizi di streaming e live streaming: uno spazio digitale a disposizione di compagnie, teatri e pubblico per sperimentare e fruire nuove forme artistiche che ibridano i linguaggi teatrali a quelli digitali.