Se il Teatro Out Off è uno dei templi milanesi della prosa contemporanea, non stupisce che Harold Pinter, con la sua denuncia della società classista e la sua critica alla mentalità borghese e perbenista, vi sia uno degli autori più rappresentati.
L’Out Off dedica infatti al drammaturgo londinese una “personale” di tre lavori: “Sketches & Short Plays” di Farneto Teatro, “Old Times/Vecchi Tempi” di Primo Teatro Studio – Film Beyond (3-8 ottobre), e infine “Landscape” di A World With a View (10-15 ottobre).
“Sketches & Short Plays”, che ha aperto la stagione, è un viaggio cronologico attraverso il Pinter minore. Si tratta di quattordici schizzi (scenette, gag, commedie brevi) che insieme formano un affresco dell’Occidente contemporaneo.
Le opere scelte dal regista Maurizio Schmidt definiscono un mondo in crisi, dominato dalle leggi del mercato e dall’imperialismo culturale ed economico americano. L’individualismo è sfrenato, spietato persino nella vita privata. I valori sono rarefatti.
Schmidt a tratti riformula la traduzione di Alessandra Serra per restituire la ricchezza e le ambiguità del testo originale. Alla prosa unisce la musica, hit contemporanee ai testi. Le schegge teatrali diventano così novelle inserite in una cornice sonora che duetta con i contenuti. Si va da Jerry Lee Lewis ai Platters (“Smoke gets in your eyes”) da Rey Charles ai Beatles, ai Los del Rio (Macarena) e Britney Spears, passando per i Nirvana (“Smells Like Teen Spirit”). Si termina con Bob Dylan (“Like a rolling stone”) in una ballata da fine del mondo: «Come ci si sente, come ci si sente senza una casa? Come una completa sconosciuta? Come una pietra che rotola»…
Marco Sgrosso ed Elisabetta Vergani sono mattatori. Colpisce la versatilità dei due attori che spaziano tra infiniti registri espressivi e stilistici. C’è una verve inconsueta per Farneto, che in questo lavoro si prende meno sul serio, gioca, restituendo smalto anche a Pinter, liberato da messinscene che troppo spesso lo imbrigliano in schemi grigi e pedanti.
Sgrosso e Vergani, partner speculari o antagonisti irriducibili, sono figure remote misteriose e accattivanti. A turno o in simultanea, occhi guerci, voce gracida e sgraziata, parole biascicate da una bocca grondante cibo, sono un lui e una lei dall’identità indefinita. Sono reietti della vita metropolitana. Incarnano una felicità a portata di mano eppure inattingibile. Fanno vibrare tutte le corde del grottesco.
L’accompagnamento musicale dal vivo dei Tano e l’Ora d’Aria (Gaetano Mongelli voce e chitarra, Carlo Giammusso voce e tastiera, Bruno Bassi basso, Lorenzo Attanasio batteria) spazia nel solco della miglior tradizione milanese: canzone d’autore, jazz, cabaret e intrattenimento. Non è solo partitura musicale: è supporto drammaturgico che senza ridondanze dialoga con la pièce e s’incunea tra le parole. I musicisti a turno depongono gli strumenti e interagiscono fisicamente e verbalmente con i protagonisti, proponendosi in qualche modo come spalle o comprimari.
La musica notturna, le luci livide, le voci eclissate, roche, gracchianti, stridule, vellutate, i volti tumidi: tutto contribuisce a evocare un non luogo e un non tempo, una dimensione irreale e gelida, una realtà sfuggente e ossessiva.
Se Pinter è il narratore della minaccia, qui il baratro è mutevole e dispersivo. Per questo disorienta di più. Lo stesso Pinter compare in alcuni contributi video: puntella con la propria immagine la periferia esistenziale dei personaggi, ognuno in balia dell’altro e alla mercé degli eventi.
Il vero si lega al falso. Reale e irreale sono un flusso unico. Se la confusione tra verità e menzogna affascina lo scrittore, il cittadino ne è disturbato e prova invano a ribellarsi. «La vita è bellissima, ma il mondo è un inferno» sentenzia l’immagine sbiadita di Pinter proiettata sullo schermo.
Pinter trasfigura in drammaturgia Proust, la sua ricerca, il suo rapporto mutevole con il tempo, le tante zone d’ombra dell’esistenza, il moltiplicarsi di corpi accessori e laterali. I frammenti teatrali di Pinter racchiudono le metastasi dell’animo umano, solitudine, inquietudini e giochi di potere.
Farneto e Schmidt padroneggiano un’esplosione di elementi, folgorazioni e temi che potrebbero disperdersi in direzioni diverse, portando al caos narrativo. Riescono invece a legarli insieme attorno all’idea centrale di uno sguardo sardonico, a tratti divertito, che è la cifra reale di Pinter, e a un’immedesimazione cerebrale ben sollecitata dalle corde e dalle percussioni della musica.
SKETCHES & SHORT PLAYS
di Harold Pinter
traduzione di Alessandra Serra
con Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani
musica dal vivo Tano e l’ora d’aria: Gaetano Mongelli (voce e chitarra), Carlo Giammusso (voce e tastiera), Bruno Bassi (basso), Lorenzo Attanasio (batteria)
regia di Maurizio Schmidt
organizzazione Davide Pansera
durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 4’
Visto a Milano, Teatro Out Off, il 1° ottobre 2017