La tradizione cinese in scena con l’opera-teatro di Sichuan

Flowers in the mirror
Flowers in the mirror
Flowers in the mirror (photo: © Mario del Curto-Vidy)

Per raccontare con accortezza “Flowers in the mirror”, spettacolo andato in scena a Mézières (Svizzera) con l’Opera di Sichuan, occorre fare un passo indietro nella storia culturale cinese.
Il testo dello spettacolo, difatti, è tratto da un romanzo scritto nel 1828 da Li Ju Chen (1763-1830), un vero classico della letteratura cinese, sfortunatamente molto poco conosciuto in Europa. Un romanzo fantastico pregno di filosofia taoista, ricco di simbologie e allegorie, che denota una straordinaria immaginazione dell’autore che era, già al tempo, anche impegnato nel valorizzare i diritti delle donne.

L’Opera di Sichuan, invece, era ed è uno stile d’opera cinese che esiste dai tempi della dinastia dei Ming (1368-1644), ed è caratterizzato da canti, danze e performance di “trasformazione del viso”, di cui ancora oggi resta sconosciuta la tecnica. La lingua utilizzata nello spettacolo, nelle parti cantate e nei dialoghi, è la lingua di Sichuan, dialetto regionale che esiste in Cina da circa 3000 anni.

La trama narra l’esilio fra i mortali di una dea, la fata dei Cento Fiori, e la sua ricerca per riconquistare l’immortalità perduta con l’aiuto dell’intellettuale Tang Ao, personaggio centrale del romanzo. Un viaggio fantastico attraverso regioni immaginarie popolate da strane creature dai costumi bizzarri, che è anche l’occasione per raccontare al pubblico l’interessante cammino, filosofico e culturale, intrapreso dalla dea che, sorprendentemente per quei tempi, deciderà di studiare e così di riscattarsi.
In un contesto in cui eventi immaginari si mescolano a realtà storica – l’ambientazione riporta nel VI secolo, sotto il regno dell’imperatrice Wu Zetian (625-705), figura leggendaria della storia cinese – lo spettatore d’Occidente, incuriosito dalle evidenti diversità culturali, è trasportato in un mondo da fiaba, a tratti piacevole, a tratti rarefatto.
Tutto, dai costumi alle luci, è curato ed elegante. È evidente lo sforzo di creare una produzione ricca e sfarzosa di costumi, luci, attori in scena: una sinergia di forze che, però, danno come risultato uno spettacolo dalle tinte e dai suoni troppo simili al cartone animato, in una mescolanza di generi che richiamano l’opera, il teatro e il circo ma senza essere convincentemente né l’uno né l’altro. La tradizione cinese viene modernizzata per compiacere un pubblico di famiglie, mentre le parole del racconto restano nell’aria, senza profondità, e i personaggi, opachi, si muovono in un mondo da fiaba sospeso tra sogno e molta finzione.

Flowers in the mirror
di Li Ju Chen
con l’Opera cinese di Sichuan
regia e scenografia: Charles Tordjman e Vincent Tordjman
costumi: Peng Dinghuang, Nana Wan
luci: Christian Pinaud
musiche: Vicnet, Xiong Yigao
assistente alla regia e sottotitoli: Lougine Skatchko
traduzione e adattamento: Hikoka Ri e Vincent Tordjman
regia generale: Julio Cabrera
regia luci: Gilles Madras
direttore dell’Opera di Sichuan: Chen Zhi Lin
con: Yang Xu, Liu Yan, Liu Yi, Li Zhong, Xia Chang Rong, Liu Xiao Peng, Shi Xin Jian, Luo Ming Liang, Wei Yan, Ren Shuang, Tian Guo Ji, Tan Yuan Yuan, Tang Kang Ming, He Hong Qing, Zou Hong, Bai Zhonghua
in collaborazione con Théâtre Vidy-Lausanne
coproduzione Opera di Sichuan, Grand Théâtre de Luxembourg, Compagnie Fabbrica
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 4’ 30’’

Visto a Mézières (Svizzera), Théâtre du Jorat, il 25 aprile 2010

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