25 anni di FIT. Lugano festeggia la scena contemporanea

Al Fit 2016 il ritorno di NO99 (photo: Tiit Ojasoo)
Al Fit 2016 il ritorno di NO99 (photo: Tiit Ojasoo)

Il contemporaneo come labirinto, contenitore di assenze e domande, quindi motivo di sfida con la volontà di riconsegnare pieno significato a parole fondamentali della vita.
Paola Tripoli, direttrice artistica del Festival Internazionale del Teatro e della Scena Contemporanea, in collaborazione con Carmelo Rifici, direttore di LuganoInScena, introduce la 25^ edizione del Fit, che avrà luogo a Lugano e Manno da venerdì 30 settembre al 9 ottobre: “Un labirinto. Un ideogramma esteticamente fascinoso e allo stesso tempo angosciante, una strada contorta, una sfida algoritmica, un viaggio con o senza arrivo alla meta. Per noi è metafora e domanda sul tempo contemporaneo […] Tempi in cui parole come ricordo, dolore, amore, desiderio, vorrebbero riappropriarsi del loro senso originario. Domanda su come e se il teatro può dare voce a questa richiesta”.

Cita anche Pasolini, la Tripoli, le minacce dei meccanismi seduttivi dell’intrattenimento. Come metterle sotto assedio? Lo può fare il teatro? Fenomeni come l’incomunicabilità, la frammentazione dei legami sociali, la relegazione del singolo nell’ isolamento emotivo di una condizione esistenziale sempre più anomica possono essere messi a nudo dal teatro? Può il teatro colmare la solitudine di un linguaggio smembrato, che oggi separa piuttosto che unire, condannando – citando Guy Debord – a “questa clandestinità della vita privata, sulla quale non si hanno che dei documenti irrisori”?

Il programma di quest’edizione del Fit, fitto di contaminazioni geografiche e disciplinari, pare tessersi come diapositiva di un’attuale inquietudine che talora implode nella confessione, nel ritratto disarmato di uno spaccato sociale, talaltra esplode nella provocazione, nella messa in gioco del pubblico.
Senza pretesa di risposte (“poco importa”, viene ripetuto nella presentazione), ma con la pretesa, questa sì, di sviscerare una consapevolezza, sono dunque il femminile, l’assenza, la separazione, il lutto, l’amore e la solitudine i grandi rimandi degli spettacoli e delle installazioni in programma.

Aprono il festival, dalla Svizzera, Crile/Lorena Dozio con “Otholites” e Officina Orsi con “Su l’umano sentire. Souvenir di Lugano”; dall’Italia arriva Lucia Calamaro con “La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo”, mentre dall’Inghilterra il coreografo di origine israeliana Hofesh Shechter con “Barbarians” e dal Belgio Tom Struyf con “Act to forget” e “Another great year for fishing”.

Partiamo dalla danza. “Otholites” (gli otoliti sono cristalli nell’orecchio interno che partecipano all’equilibrio e all’orientamento nello spazio) è un progetto coreografico ideato da Lorena Dozio che indaga la relazione tra aria e suono e i corpi come trasmettitori di codici. Aniol Busquets, Sévérine Bauvais, Lorena Dozio e Edouard Pelleray si muovono nello spazio come “corpi-sensori” sulle composizioni musicali di Carlo Ciceri: “Attraverso quali traiettorie, quali incontri e su che piani di realtà ci si orienta?” si e ci chiedono i performer.

Esponente di una danza che invece intreccia la tradizione mediorientale e nordeuropea, è “Barbarians in love”. Lo spettacolo, che ha aperto in questi giorni il festival Romaeuropa (e di cui leggerete a breve su Klp), affronta i temi dell’intimità, della passione e della banalità dell’amore, declinando i movimenti sulla partitura barocca di François Couperin e sulle musiche elettroniche composte dallo stesso coreografo anglo-isreaeliano Hofesh Shechter, tra i più riconosciuti della scena contemporanea.

Un ritorno al Fit, dopo “L’origine del mondo: Ritratto di un interno”, è quello di Lucia Calamaro con “La vita ferma. Sguardi sul dolore del ricordo”, lavoro visto ed apprezzato quest’estate a Inequilibrio: uno “spazio mentale dove si inscena uno squarcio di vita di tre vivi qualunque attraverso l’incidente e la perdita”.

Similmente, sulla collettivizzazione della memoria individuale, s’interroga anche il progetto di Rubidori Manshaft in collaborazione artistica con Paola Tripoli. “Souvenir di Lugano. Ricordo di Lugano” (produzione Officina Orsi) è il primo capitolo di un’“installazione teatrale per video e parole” dedicata alla città del festival. Per tutta la sua durata sarà possibile esplorare “una wunderkammer della memoria, una collezione di reperti che ognuno di noi possiede, preziosissimi, che sanano la censura della morte”.

Intreccia le tematiche del ricordo, dell’amore e dell’abbandono anche “Act to forget” del belga Tom Styruyf, definita dall’artista stesso una ʻrealitytheatrevideoperformanceʼ ai confini tra teatro, narrazione e  documentario . “Another great year for fishing” ne è corollario logico: come si vive in un mondo di opzioni senza fine (“zap-options”), disponibili a comando, capaci di distrarci in ogni secondo della nostra vita?

Conclude i primi giorni del Fit lo spettacolo “Scannasurice” del Teatro Elicantropo di Napoli, tratto da un testo di Enzo Moscato per la regia di Carlo Cerciello. “Scannasurice”, spettacolo che ha ottenuto nel 2015 il Premio della Critica, è la storia di un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli interpretato da Imma Villa ed è un omaggio ad uno degli autori più riconosciuti della cosiddetta “nuova  drammaturgia  napoletana”.

Della seconda parte del festival, che avremo modo di approfondire con il nostro resoconto dal festival, anticipiamo la presenza del reading “Tu sei libera” realizzato dalla collaudata collaborazione tra Francesca Garolla e Renzo Martinelli e sostenuto dal centro per la drammaturgia La Chartreuse di Villeneuve Lez Avignon; altro reading “Esilio” con Mariano Dammaco, dall’omonimo spettacolo che ha debuttato a giugno a Primavera dei Teatri, e in questi giorni in programma a Tramedautore a Milano.

Molto attesi i ritorni: “iFEEL3” di MelkProd/Marco Berettini, che abbiamo avuto modo di apprezzare l’anno scorso con il precedente “iFEEL2” e “El eldorado: the clowns’ raid of destruction” della provocatoria compagnia estone Theatre NO99 (il suo “Ash and Money” ci aveva decisamente stupiti).
Dal Belgio anche Kristien De Proost con “On track (au courant)” e la compagnia Berlin con “Perhaps all the dragons”, spettacolo per trenta spettatori alla volta che si dovranno confrontare con uno schermo e le storie raccolte dalla compagnia durante le tournée.

Un titolo extracontinentale arriva invece dall’America Latina con Pablo Larraìn, affermato regista cinematografico (ricordiamo il suo “Tony Manero”, miglior film al Torino Film Festival 2008), che presenterà “Acceso”, storia di un venditore ambulante sui bus di Santiago del Cile.
Saranno inoltre presenti, per la sezione di concorso “Young and Kids”, Garraffo Teatro Terra, Compagnia Rodisio, Azimut e Collettivo Ingwer, Teatro delle Briciole e Sofie Krog Teater.

Come negli anni precedenti, al termine degli spettacoli sono previsti, in collaborazione con Officina Orsi, incontri e dibatti con gli artisti. Tutor del progetto di formazione del pubblico “Tre60arti” sarà, per questa edizione, Mariano Dammaco.
Novità, invece, il workshop di Lucia Calamaro e Carmelo Rifici promosso da Lac Edu e LuganoInScena, incentrato sulla figura paterna, secondo Rifici “grande assenza dell’odierno”.
Di questa e di altre “assenze”, e di come il teatro possa farsene carico, ci interrogheremo addentrandoci all’interno del “labirinto contemporaneo” della 25^ edizione del Fit.

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