Figuren Theater Tübingen e Puppet’s Lab aprono il teatro di figura di Incanti

I, Sisyphus di Puppet’s Lab
I, Sisyphus di Puppet’s Lab

Dalla Germania e dalla Bulgaria le prime compagnie ospiti di questa edizione del festival torinese alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani

Percepito ancora da alcuni come teatro di nicchia se non, in maniera ancor più riduttiva, come teatro per soli bambini, il teatro di figura ha un potenziale che, per la varietà e ricchezza di linguaggi a cui attinge e la costante ricerca di una loro interrelazione, meriterebbe in generale maggiore riconoscimento, studio e attenzione.

Alberto Jona, Jenaro Meléndrez e Cora de Maria, della compagnia Controluce Teatro d’Ombre, da quasi trent’anni offrono al pubblico torinese l’opportunità di conoscere alcune tra le migliori esperienze e creazioni di teatro di figura della scena nazionale e internazionale, attraverso la rassegna Incanti.
Il festival, giunto alla sua 29^ edizione, grazie alla collaborazione della Fondazione TRG che da quest’anno ne guida l’organizzazione, è andato a cercare il suo pubblico prima di tutto all’aperto, nei giardini, nelle piazze, coinvolgendolo in due giornate di workshop e una giocosa anteprima, “La parata di Marco Cavallo”, chiaro omaggio a Giuliano Scabia, poeta e drammaturgo, estimatore della rassegna, recentemente scomparso.

Dopo l’apertura, due spettacoli sono andati in scena la sera successiva, il 4 ottobre, presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani: “Das 2the Ich”, prima nazionale della nuova creazione di Figuren Theater Tübingen, dalla Germania, e a seguire “I, Sisyphus” di Puppet’s Lab, dalla Bulgaria.
Onirico, raffinato e suggestivo il primo spettacolo; materico, robusto, a tratti ruvido il secondo, entrambi caratterizzati da una buona dose di incanto e di ironia.

“Das 2th Ich” prende spunto da un testo del 1930 del filosofo tedesco Walter Benjamin che, per espressa volontà di Frank Soehnle, è stato letto in traduzione, prima dell’inizio dello spettacolo, da Alberto Jona. E, a visione conclusa, ne comprendiamo le ragioni. La lettura dei sottotitoli avrebbe infatti molto probabilmente distratto il nostro sguardo e attenzione dalla molteplicità e ricchezza di figure in scena: Frank Soehnle manovra con grazia, perizia di gesti e stupefacente leggerezza fantocci, burattini e marionette, crea ombre, immagini, tra le quali sembra egli stesso danzare.

Il tema scelto dalla rassegna, “Il viaggio oltre i confini”, è declinato in questo spettacolo in chiave psicologico-esistenziale. Il protagonista è un uomo solo che, la notte di Capodanno, decide di uscire di casa, entra in un insolito ristorante dove, attraverso un Kaiserpanorama, un tipo di stereoscopio, vede scorrere in dodici scene il suo alter ego nell’anno appena trascorso.
Le scene si rivelano essere tutte occasioni perdute, intenzioni dimenticate, desideri soffocati, come in un sogno, in cui realtà e fantasia tendono a confondersi.
Una voce registrata fuori campo, quella di Christian Stadler, cupa, profonda e forse intenzionalmente monocorde, quasi a suggerire la provenienza dalle profondità dell’io o anche la dimensione ovattata del sogno, accompagna e descrive l’azione, in contrasto con l’ironia, i colori e la delicatezza dei movimenti di Frank Soehnle.

Il viaggio che l’uomo intraprende per staccarsi da sé, per superare i propri limiti e che lo porta di continuo e inesorabilmente a ritornare a sé è invece il tema di “I, Sisyphus”, il secondo spettacolo della serata.
La fatica del distacco, la frenesia che accompagna il viaggio, l’eterna ripetizione di gesti, desideri e frustrazioni sono qui restituiti da voce, corpo, suoni e immagini in accordo tra loro. La voce, anche in questo caso fuori campo, di Leonid Yovchev, segna il ritmo, cresce, accelera, sembra prendere il volo, rallenta, cade insieme ai gesti e ai movimenti danzati di Stoyan Doychev, inizialmente intrappolato dentro calze di nylon e osservato, maltrattato da due maschere-volti propaggini del suo corpo. Teatro danza e teatro di figura si fondono armoniosamente. Le maschere poi si moltiplicano, uguali a sé stesse, ma la scena rimane sostanzialmente spoglia, pochi oggetti e cambi di scena segnati da improvvise nuvole di fumo che attraversano rapidamente dal basso il palco, in contrasto con l’opulenza scenografica che avevamo trovato in “Das 2th Ich”.

Incanti prosegue fino al 16 ottobre alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, e su Klp ne leggerete ancora, con appuntamenti anche alla Lavanderia a Vapore di Collegno e al Cinema Massimo di Torino.

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