Un ritorno alla parola, al gesto e all’ironia. “Gabbato lo Santo”, spettacolo degli Omini in scena la scorsa settimana al Teatro della Tosse di Genova, è un concentrato di vita e teatro.
Tornati sulla scena genovese per volere del pubblico, che li ha votati e resi vincitori l’anno passato della prima rassegna ligure dedicata al Premio Scenario, la compagnia propone un nuovo progetto di ricerca. L’attore si fa specchio dell’umanità e sul palco porta lo storto, l’assurdo e il vano del nostro essere uomini, anzi, omini.
Scene surreali si animano in una conversazione possibile tra Beckett e Ionesco, che si scopre invece quotidiana. Nel vortice di eventi sconclusionati riscopriamo i nostri amici, i nostri parenti, noi stessi.
L’ironia, dote assai rara, difficilmente trova lo spessore che merita: “Una risata sistemata al punto giusto può bastare davvero a seppellirli tutti” sostiene Dario Fo. In questa pièce accade proprio questo, e ad esser sepolto è il Belpaese con i suoi luoghi comuni.
Il progetto dei quattro giovani attori-registi-scrittori, Riccardo Goretti, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini, non a caso toscani, è il risultato di uno studio antropologico in continua evoluzione. Partendo dal tema del “giorno di festa” gli Omini hanno intervistato, osservato e rielaborato la materia umana in un marasma di vita di piazza e surrealismo. Ogni città toccata dallo spettacolo è sottoposta ad esame e il testo, in costante crescita, si arricchisce di spunti satirici a ritmo battente. Gli Omini travolgono in continui spiazzamenti: ci si ritrova ad un funerale, con tanto di cero elettrico in mano; si è partecipi all’estrazione della lotteria e si arriva ad annientare ogni barriera bevendo birra e fumando sigarette, offerte dagli stessi attori improvvisati venditori da piazza, col proprio vicino, di fronte ad una scena erotico-trash.
La vita è raccontata con tocco leggero, divertente, senza perdere per questo dati serissimi e riferimenti niente affatto casuali. Rinasce sul palco il teatro di ricerca attraverso una graffiante ironia e una grandissima padronanza dello spazio, del corpo e dei tempi comici.
Attraverso l’uso di assurdi oggetti di scena, tra cui il robottino Emiglio che scatta fotografie a platea ed attori, gli Omini riescono a creare una comunicazione umana: è qui è la loro forza. La risata si fa comunitaria e catartica e, inaspettatamente, ci si ritrova tutti ugualmente partecipi a ridere insieme di se stessi. Tutti legati dallo stesso destino di omini. “…siamo tutti soli, siamo tutti diversi, siamo tutti Omini…”.
GABBATO LO SANTO
di e con: Riccardo Goretti, Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini
produzione: Gli Omini
durata: 1 h 25’
applausi del pubblico: 2’ 10’’
Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 7 maggio 2009