Monica Demuru e Roberto Abbiati diventano gli intramontabili Winnie e Willie di Samuel Beckett
Dal 20 al 22 aprile scorsi l’étoile Alessandra Ferri è andata in scena al Piccolo di Milano con “Heure Exquise”, trasposizione di Maurice Béjart in chiave tersicorea di «Giorni Felici», che il famoso coreografo aveva immaginato per Carla Fracci, a testimonianza di un testo, quello del drammaturgo irlandese, che non perde smalto col passare degli anni.
Anche la compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa propone in questi giorni a Torino “Happy days in Marcido’s field” dal testo di Beckett, nella loro storica versione che vedeva protagonista Maria Luisa Abate, accanto ad una nuova versione con protagonista Paolo Oricco (se ne parlerà su Klp prossimamente).
E così, a Rosignano Solvay, qualche settimana fa, dopo il debutto al Metastasio di Prato che lo produce, è stato invece Massimiliano Civica a presentare la sua versione della pièce, con protagonisti Roberto Abbiati, che firma anche la scenografia, e Monica Demuru.
La trama è nota, e la accenniamo quindi solo brevemente attraverso le parole dello stesso Civica: “Una donna è sepolta dentro un monticello di sabbia, prima fino al busto, poi fino al collo. Suo marito vive in una cavità del cumolo di sabbia, alle spalle della moglie. Lo spettacolo inizia, la donna si sveglia al suono di un campanello, sorride e dice: “Un altro giorno divino”. E affronta una nuova giornata, provando a cavarsela e ad essere felice, come facciamo tutti”.
Partiamo con qualche annotazione sul pubblico presente in sala: alla fine del primo atto non sono in pochi a rumoreggiare e addirittura un piccolo numero di spettatori arriva ad andarsene. Lo riportiamo perché anche il pubblico ha la sua parte. Forse potremmo dire che è un pubblico non “formato”, come in molti amano dire, o che è il solito pubblico di abbonati, affezionato a personaggi che vengono dal mondo televisivo. E forse è tutto un po’ vero. Magari è vero anche che si aspettavano un classicone, e non lo è, così come forse è probabile che il lavoro sia per certi versi faticoso nel suo evolversi.
Civica sostiene, nelle note di presentazione dello spettacolo, che “se Winnie non fosse sepolta in quel monticello di sabbia, “Giorni felici” potrebbe benissimo essere una commedia all’italiana sulla vita di coppia”: un’annotazione facilmente intuibile durante la visione dello spettacolo.
E infatti non ci vuole molto perché emerga la direzione che il regista vuole imprimere alla messinscena, soprattutto osservando l’interpretazione di Monica Demuru. Un’interpretazione che rivela in modo evidente la mano registica. Azzardo a dire che forse è la prima volta che accade, perché in realtà Civica non sembrava dare, nei lavori precedenti, questa sensazione – ossia la tendenza a plasmare l’attore secondo i propri dettami d’interpretazione. Il suo fare teatro ha semmai compiuto un’evoluzione, lavoro dopo lavoro, verso un maggiore “libertà” in scena.
Tuttavia la mano di cui parlavamo si dimostra in questo caso forse troppo cerebrale, pensata, troppo studiata a tavolino, e mira a raggiungere il suo scopo tenendo tutto sotto controllo, con esiti non sempre “felici”, come i giorni del famoso titolo. E si sa, ciò che è eccessivamente cerebrale può finire col diventare un po’ ridondante, a tratti faticoso.
Civica ha comunque dalla sua la scelta di due bravi attori e di una scenografia riuscita. Monica Demuru è una Winnie tenera, seppur petulante, nel suo anelito quotidiano alla felicità. Ha mantenuto, col passare degli anni, un forte legame nei confronti del suo Willie – un Roberto Abbiati che, celato per tutta la messinscena dietro l’imponente monte di sabbia, fa la sua “vera” apparizione solo negli ultimi minuti: è questa la scena più riuscita di un lavoro che, soprattutto nel secondo atto, rischia di essere a tratti monocromatico.
GIORNI FELICI
di Samuel Beckett
traduzione di Carlo Fruttero
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Roberto Abbiati e Monica Demuru
scene Roberto Abbiati
costumi Daniela Salernitano
luci Gianni Staropoli
produzione Teatro Metastasio di Prato
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′
Visto a Rosignano Solvay (LI), Teatro Solvay, il 7 aprile 2022