A cento anni dalla nascita del noto pittore irlandese, lo spettacolo “Francis Bacon a Ostia Lido”, a cura della giovane compagnia G. B. Studio, porta in scena un significativo frammento della biografia dell’artista.
Nel 1954 Bacon era ospite alla Biennale di Venezia come rappresentante della Gran Bretagna, e in quell’occasione rifiutò di soggiornare nella città lagunare preferendo invece una permanenza al Lido di Ostia. Una scelta che mostrava dichiaratamente il distacco dalle “regole del gioco”, l’indipendenza e l’individualità caratteristiche non solo del lavoro ma anche dell’esistenza dell’artista.
“Francis Bacon a Ostia Lido” prende le mosse dalle difficoltà derivanti da tale atteggiamento caratteriale, dalle conseguenze che scaturiscono dall’essere ‘diverso’, dal non riconoscersi negli schemi preconfezionati ed accettati dalla società. Il pittore diventa così simbolo di una più generale condizione umana, isolata e osteggiata.
Un primo quadro metaforico e simbolico della pièce evoca così il percorso verso la conoscenza e l’accettazione della propria personalità: la difficoltà di reggersi sulle proprie gambe dimostra letteralmente la problematicità del comprendere l’individualità personale, fino a quando uno specchio impolverato diventa rivelatore, capace di condurre l’individuo ad una vera e propria danza.
Altra storia narrata parallelamente è quella di una presunta ragazza dell’Est, con le sue illusioni infrante, lo spaesamento derivante dal trovarsi in un paese straniero, i soprusi subiti e i maltrattamenti inflitti. Uno dei tanti casi in cui la sofferenza è imputabile all’essere (ancora una volta) diverso, straniero; una condizione che conduce, nel caso della ragazza, a trasformarla in prigioniera.
Ma il senso di spaesamento e malessere è vissuto anche da un terzo personaggio, un uomo comune, probabilmente nato e cresciuto sempre nello stesso luogo, Ostia. Se in un primo momento appare spensierato e gaio, ben presto l’indifferenza e l’egoismo da cui è circondato lo porteranno ad una riflessione sull’essere umano e le sue angosce.
All’interno del festival Il Sacro attraverso l’Ordinario, manifestazione in programma a Torino fino al 13 ottobre, “Francis Bacon ad Ostia Lido” mostra così tre individui soli, isolati ed oppressi da un potere superiore che continuamente tenta di piegarli. Bacon diventa metafora del disagio interiore e del malessere, lo stesso che esprimeva con le sue opere pittoriche, le quali – attraverso la trasfigurazione di elementi reali – mostravano quel forte senso di pena e inquietudine. Lo spettacolo trae spunto dalla biografia dell’artista per trattare un tema più generale come quello del disagio. Ma il tentativo di affrontare un argomento tanto complesso corre il rischio della semplificazione e della generalizzazione. Si avverte quindi l’interesse e l’empatia della compagnia nei confronti dell’opera del grande pittore, ma a tratti risulta un lavoro in un certo senso di maniera che rischia di avvicinarsi un po’ troppo a certi cliché.
FRANCIS BACON A OSTIA LIDO
ideato e diretto da Gianluca Bottoni
con: Flavio Arcangeli, Irene Betti e Gianluca Bottoni
a cura della compagnia G. B. Studio
collaborazione: Michele Pagnotta
durata dello spettacolo: 60′
applausi del pubblico: 2′
Visto a Torino, Cavallerizza Reale, il 29 settembre 2009
Il Sacro attraverso l’Ordinario