Fotofinish. Antonio Rezza o si ama o si odia

Antonio Rezza
Antonio Rezza
Antonio Rezza in Fotofinish (photo: rezzamastrella.com)

Antonio Rezza ha sicuramente inventato un nuovo modo di comunicare. Il suo teatro, ma anche i suoi romanzi e i suoi film, hanno uno stile unico, così come è unico il suo rapporto di amore/odio con gli spettatori.

Grazie al binomio inscindibile che ha costruito con Flavia Mastrella, artista e creatrice delle scenografie, degli oggetti scenici e dei costumi, ogni spettacolo del duo equivale a un viaggio catartico nelle infinite possibilità del teatro, un teatro vero e surreale allo stesso tempo. Un teatro in cui Antonio Rezza in persona, attraverso il suo stile inconfondibile fatto da voci in farsetto e smorfie incredibilmente espressive, stravolge le regole dell’one man show, le regole del teatro dell’attore e di quello di narrazione (genere in voga e da lui, da sempre, ferocemente contestato).

L’attore è un Arlecchino dolce e incazzato, una figura teatrale iconoclasta a metà tra le teorie di Antonin Artaud e gli spettacoli di Leo Bassi. Attraverso lo strumento dell’ironia, dello sberleffo, della battutaccia riesce a far riflettere lo spettatore, svelando vizi e tormenti dell’uomo contemporaneo.

Fotofinish è la penultima creazione del duo, targata 2004 e da quest’anno coprodotta dalla Compagnia Piera Degli Esposti. In scena l’affabulatore Rezza e il suo compare Armando giocano col pubblico mettendogli davanti tutte le contraddizioni dell’essere umano e della sua società. Rezza ci parla dei nostri problemi: dei mutui da pagare e degli ospedali che non funzionano, del consumismo dilagante e della depressione della mente, dell’omosessualità ancora così tabù.

Lo spettacolo, che si collega per alcuni dei temi trattati all’ultimo romanzo dell’attore novarese Credo in un solo oblio edito da Bompiani, è incalzante nella sua originale forma teatrale: Rezza rimbalza da un lato all’altro del palcoscenico, infilandosi nei fori dei “totem”, le architetture sceniche di stoffa e metallo costruite a regola d’arte dalla sua complice Flavia Mastrella. E sono questi oggetti scenici il vero valore aggiunto dello spettacolo: strutture semplici e meravigliosamente fantasiose che evidenziano il messaggio di denuncia dei due, elevandolo ed estraniandolo da qualunque riferimento realistico, per farlo apparire più puro, più vero.

In un susseguirsi di gag, alcune esilaranti altre più forzate, si arriva all’abbattimento della quarta parete e al totale coinvolgimento del pubblico, fino al punto in cui Rezza mette in scena la morte dello spettatore, metafora della morte del teatro da lui così tanto sbeffeggiato. La lunga scena, una sorta di grottesca e ridicola versione della strage del Teatro Dubrovka di Mosca, dalla Fura dels Baus recentemente rievocata ma da Rezza addirittura anticipata, irrita certi spettatori, contro cui l’artista si scaglia insultandoli, tirando loro via i giubbotti con violenza, spogliandoli e palpandoli.
All’uscita del teatro si odono commenti discordanti. Rezza o si ama o si odia, ed è questo che lui vuole: sicuramente non restare indifferente.

FOTOFINISH
con Antonio Rezza
e Armando Novara
(mai) scritto da Antonio Rezza
regia: Flavia Mastrella e Antonio Rezza
allestimento scenico: Flavia Mastrella
assistente alla creazione: Massimo Camilli
durata: 1 h 35’
applausi del pubblico: 4’ 06’’

Visto a Roma, Teatro Vascello, il 12 dicembre 2008

 

 

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