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Festival dei Due Mondi 2010: quelli di Brook e Wilson a Spoleto

Shakespeare's Sonette di Robert Wilson
Shakespeare's Sonette di Robert Wilson
Shakespeare’s Sonette di Robert Wilson (photo: festivaldispoleto.com)

Dopo cinquantatre anni, il Festival dei Due Mondi di Spoleto, che inizierà domani 18 giugno e terminerà domenica 4 luglio, riesce ancora a portare sulla scena teatrale alcune performance di indubbio valore, quantomeno sulla carta. Certo, non si tratta più del festival degli anni ’60 e ’70 che ospitò Luchino Visconti, vuoi per un generale appiattimento di queste grandi manifestazioni internazionali, vuoi per la fioritura di numerose altre manifestazioni che hanno contribuito a far perdere al festival di Spoleto quel carattere di unicità che lo rendeva uno degli appuntamenti imperdibili della stagione, ma il programma dell’edizione 2010 (diretta da Giorgio Ferrara) presenta comunque degli spunti interessanti, a partire dai due mostri sacri della regia internazionale, il texano Bob Wilson e l’inglese Peter Brook, grandi attrazioni della sezione teatro del festival.

Il regista americano rinnova la fruttuosa collaborazione con il Berliner Ensemble, che ha prodotto un paio di anni fa un’eccellente messa in scena de “L’Opera da tre soldi”, battendo su una strada che è stata recentemente percorsa anche da Peter Brook, con cui Wilson (presente già nella scorsa edizione) condivide il cartellone del festival: i sonetti di Shakespeare. “Shakespeares Sonette” però, a differenza dell’opera del regista inglese, non è una lettura filologica dell’opera del Bardo, ma un pretesto per mettere in scena i personaggi tipici del mondo di Shakespeare: il buffone, il folletto, la dama nera, Cupido, giocando in bilico tra il grottesco e il poetico in una commistione di generi che attinge anche da pratiche teatrali come il cabaret (basti pensare alla presenza di Georgette Dee). Il tutto è impreziosito dalle musiche originali di Rufus Wainwright, celebre cantautore americano che ha inserito le proprie musiche con la volontà di rappresentare oniricamente i sonetti del bardo inglese, assurgendo ad archetipi i personaggi di Wilson.

Di tutt’altro genere è invece il nuovo lavoro di Peter Brook (aspettando a febbraio la sua interpretazione del “Flauto Magico” di Mozart al Piccolo di Milano), che si rifa ancora al libro “Vie et enseignement de Tierno Bokar – Le Sage de Bandiagara” di Amadou Hampatè Bâ (da cui già diversi anni fa aveva tratto il suo spettacolo “Tierno Bokar”) per tornare a giocare con la dimensione etnica dei suoi spettacoli, e focalizzandosi sui concetti di dolore, violenza, rabbia, molto presenti nel libro, narrando le preoccupazioni della nostra umanità. La drammaturgia sudafricana è uno dei punti fondamentali del lavoro del regista in questi ultimi anni: oltre a “Tierno Bokar”, anche “Sizwe Banzi est mort” di Athol Fugard è servito a sprigionare nel regista l’interesse per la cultura africana, dove l’apartheid stessa e i relativi crimini diventavano un mezzo per parlare dei problemi dell’umanità.

Tra le personalità più attese c’è anche John Malkovich; l’attore statunitense verrà per la prima volta in Italia presentando il suo musical “The Infernal Comedy”, lavoro che prende spunto dalla vita vera dell’omicida Jack Unterweger, che divenne in prigione uno stimato poeta, venne poi graziato e diventò un noto giornalista, prima di suicidarsi in Austria dopo essere stato accusato di aver ucciso delle prostitute. Ed è proprio dall’inferno che Unterweger, interpretato da Malkovich, racconterà le proprie esperienze.

Per il resto, degni d’interesse sono “Nel nome di Gesù”con Paolo Bonacelli per la messa in scena di Andrea Liberovici, sorta di riflessione (su testo di Corrado Augias) del nostro rapporto con la religione e con la fede, che verranno messe in discussione in un serrato dialogo dal sapore teologico; “Mahler”, melologo su musiche del compositore scritto da Massimiliano Finazzer Flory e con la voce recitante di Quirino Principe, uno dei massimi musicologi viventi, è una porta spalancata su un mondo affascinante quanto complicato come quello del musicista boemo. E ancora “Troilo > Cressida”, esperimento che vede la partecipazione di Michele Placido e diciotto ex allievi dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico nella messinscena dell’opera di Shakespeare in un insolito adattamento curato da Ricci/Forte. Degno d’interesse è anche “Crociate”, monologo scritto e diretto da Gabriele Vacis per la voce di Valerio Binasco, riflessione su temi attuali quanto la pace e la tolleranza fra razze e religioni diverse: prendendo spunto dalle crociate medievali intende mostrare che, in fondo, dal medioevo ad oggi non è cambiato molto.

Anche la danza ha la sua parte di programma, seppur non molto vasto, nel festival: dalla prima europea della Lar Lubovitch Dance Company, compagnia di fama internazionale che mescolerà le sonorità e il mondo del jazz alle suggestioni della coreografia di Lar Lubovitch, al Cedar Lake Contemporary Ballet, compagnia canadese nata nel 2003 ma subito impostasi a livello internazionale, fino ad arrivare a “The World of John Neumeier“, lavoro commissionato appositamente per il festival in cui il celebre coreografo mette in scena il suo mondo, la danza, attraverso la danza stessa.

Ma ovviamente il Festival dei Due Mondi è molto altro ancora, dalla musica all’opera (che apre domani con “Gogo no eiko – Il sapore della gloria”, una moderna Madama Butterfly, scritta nel 1988 da Hans Werner Henze, e a Spoleto con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi) fino ai numerosi eventi (da Anna Marchesini a Roberto Herlitzka, da Ludowik Flaszen a Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, fino alla presentazione di libri come “La Terza Vita di Leo” del compianto Claudio Meldolesi, che vedrà la partecipazione di Mario Martone e Toni Servillo), in un fitto calendario di appuntamenti.

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