Flavio Albanese, Ulisse immaginifico con le ombre di Luzzati

Photo: Masiar Pasquali
Photo: Masiar Pasquali

Guardare il mito con occhi di bambino, e raccontarlo guardando i bambini negli occhi. Smuovere il pubblico evocando l’irrazionale. Con un mix di timore, sorrisi e qualche risata.

L’architettura a gironi danteschi del Piccolo Teatro Studio di Milano è sito ideale per l’“Odissea” narrata da Flavio Albanese. «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza». Ulisse, Dante, il teatro: sono gli emblemi di uno stile atto a indagare l’uomo, la natura, la vita. La celebre, inflazionatissima, citazione dal XXVI canto dell’“Inferno” come prologo fuori campo dello spettacolo, fa leva su un sentimento profondo dell’animo umano: l’orgoglio per la superiorità sugli altri esseri viventi.

In “Canto la storia dell’astuto Ulisse” Flavio Albanese è un rapsodo senza tempo intriso d’ironia, capace di trascinare un pubblico di bambini. Che a dispetto di quest’epoca hi-tech, si dispongono a farsi rapire dalle storie, a farsi sedurre da uno sguardo bonario e divertito.
Ideatore, regista e attore in scena, Albanese dà rilievo tramite la parabola di Ulisse all’importanza della conoscenza, che non ha età né limiti.
Ulisse considerava la conoscenza presupposto per valutare di una persona. L’ansia di ricerca spinta all’estremo grado, nella tradizione antica, costituiva la peculiarità dell’eroe omerico, simbolo di astuzia e coraggio finalizzati al desiderio di sapere.
Moderno cantastorie dai capelli lunghi e fluenti, barba da marinaio, pastrano ocra e sciarpa rossa, Albanese racconta una storia d’incantesimi e magie davanti a una platea di ragazzini su pouf.

“Canto la storia dell’astuto Ulisse” è un mix sardonico di mostri e forze irrazionali. Terre e isole misteriose si avvicendano a inferni fumosi, attraversati da ombre terrigne. Sono mondi lontani abitati da eroi impavidi, che preferiscono un’esistenza breve, intensa e gloriosa, a una vita lunga e anonima.
Morire per essere immortali. Le Parche sono custodi di un destino ineluttabile. Le Muse scandiscono un tempo circolare, che unisce passato e futuro. È il trionfo della Metis, connubio di ragione, saggezza e intelligenza. Albanese unisce al narratore onnisciente voci interne al racconto. Echi profetici, suoni rochi e cavernosi, si alternano a formule apotropaiche. Musiche incantatrici assecondano ritmi e vocalizzi.

Ma ciò che fa la differenza, oltre all’empatia del protagonista, alla sua capacità di giocare con il pubblico, sono le splendide figure naïf create da Lele Luzzati e realizzate da Teatro Gioco Vita.
Luzzati, scomparso dieci anni fa, è l’autore delle ombre e delle immagini di questo spettacolo. Le scenografie sono semplici e complesse, ma frutto di una progettazione piena di creatività. Persino decontestualizzate conservano la capacità di risvegliare suggestioni ed emozioni.

Flavio Albanese, illuminato ad altezza d’uomo, è il condottiero di un viaggio fantastico in un mondo di luci e di ombre, di figure ridefinite da giochi prospettici. Questo mondo è animato da divinità ed eroi, re e regine, cavalli di legno, mostri e uomini dall’ingenuità disarmante. E poi antri, animali, ombre di morti che rivelano la propria identità da un dettaglio fisico sproporzionato. L’universo visionario coinvolge il pubblico. Gli spettatori più piccoli diventano parte dello spettacolo persino con i loro interventi scomposti; ad esempio quando invocano la presenza di Geppetto per costruire il cavallo di legno. Essi esorcizzano con fantasia e ilarità le ombre, che presto smettono di essere sottili figure nere compresse tra schermo e sagoma e diventano immagini in libertà.

Il monologo a più voci si chiude con una nuvola di coriandoli di luce. La macchina del vento potenzia l’alone immaginifico. Lo spettatore si porta a casa una storia eterna narrata con sentimento, un intreccio di suoni universali, un caleidoscopio di colori frantumati e buffe illusioni.

CANTO LA STORIA DELL’ASTUTO ULISSE
di Flavio Albanese
collaborazione drammaturgica Giuseppina Carutti
regia di Flavio Albanese
movimenti ombre Federica Ferrari
con Flavio Albanese, Federica Armillis, Katia Mirabella
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
in collaborazione con Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile d’Innovazione

durata:  1h 10’
applausi del pubblico: 3’ 55”
età consigliata: da 8 anni

Visto a Milano, Piccolo Teatro Studio Melato, il 19 febbraio 2017

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