L’apocalisse rimandata. Giulio Cavalli voce ‘catastrofica’ di Dario Fo e Franca Rame

Giulio Cavalli
Giulio Cavalli
Giulio Cavalli in ‘L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe’ (photo: teatrofestivalitalia.it)

Non aspettatevi uno spettacolo tradizionale, né banale satira politica. “L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe”, versione teatrale realizzata da Dario Fo e Franca Rame dell’omonimo romanzo, è tutt’altro.
Giulio Cavalli, giovane regista che cura adattamento, interpretazione e regia del testo, se ne fa portavoce in scena, sottoforma di giullare in bretelle, nuovo Saviano del Nord, precisamente di Lodi; nuovo Beppe Grillo dall’ironia manierata e più elegante ma altrettanto violenta, cultore del gruppo dei “senza peli sulla lingua” o dei “lingua vorace e verace”.

A metà tra Bagaglino e Zelig, nello suo personale stile giornalistico-teatrale di più alta fattura, con una recitazione zoppicante all’inizio ma violentemente angosciante alla fine, Cavalli rompe le scatole un po’ a tutti, se così si può dire, e non a caso recita con la scorta di “gorilloni” sotto il palcoscenico. Il moderno giullare della catastrofe viene ascoltato in quanto tale, reso ironico per camuffarne gravità e pesantezza di parola, ma sottoforma di “buffone” colpisce il pubblico con apparente leggerezza.
Su una scena che si riempie della sua loquacità azzardata e violenta, alle spalle un macchinario simbolo della Terra ansimante, e uno schermo su cui passano dipinti, acquerelli e schizzi a sottolineare l’incessante accavallarsi degli scabrosi argomenti da toccare, il Teatro Augusteo apre le porte a questa prima assoluta, presentata all’interno del Napoli Teatro Festival Italia.

Cavalli, “teatrante d’inchiesta”, dopo lavori come “Linate, 8 ottobre 2001”, “Bambini a dondolo”, “Do ut des”, arriva sulla scena partenopea con un argomento importante: l’inquinamento, base per poi toccare anche altre tematiche.
Dopo una prima parte in cui immagina un’ironica conversazione tra il nuovo presidente degli Stati Uniti e il presidente del Consiglio italiano, si arriva al nodo fondamentale della questione, passando dalla ricerche scientifiche alla Fiat, dalla Chiesa ai complotti petroliferi che mantengono in piedi la vita di miliardi di uomini, fino alla corruzione politica.
Non si tratta di un monito ma di constatazione: l’apocalisse è rimandata più volte, ne siamo sempre sull’orlo, ma la Terra sopravvive e ricomincia ogni volta, sempre più sbilenca e malandata.
E se invece ci trovassimo già dentro la catastrofe? E se invece un ritorno all’essenza primitiva della vita portasse ad un nuovo inizio? Non è una nuova speranza ma la beffarda consapevolezza di che fine faremo. E mentre il giullare ride e fa ridere amaramente chi tra il pubblico ha ancora voglia di farlo, la sua loquacità diventa più violenta quando affronta la questione dei rifiuti in Campania: e qui escono i nomi.
In quest’inchiesta Cavalli si è affiancato alle indagini del giornalista de L’Espresso, Emiliano Fittitpaldi, inizialmente previsto in scena, idea poi tralasciata per non rallentare il climax terribile del discorso.
Ecco allora che, dopo il fiume in piena che angoscia e riversa rabbia, all’improvviso le luci si spengono, e Cavalli fugge tra le quinte.
Il pubblico rimane schiaffeggiato. Le molte teste che assentivano o dissentivano i discorsi del giullare possono alzarsi, tornando a quella vita che fa della Terra – ansimante e morente – la normalità.

L’apocalisse rimandata ovvero Benvenuta catastrofe

versione teatrale di: Dario Fo e Franca Rame
adattamento, regia e interpretazione: Giulio Cavalli
coproduzione: Napoli Teatro Festival Italia, Bottega dei mestieri teatrali in collaborazione con Next-Regione Lombardia
regista collaboratore: Fabio Francione
durata: 1 h 10′
applausi del pubblico: 1′

Visto a Napoli, Teatro Augusteo, il 10 giugno 2009
Napoli Teatro Festival Italia

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