E’ Pippo Delbono, in questi giorni a Torino con “Dopo la battaglia” (fino a domani al Carignano e presto su queste pagine), strappato alle prove e apparso alle Officine Grandi Riparazioni, a scuotere la conferenza stampa di presentazione della XVI edizione del Festival delle Colline Torinesi.
Arriva a conferenza iniziata, si siede in prima fila e, quando il padrone di casa Sergio Ariotti lo invita a parlare, inchioda tutti alle sedie per cinque minuti.
Delbono sarà di nuovo al Carignano, stavolta per le Colline, il 13 e 14 giugno con il primo studio di “Amore e carne”: “Come possiamo – chiede l’artista ligure – non aver coscienza delle ferite di tutte quelle persone che si stanno avvicinando alle nostre coste?”. Una domanda posta sì nel nuovo spettacolo-concerto con Alexander Balanescu, ma lanciata anche in conferenza stampa. Come ripudiare i nostri egoismi? Come ammettere che noi italiani (brava gente?!) siamo diventati razzisti?
Da qui Delbono parte per allargare il discorso scagliandosi non solo contro chi è evidentemente intollerante, ma anche verso chi – spesso politicamente di sinistra – si considera culturalmente ‘migliore’: “Contro quella sinistra che parla di cultura ma non dice nulla; contro un appagamento noioso della cultura; contro quelle signore che vanno a vedere Pinter per mostrare a se stesse di essere intelligenti. Io voglio un teatro che appaghi chi non è colto, chi non è intelligente, lo zingaro, il rumeno… non quella sinistra che va a teatro per appagare se stessa. Per questo occorre stare attenti anche quando è la sinistra a vincere. Per questo dico che ci vuole la rivoluzione”.
Ed è una boccata d’ossigeno sentir dire proprio da un teatrante del suo calibro che molto/troppo teatro, oggi, è davvero noioso e autoreferenziale. Finalmente qualcuno (da dentro) che ha il coraggio di dirlo.
“Io sto sui coglioni a tutta una serie di attori e registi – aggiunge ancora Delbono – Sono sempre politicamente scorretto; per questo non mi danno mai la direzione di un teatro”.
Oltre ad “Amore e carne”, l’edizione 2011 del Festival delle Colline Torinesi, in scena dal 3 al 23 giugno, proporrà altri 18 titoli, con due prime assolute e dieci nazionali.
Ad aprire la rassegna “Alexis. Una tragedia greca” dei Motus. Nel filone delle compagnie italiane (e parallelamente, per molte, di sperimentazione del dialetto – testimone della difficoltà dell’unificazione d’Italia) anche Teatro delle Albe con “Ouverture Alcina”, con il poema di Ariosto “Le fate morir sempre non ponno” su testi romagnoli di Nevio Spadoni; Vincenzo Schino con la prima nazionale di “Sonno”; i baresi Fibre Parallele con “Furie de sanghe“. E, ancora, la Compagnia Krypton di Fulvio Cauteruccio in “Terroni d’Italia”; Menoventi con “Invisibilmente” e “In festa”; il cabaret contemporaneo “Rosso caffeina” di Argia Coppola; Muta Imago con la seconda tappa di “Displace #2 rovine”, riflessione su un “presente fatto di edifici e pensieri che si trasformano rapidamente nei loro stessi resti”: come posizionarci in questo declivio?
“Ci saranno tante giovani compagnie piemontesi, in un cartellone trasversale con Teatro a Corte per sostenere i nostri giovani artisti” anticipa Ariotti. “Abbiamo pensato a un piccolo cartellone territoriale con due spettacoli all’interno delle Colline e due durante Teatro a Corte – interviene Beppe Navello, direttore artistico di quest’ultima – A dimostrazione che la collaborazione fra le due iniziative è sempre più stretta”.
Fra le compagnie torinesi invitate la Piccola Compagnia della Magnolia con la prima di “Otello. Studio sulla corruzione dell’angelo”, seconda tappa del trittico shakespeariano inaugurato con “Hamm-let” e che si concluderà con “Titus”; Assemblea Teatro presenterà “Viva la vida!”, dedicato a Frida Kahlo; Beppe Rosso dirigerà “Nord ovest”, sei lavori di Donatella Musso per altrettanti attori, fra cui lo stesso Rosso, per raccontare lo sradicamento di chi lasciò la campagna per la città.
Come sempre non mancherà la presenza straniera, certificata da Carta Bianca. Si partirà con “Othello, c’est qui”, diretto da Monika Gintersdorfer, il 3 e 4 giugno. Lo spettacolo prende spunto dal titolo: chi è Otello? Pochi in Africa, se non esperti di Shakespare, sanno chi siano Otello, Desdemona e Iago. Un attore e ballerino della Costa d’Avorio si incaricherà così di spiegarlo ai suoi famigliari, e un ballo di strada si combinerà con l’arte dell’attore europeo.
Evoca invece la Guerra Civile Spagnola “L’Entetement” (La cocciutaggine) di Rafael Spregelburd, in anteprima mondiale, diretto e recitato in valenciano, francese e in katak (una ‘lingua del potere’ inventata) da Marcial Di Fonzo Bo e Elise Vigier.
La Comédie de Reims metterà in scena “Le Bouc”, tratto dall’opera di Fassbinder “Katzelmacher”, termine che potrebbe rappresentare, a seconda delle epoche storiche, i nostri ‘terrone’ o ‘vu cumprà’… Proprio quel termine, cinico e offensivo, veniva usato nella Germania degli anni ’60 per identificare i lavoratori italiani, turchi e greci.
Anche l’incubo atomico sarà presente attraverso il lavoro di Bruno Meyssat “Observer”, che darà voce al dramma di Hiroshima e ai suoi sopravvissuti per affrontare il tema della memoria: “Nel museo giapponese dedicato a Hiroshima – spiega lo stesso Meyssat alle Ogr – si vedono solo oggetti; non esistono persone. Siamo così andati a parlare con la gente, e ci siamo accorti che in Giappone esiste il problema della memoria, che senz’altro sarà replicato anche adesso per Fukushima. Hiroshima è una catastrofe silenziosa come un film muto”.
Due, infine, i progetti speciali del festival. Il primo è in collaborazione col Napoli Teatro Festival e vede protagonisti Fanny & Alexander con la prima nazionale, dal 30 giugno al 3 luglio, di “T.E.L.”: due attori lontani nello spazio (a Napoli e Torino), e idealmente anche nel tempo, in un possibile-impossibile dialogo dedicato alla figura di Lawrence d’Arabia.
E poi il “Finale di teatro” di Guido Ceronetti per i 40 anni del suo Teatro dei Sensibili: una retrospettiva cinematografica, teatro di strada e l’incontro con l’architetto Mario Botta. Il tutto sotto il tema unificante della disperazione.
E un senso di sconforto avranno provato anche nei mesi passati i direttori delle Colline Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla di fronte alle difficoltà di mettere in piedi questa edizione del festival: “Mai come quest’anno abbiamo fatto aspettare compagnie e collaboratori nei pagamenti”. La crisi si è sentita, tanto da essere costretti a chiedere all’Espace Malraux – Scène nationale de Chambéry et de la Savoie, partner francese delle Colline, “di anticipare i soldi per noi”, ammette Ariotti. “Senza la fiducia degli altri sostenitori non saremmo qui a parlarvi del festival”.
E anche per questo l’immagine scelta per l’edizione 2011, firmata da Marzia Migliora, è x-ray, una bandiera con croce blu e sfondo bianco, che per i marinai rappresenta un segnale preciso. Qui è stata decontestualizzata e posta come monito al pubblico: sospendete quello che state facendo e prestate attenzione ai miei segnali.
Per due settimane, in apertura e chiusura del festival, anche le Colline giocheranno insieme a Klp destinando un biglietto omaggio ai nostri lettori.
Si partirà lunedì con il nuovo quiz, che vi permetterà di vincere un biglietto omaggio per lo spettacolo “Othello, c’est qui”, nella replica di sabato 4 giugno alle ore 19 alla Cavallerizza Reale di Torino.