Tre corpi neri si muovono su uno sfondo nero: è “Figure”, elaborazione finale del percorso avviato con “Figura n° 1” e “Figura n°2” da Plumes dans la tête, giovane collettivo veneto. Le figure dunque sono tre, sono nere, non hanno un volto definito e si muovono nell’oscurità. Abito nero e calze nere, seguono ognuna una propria ritmica e una propria direzione.
La prima è circolare. Una figura di donna, il volto coperto da lunghi capelli rossi, ruota incessantemente sul palco, continuamente, senza posa, formando un cerchio dove il nailon nero che ricopre il palco finisce con consumarsi, per usurarsi e lasciare una chiazza chiara.
La seconda figura è lineare. Striscia lungo una diagonale, anche qui progressivamente, incessantemente, lentamente. Si muove in avanti e indietro, strisciando come un tutt’uno con il pavimento.
La terza figura è verticale. Si issa sul fondale nero a cui sono appesi dei tubi, spuntati fuori all’improvviso. Si arrampica e dondola, avanti e indietro, su e giù.
Ciascuna figura rimane sempre chiusa e confinata nel proprio spazio, non ci sono sconfinamenti, nessuna invasione dello spazio altrui. Ciascuna rimane fedele alla sua forma, al suo movimento.
Nessuna spiegazione, una performance decisamente criptica, nessun filo a cui aggrapparsi, solo l’incessante, ipnotico movimento delle tre figure e il mistero che queste racchiudono.
Le interpreti Mara Cassiani, Martina Conti e Silvia Costa danno forma e dimensione, anche con la loro stessa fisicità, a questo segreto. Le loro figure scure, che si stagliano su una scenografia nera, sembrano a volte perdersi, ma ecco poi un oscillare di gambe, ecco un tonfo sordo a reclamare la loro presenza. Ecco dunque le sensazioni auditive che si uniscono a quelle visive e diventano parte della performance, del quadro, un’immagine in cui tutto si muove senza che nulla in realtà accada mai. Una performance che, a dispetto del movimento su cui indubbiamente è incentrata, appare quasi più come un’installazione.
Forse c’è ancora da lavorarci un po’, per dare compiutezza e significato, per offrire una chiave di lettura, qualcosa che aiuti lo spettatore comune a trovare un senso.
Accanto a me il pubblico si chiede: e dunque? Cosa è successo? Cosa volevano comunicare?
Sono molti gli spettacoli che lasciano più domande che risposte, e certamente il ruolo del teatro non è legato all’insegnamento o all’indottrinamento, ma alla comunicazione sì, e in questo senso, forse, la performance è ancora troppo avvolta nel mistero.
con Mara Cassiani, Martina Conti e Silvia Costa
ideazione e costumi: Silvia Costa
musiche originali e luci: Lorenzo Tomio
assistenza tecnica: Simone Donadini
disegni esecutivi: Giacomo Strada
realizzazioni scenografiche: Attilio del Pico e Giancarlo BianchiniARTO ZAT-connessioni creative
realizzazione dei costumi: Sartoria Polini di Eva Polini
coproduzione: festival es.terni, Indisciplinarte e Uovo performing arts festival
con il sostegno dell’Eti– Ente Teatrale italiano, Progetto Nuove creatività e del progetto NEXT ’08 – Regione Lombardia in collaborazione con L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
durata: 45′
applausi del pubblico: 1′ 30”Visto a Scandicci (FI), Teatro Studio, il 21 novembre 2009
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