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Fag/Stag: la comicità australiana conquista il FringeMi 2022

Fag/Stag (photo: Davide Aiello)

Fag/Stag (photo: Davide Aiello)

Si è chiuso ieri sera il festival off di Milano che ha portato il teatro in luoghi insoliti, premiato da un folto pubblico di giovani

Ma sì, è proprio lì lo spettacolo! Entriamo increduli in un negozio pieno di Harley-Davidson di tutti i colori, e il nostro efficiente accompagnatore ci fa salire su un ascensore blindatissimo che ci porterà al piano di sotto. Qui, tra moto da aggiustare e ammennicoli vari, è stato fatto spazio per un piccolo palcoscenico e una trentina di sedie.
Con il padrone di Rivo 1951, così si chiama il negozio, iniziamo a parlare di biciclette elettriche e di come sono diventate di moda; noi, da parte nostra, gli narriamo che l’interprete che sta per ospitare, Paola Tintinelli, ha lavorato tanti anni fa, quando era piccola, per una compagnia che dirigevamo nel secolo scorso. Intanto sorseggiamo dell’acqua: “C’è solo questa”, si scusa.

Siamo al quartiere Nolo di Milano, a due passi da piazzale Loreto, quello famoso per Mussolini, uno dei quartieri in cui, dal 13 al 19 giugno, si è svolto il FringeMi. Gli altri quartieri interessati dal festival milanese in questa nuova versione ampliata sono la Martesana, Adriano, Cistà, Benedetto Marcello, Calvairate con un appuntamento anche alla fondazione AEM.

La nostra curiosità ci ha spinto a spostarci qua e là per il festival scoprendo intere vie ma anche bar, locali, parchi, una libreria, una galleria d’arte contemporanea, un’ex officina e perfino il negozio di moto, di cui non conoscevamo l’esistenza.
Il teatro ha fatto il resto, riempiendo questi spazi di gente curiosa, giovani soprattutto, grazie a quasi 100 appuntamenti che hanno visitato tutte le infinite maniere in cui la scena ha la possibilità di esprimersi: dal teatro di ricerca alla stand up comedy, dal teatro di narrazione al teatro-canzone, per non parlare del numero cospicuo di incontri, performance itineranti e spettacoli per bambini.

Ma torniamo ad alcuni degli spettacoli che abbiamo visto, cercando di riconsegnare anche lo spirito di questa manifestazione.
Dicevamo di Paola Tintinelli, un mito che, dopo aver fatto per diversi anni compagnia con Alberto Astorri, qui – in “Con tanto amore Mario” – si misura, muta e con la sua sola stralunata espressione, nel ridonarci la solitudine di uno strano personaggio di nome Mario, facendoci rivivere la sua solinga e difficile esistenza.
Subito ci viene in mente la famosa canzone di Enzo Jannacci, che infatti chiude lo spettacolo: “Mario, non ti resta che l’amore… Un sogno la tua casetta alla sera, ti fermi nel bar qui vicino giusto per bere un bicchiere, e nel bianco degli occhi nel rosso del vino muoiono le sere”.
Come per quel protagonista, il nostro Mario ripete ogni volta gli stessi gesti, cercando inutilmente di festeggiare una vita che non vive, al suono dell’ouverture della “Gazza Ladra”, e sbattendo inevitabilmente ogni volta contro un nuovo fallimento.
Allora non gli resterà che andarsene, chiudendo tutte le sue povere cose (e anche sé stesso) nell’armadietto che troneggia nell’appartamento. In scena una struggente Paola Tintinelli, che ci ricorda il Buster Keaton di “Film” di Samuel Beckett.

Più in là, al Dulcis in fundo, un ex spazio industriale arredato come una casa, Laura Nardinocchi e Niccolò Matcovich ci invitano a rivedere “Arturo”, lo spettacolo che ha vinto ex aequo il Premio Scenario Infanzia 2020, arrivando anche finalista al Premio In-Box Blu 2021.
Laura e Niccolò hanno una esperienza di vita ad accomunarli: ambedue hanno perso il padre. E dato che Arturo è anche il nome della stella più luminosa della costellazione del Boote, lo spettacolo è il loro atto d’amore per quel genitore che non c’è più, e di cui condividono il ricordo con gli spettatori presenti, con cui instaurano un filo diretto attraverso il gioco dei ricordi.

Arturo (photo: Davide Aiello)

Ma la condivisione con il pubblico è stato uno dei leit motiv degli spettacoli del FringeMi, anche quando si è riso, e ridere insieme a teatro fa bene, per cui ben vengano le molte occasioni che il festival ha offerto, in questo senso, al suo pubblico.
Al Tranvai, un curioso ristorante ispirato ovviamente ad un tram, non tanto distante dalla Stazione Centrale, ci accomodiamo per assistere a “1 e 95”, il monologo che vede protagonista Giuseppe Scoditti, che lo ha scritto insieme a Ludovico D’Agostino. Scoditti, partendo dalla sua effettiva altezza, imbastisce una performance verbale dai contenuti folli, anarchici ed imprevedibili, che destrutturano – attraverso il paradosso – molte delle nostre certezze acquisite negli ambiti più svariati: dai rapporti amorosi al Coronavirus fino alle scuole d’inglese, il tutto volutamente senza una costruzione drammaturgica ragionata.

1 e 95 (photo: Davide Aiello)

La stessa cosa accade, stavolta all’aperto nell’anfiteatro di via Russo, con la stand up poetry di Lorenzo Maragoni, di cui nel nostro girovagare abbiamo assaggiato purtroppo solo pochi momenti. La location è piena di giovani che partecipano in modo attivo e divertito. La stand up poetry è un curioso genere teatrale di cui Maragoni è maestro, avendo vinto diversi premi anche internazionali, formato da testi originali che mescolano la liricità della poesia performativa, modulata anche con il rap, con la stand up comedy, che qui cerca di indagare in modo divertito e divertente le varie componenti dell’essere umano.

Tra gli altri spettacoli presenti a Milano ne ricordiamo alcuni di cui Klp ha già parlato in passato, come “Gianluca” di Daniele Turconi e “Il Paese delle facce gonfie” di Paolo Bignami, ma vogliamo anche citare “Scoppiati” di Giacomo Occhi, giovanissimo e valente artista di teatro di figura alle prese con un piccolo palloncino, capace – con un semplice ma immaginifico oggetto – di reinventare il mondo.

Non possiamo terminare questa panoramica senza nominare lo spettacolo vincitore di questa edizione, proclamato ieri sera e che è stato scelto dal pubblico. Entrerà di diritto nella programmazione ufficiale del Teatro Elfo Puccini. Parliamo di “Fag/Stag – Amici di genere”, di Jeffrey Jay Fowler e Chris Isaacs, con Gabriele Colferai e Angelo Di Figlia per una produzione Dogma Theatre Company.
Per la prima volta in Italia, la comicità australiana ha conquistato il pubblico milanese. Ma non vogliamo svelarvi di più, perché con il nostro ultimo articolo dal FringeMi, nei prossimi giorni, sarà la stessa compagnia a raccontarvi di più…

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