Il teatro contemporaneo, dopo il periodo di grande rottura e sviluppo culturale degli anni ’70, per molti aspetti sta ora vivendo un momento di stallo. Uno stallo particolare, che dona comunque spazio e finanziamenti a chi il teatro lo fa proprio da quel periodo, mentre offre poca visibilità, scarsi spazi e poche risorse economiche a quella categoria tanto esaltata in passato: i giovani artisti e sperimentatori teatrali che, a differenza dei loro padri artistici, all’epoca dei loro esordi spesso autodidatti, già vantano curricula spesso assai densi di formazione e collaborazioni.
E’ un po’ quanto succede anche ai fondatori della Compagnia Garofoli/Nexus nata nel 2012: giovani, dalla formazione invidiabile, creativi e sperimentatori.
Lei, Laura Garofoli, arriva dalla formazione accademica (l’Accademia Ribalte di Enzo Garinei e quella di Corrado Pani), ha partecipato a numerosi seminari tra cui uno con Luca Ronconi, e ha affiancato partecipazioni televisive e cinematografiche al costante lavoro teatrale.
Lui, Nexus, dottorando presso il Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo di Roma Tre e ricercatore sui media, è performer e ballerino di break dance dal 1998, attività che lo ha reso parte della crew Urban Force, con cui ottiene vittorie e piazzamenti di prestigio alle più importanti competizioni nazionali e internazionali, ma vanta anche una carriera da ballerino solista e assistente coreografo nella compagnia di danza Botega, cui affianca l’attività di insegnante, giudice e ballerino di break dance.
Dal 2011 scrive e dirige performance e corti teatrali che combinano street dance, teatro e video arte.
La sperimentazione è l’humus di questa compagnia, che per sua natura predilige la contaminazione fra le diverse arti, concentrandosi sulla convergenza fra teatro, street dance e media art. A partire dal primo spettacolo, “L’ombra”, la compagnia produce poi le performance “Break To The Future”, “ROM” e “Ciak si Brekka!”, mentre dal 2014, in collaborazione con il Csoa Spartaco, promuove la rassegna teatrale autogestita Detriti. Il penultimo lavoro della compagnia è “L come Alice”, spettacolo di teatro e video arte ispirato ai testi di Lewis Carroll e Antonin Artaud.
Ma è l’ultimo spettacolo, “Giorgio”, andato da poco in scena a Roma, a meritare una particolare attenzione.
Scritto da Nexus, racconta il suo rapporto con il padre scomparso per malattia. Il testo era stato inizialmente pensato come reading per un altro attore. Ma l’intensità delle parole hanno invece convinto Laura Garofoli a scegliere proprio Nexus come unico protagonista e performer in scena. Non solo per il legame affettivo con la narrazione, ma anche per le soluzioni performative che il regista danzatore poteva utilizzare in scena.
La Garofoli si è occupata per la prima volta solo di regia, con il sostegno di Claudia Salvatore e il disegno scenografico di Andrea Simonetti, dalle ingegnose soluzioni pratiche e dalla gradevole percezione visiva.
“Giorgio” si serve di un linguaggio ibrido fatto di teatro di parola, performance e installazione per raccontare l’iniziazione alla vita adulta e l’ingresso della società italiana nel nuovo millennio. Questa narrazione “epica” si sviluppa attraverso diversi quadri tematici, ognuno dei quali mette in scena conflitti personali e collettivi: l’iniziazione al cinema e ai videogames della generazione anni Ottanta, i mutamenti avvenuti a Terni, città natale dell’autore, fra passione per il volo e la montagna del padre, fino allo scontro con la malattia e la morte.
Il testo indaga con tono brillante il ruolo della funzione paterna, attraverso un racconto che segue i percorsi del ricordo, non sempre lineari ma dettati dagli stati emotivi, muovendosi da Roger Rabbit e battute di caccia alla paura e alla noia delle gare di moto, tute acetate e cappelli da cacciatore, le lunghe passeggiate nei boschi, la musica rap, la disubbedienza giovanile, le cuffie alle orecchie e gli allenamenti in strada.
I media sono protagonisti della scena. Quelli degli anni ’90, analogici, ingombranti e dalla qualità unica e inconfondibile: proiettore di diapositive, piccola tv in bianco e nero con tubo catodico, videocassette giganti, walkman, stereo e audiocassette.
La ricerca negli archivi di famiglia ha creato un percorso di ricordi e immagini archetipiche che non possono non toccare l’intimo dello spettatore. Non solo uno spettatore adulto, che magari quei ricordi li rivive, ma anche giovane e giovanissimo, perchè come in ogni narrazione epica lo spettacolo si avvale di assoluti emotivi e sensitivi. Il ricordo del padre non cede però mai alla struggente malinconia autoreferenziale, ma accompagna con dolcezza il racconto di un’epoca e del passaggio storico e generazionale che, attraverso la brillante ironia, riguarda tutti.
Una riuscita drammaturgia, inaspettata, così come l’altrettanto inaspettata bravura attoriale del danzatore Nexus.
Questo senso di positiva sorpresa ha in qualche modo caratterizzato il lungo applauso finale. Lo spettatore si sorprende della qualità professionale di una compagnia ancora agli esordi, almeno dal punto di vista mediatico, che vive come tante altre compagnie la difficoltà di autoprodursi, vendersi e promuoversi.
Lo spettatore curioso e amante delle sorprese dovrebbe allora guardare più spesso i cartelloni di quei pochi teatri, come in questo caso lo Studio Uno di Roma, che tentano programmazioni coraggiose, al di là dei grandi nomi fin troppo noti.
Giorgio
di e con Nexus
aiuto regia Laura Garofoli, Claudia Salvatore
scenografia Andrea Simonetti
costumi Mariagrazia Toccaceli
durata: 1h
applausi del pubblico: 4’
Visto a Roma, Teatro Studio Uno, il 10 dicembre 2016