Dal 5 all’11 giugno, 150 eventi per la quinta edizione del festival di teatro indipendente, disseminati in 11 quartieri. L’intervista al direttore generale Davide Verazzani
Sono cinque anni di FringeMi. Ed è una conferma per il festival di teatro indipendente ideato e diretto da Davide Verazzani insieme a Ippolita Aprile e Giulia Brescia, che animerà undici quartieri di una Milano lanciata verso l’estate.
Inaugurazione il 5 giugno con la danza di Plas(m)on Group e il dj set di Sunday Lapolees a Mosso, vicino al parco Trotter, ristorante-agorà con sguardo su cultura e inclusione.
Il fucsia è il colore del festival. Fino all’11 giugno, saranno ben 150 gli eventi programmati intorno alla Madonnina. Il trend è sempre lo stesso: portare il teatro dove non c’è. Divertirsi pensando, in location dove si possa anche mangiare tra amici. Alimentare il senso della comunità e della festa nelle periferie. Sulla scia di analoghe esperienze d’Oltralpe. Coinvolgendo anche luoghi desueti, come un opificio, un birrificio, un negozio di moto.
Davide Verazzani, il FringeMi Festival, inaugurato nel 2019, taglia il traguardo della quinta edizione. Una bella prova di solidità, se si considera che avete dovuto attraversare ben tre anni di Covid.
Siamo cresciuti tanto. Ci siamo estesi da Nolo, il luogo dei nostri affetti a nord di Loreto, a vari quartieri della città. Abbiamo proceduto secondo un modello che è un unicum, con un organismo centrale che sovraintende il progetto, e singoli livelli periferici che si fanno carico di una porzione di Fringe nel proprio quartiere. In questo modo si evita l’effetto “cattedrale nel deserto”.
E si scongiura anche il rischio di un centro che colonizza le periferie.
Già. Non si tratta più di individuare dei luoghi dove portare gli spettacoli, rimanendo sganciati dalla storia dei quartieri. Si cerca piuttosto di valorizzare la capacità assertiva delle periferie riconoscendone l’identità. Le periferie diventano così protagoniste delle proprie scelte. Sono gli organismi che abitano le zone, agendo in pianta stabile nel proprio tessuto connettivo, a proporre i locali e gli spettacoli più adatti ai bisogni dei loro cittadini.
Per esempio?
Quest’anno saranno coinvolti i quartieri di Baggio e di Dergano. Baggio proporrà in biblioteca, nella sala dedicata ai bambini, lo spettacolo “Cara professoressa”, di Beppe Casales. È un lavoro di narrazione tratto da don Milani, con al centro il bidello di una scuola elementare. Dergano invece ha scelto Scamamú, una libreria appena aperta che è anche uno spazio di giochi. Qui sarà di scena lo spettacolo dai 5 anni “Io sono speciale”, sull’importanza della diversità. Senza il contributo di chi agisce sul quartiere, non avremmo conosciuto questi luoghi.
Altri spazi degni di nota?
Sono tantissimi, disseminati negli undici quartieri del festival. Cito tra gli altri Nuova Armenia, Rob de Matt, Spazio Polline (spazio polifunzionale all’interno della stazione Nord di Villapizzone), la biblioteca di Maggio, Madama Hostel, e ancora il Mercato Agricolo di Porta Romana. Poi Ligera. E ancora Radici, un bistrot sulla Martesana. La ricerca dei palchi è continua. Forse solo Nolo si è cristallizzato sugli spazi di sempre.
Che spettacoli ci sono in cartellone?
Sono molto variegati. È la cifra del Fringe. La selezione fa seguito a una call effettuata tra novembre e dicembre, cui hanno aderito 271 compagnie. Abbiamo scelto 16 spettacoli, che si ripeteranno per cinque sere consecutive e saranno valutati dal pubblico. Il vincitore sarà in stagione il prossimo anno all’Elfo Puccini. Proprio tra qualche giorno, all’Elfo, tra il 29 maggio e il 2 giugno, sarà di scena “Fag/Stag. Amici di genere”, regia di Gabriele Colferai, vincitore del Fringe 2022.
Avremo stand up, monologhi femminili, spettacoli drammatici o su tematiche sociali come l’Alzheimer o la raccolta di pomodori in un paese del Sud. Ci saranno lavori esistenziali che trattano il rapporto madri-figlie, oppure di narrazione pura e semplice.
Qualche titolo?
Avremo spettacoli in inglese come “BE Comedy UK”, nell’Anfiteatro di via Russo, tagliente stand up con Xhuliano Dule e Tiziano La Bella. Sempre in inglese, senza sovratitoli, ci sarà “Climb” di Duane Forrest, cantautore canadese di origine giamaicana che ha partecipato ai Fringe di Toronto ed Edimburgo. Non mancheranno il teatro-canzone e spettacoli per bambini, anche piccolissimi, come quelli da zero a sei mesi all’Hub Baggio. A Dergano ci saranno gli artisti di strada. Spettacoli itineranti aiuteranno a conoscere i quartieri di Villapizzone e Gorla. Nel parcheggio sotterraneo dell’Hotel Ramada, a Nolo, ci sarà poi uno spettacolo per uno spettatore solo. Si intitola “La stanza”, ed è stato ideato dalla regista Alba Porto. Dotato di visore per realtà virtuale, lo spettatore sarà catapultato nella memoria storica di una ragazza della Torino degli anni Settanta.
C’è una bussola per orientarsi fra tutti questi eventi?
Occorrerà guardare la mappa, il programma e buttarsi nella mischia. Ma bisognerà soprattutto farsi guidare dall’istinto e dalla curiosità. Non si tratta in partenza di artisti famosi. Ma chiediamo al pubblico di darci fiducia. Abbiamo già lanciato artisti come Niccolò Fettarappa, Angelo Campolo e Lorenzo Maragoni con il suo poetry slam. Occorre fermarsi e annusare ciò che avviene.
E i costi?
La stragrande maggioranza degli spettacoli è a ingresso libero. Ma occhio: alcuni stanno andando già verso il tutto esaurito.
Come siete riusciti a organizzare tutto ciò, mancando degli incassi al botteghino?
Il rapporto con le istituzioni è diventato via via più intenso. Facciamo leva sull’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, che dimostra grande interesse per la nostra azione. Abbiamo ricevuto i complimenti sia dell’assessore Tommaso Sacchi, sia del sindaco Sala. Del resto era proprio questo un obiettivo dell’attuale giunta: dare vitalità ai quartieri fuori dal Municipio Uno. Abbiamo un bellissimo rapporto con Fondazione Cariplo, che ci sostiene e manifesta un interesse notevole. Infine contiamo da quest’anno sul sostegno di Regione Lombardia e dell’Istituto per il Credito Sportivo.
Insomma, il giocattolo FringeMI non si rompe. Anzi, rilancia.
La certezza che non si rompa non è mai assoluta, come non è assoluta la certezza dei fondi, trattandosi di una manifestazione quasi del tutto gratuita. Ma a scongiurare i rischi è la gradualità della crescita.
Obiettivi futuri?
Continuare a crescere fino a coinvolgere tutti gli 88 quartieri di Milano. Per confermarci come la manifestazione di teatro indipendente più importante d’Italia.
Su che basi?
La volontà, il divertimento, il lavoro.
Altre particolarità?
Il fatto che stiamo attrezzando un percorso d’accessibilità per gli spettatori diversamente abili. Anche qui stiamo procedendo a piccoli passi. Ma abbiamo messo a punto una partnership con Fedora per gli spettatori con disabilità uditiva. L’8 giugno, alla Fondazione AEM, lo spettacolo “I danni del pomodoro” potrà valersi sia di un interprete LIS, sia di particolari sovratitoli per gli spettatori sordi non segnanti. Invece lo spettacolo “Romeo e Giulietta” (in doppia replica il 6 giugno alle ore 19 e alle 21.30) vedrà gli spettatori vedenti e non vedenti seduti e bendati di modo che la percezione avvenga per tutti attraverso parole, suoni e rumori.
Quali sono i rapporti con i teatri del territorio e gli altri Fringe?
Abbiamo costituito un network per relazionarci non solo con l’Elfo Puccini, ma anche con altre realtà come il Teatro della Tosse a Genova, l’associazione Retablo che gestisce alcuni teatri del Cremonese, il Teatro Trastevere di Roma, il Teatro a l’Avogaria di Venezia, e FuoriTraccia, che porta il teatro in luoghi inconsueti della Brianza. Siamo inoltre in relazione con i Fringe Festival di Torino, Salonicco e Istanbul. L’accordo è che queste realtà potranno inserire nella loro programmazione spettacoli del nostro Fringe.
Cos’altro aggiungere?
La nostra preoccupazione per la sostenibilità. Abbiamo ridotto del 90% l’uso di carta. Non stamperemo programmi, ma solo locandine per i palchi e segnalibri, peraltro in carta riciclata. In ogni palco, poi, ilVespaio, start up per la produzione di merchandising a partire dagli scarti, creerà delle installazioni di color fucsia derivate dalla trasformazione virtuosa di tappi di plastica Anche i giunti che tengono insieme le strutture degli allestimenti saranno frutto di questo riciclo. E dopo il festival, saranno riutilizzati per altri allestimenti.
Non resta dunque che prenotare!