Nicola di Chio e Miriam Selima Fieno presentano lo spettacolo che vede protagonisti due giovani, Giorgia e Abdo, raccontare le rispettive storie
Quando la serata non si conclude con l’accensione delle luci di sala, ma genera un dialogo aperto e spontaneo in cui artisti e spettatori mettono in comune riflessioni, dubbi ed esperienze, persino imbarazzi per un imprevisto problema tecnico, quando il pubblico si trattiene in sala a fine spettacolo e fatica ad avviarsi all’uscita, quando gli applausi si ripetono a più riprese anche durante il dibattito e, alle reazioni commosse, si aggiunge il desiderio da parte dei giovani in sala di conoscere, capire, scegliere quale adulto diventare, allora ci si trova di fronte a un teatro necessario.
“From Syria: is this a child?”, in scena ieri sera alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, è senza dubbio teatro necessario, così come lo sono le prossime proposte di “Giovani sguardi”, una breve ma preziosa rassegna giunta alla sua seconda edizione, che mette al centro i giovani adulti, le loro storie e il bisogno di essere, non solo spettatori, ma protagonisti del teatro e del loro futuro.
In scena, da stasera al 13 maggio, “Tutto quello che volevo. Storia di una sentenza” del Teatro dell’Elfo, di e con Cinzia Spanò. Venerdì 12 e sabato 13 maggio “Io esco“, un progetto di Babilonia Teatri e La corte ospitale dedicato al tema della casa. E ancora il 12 maggio “Barbie e Ken. Riflessioni su una felicità imposta”, spettacolo della Compagnia Teatro la Fuffa / Fondazione Sat.
“From Syria: is this a child?” nasce da un’idea di Nicola di Chio e Miriam Selima Fieno, che da diversi anni hanno dato il via a un’interessante e personale forma di ricerca teatrale, attraverso spettacoli come “Libia. Back home” e “Fuga dall’Egitto”, tutti accomunati dall’intreccio di vissuti autentici e reali, storie private inserite in contesti storici contemporanei e conflittuali, e il desiderio di documentarli attraverso un linguaggio che attinge, mischiandoli, sia al teatro che al cinema. Un teatro documentario, dunque, spogliato di ogni finzione.
Non personaggi, ma persone, come Giorgia Possekel, una ragazza del 2008 che, non riuscendo a dare una collocazione al proprio dolore in seguito alla separazione dei genitori, sceglie di provare a raccontarlo, o come Abdo Al Naseef Alnoeme, che a soli 11 anni – nel 2011 – si vede improvvisamente privato della propria quotidianità e che, per affrontare la guerra, tuttora in corso, decide di documentarla con il suo smartphone, fino a quando non è costretto anche lui alla fuga. Giorgia e Abdo, alternandosi sul palco, raccontano le loro storie, riordinano i puzzle delle loro vite, racchiuse nei loro cellulari, nelle foto, nei video, nei messaggi.
A un certo punto si incontrano, Giorgia e Abdo: il dolore dell’una commuove l’altro e viceversa, come se non esistessero dolori che possano essere ritenuti più grandi di altri; dipende infatti da come li si vive. È invece scoprire che l’altro o l’altra si mostra interessato al proprio dolore ed è disponibile a ripercorrerne insieme l’origine, che lo rende più accettabile, è capire che anche quel dolore potrebbe aiutarli a scegliere quali adulti diventare.
In scena gli schermi e le telecamere abbondano. Due monitor ai lati del proscenio e un telo per le proiezioni sul fondale proiettano varie immagini, spesso in contemporanea, moltiplicando i punti di vista. Alcuni contributi video sono registrati, come l’intervista alla nonna di Giorgia o alcune scene di guerra in Siria; la maggior parte delle immagini è però ripresa in diretta. A manovrare le telecamere sul palco sono infatti i bravissimi Giorgia e Abdo.
Su un lungo tavolo da lavoro, due miniature ritraggono le case d’infanzia dei due ragazzi, la loro perduta felicità passata. La casa di Abdo è ormai ridotta a un cumulo di macerie.
Ma da dove nasce il conflitto in Siria? Abdo e Giorgia provano a ripercorrere la storia complessa e martoriata del Medioriente, attraverso un breve excursus geopolitico, con l’ausilio di cartine geografiche su cui posizionano via via bandierine, nomi e ritratti, per segnalare guerre di interessi e di potere.
Giorgia e Abdo non sono degli attori, nel senso che non hanno studiato recitazione. Giorgia si assenta da scuola per raccontare la propria storia, Abdo chiede ferie al lavoro. Giorgia e Abdo hanno però voglia di capire, e per farlo hanno bisogno di parlarsi e di parlare a chi li voglia ascoltare.
Miriam Selima Fieno e Nicola di Chio li stanno accompagnando in questo percorso, in costante trasformazione, offrendo loro il contesto e il modo di farlo, un’occasione per orientarsi nella vita, per costruire un dialogo, che è l’unico antidoto alla guerra.
FROM SYRIA: IS THIS A CHILD?
Tieffe Teatro Menotti, Bottega degli Apocrifi
concept e regia Nicola di Chio, Miriam Selima Fieno
in scena Giorgia Possekel, Abdo Al Naseef Alnoeme
drammaturgia Miriam Selima Fieno
scenografia virtuale e light design Maria Elena Fusacchia
videomaking Nicola Di Chio, Miriam Selima Fieno, Abdo Al Naseef Alnoeme, Giorgia Possekel
video di archivio Hazem Alhamwy
realizzazione miniature Ilenia Lella Fieno
tecnica audio Antonello Ruzzini
con il sostegno di CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin, Qui e Ora Residenza Teatrale, Teatro Giovani Teatro Pirata / AMAT,
L’ Arboreto Teatro Dimora di Mondaino, Zona K
in collaborazione con Mishwar Ong
vincitore Premio YOUNG&KIDS 2022 FIT Festival Lugano
menzione Premio Scenario Infanzia 2020
vincitore Bando Alte Marche Creative 2021
durata: 60′ circa
applausi del pubblico: 3′
Visto a Torino, Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, il 5 maggio 2023