Dopo Verona, Padova, Venezia e Belluno, quest’anno, dal 10 al 13 settembre, è stata la palladiana Vicenza ad accogliere la quinta edizione di Sguardi, festa/vetrina del teatro e della danza contemporanei del Veneto, la manifestazione ideata dall’associazione PPTV (Produttori Professionali Teatrali Veneti) nata nel 2002 al fine di riunire le compagnie venete di produzione.
Novità essenziale di quest’anno è stato l’arrivo nell’organizzazione di A.R.CODanza (Associazione Regionale delle Compagnie di Danza) che ha reso oltremodo interessante per gli operatori la vetrina, immettendovi anche la danza, oltre che il teatro in tutte le sue forme.
L’organizzazione dell’edizione vicentina del progetto è stata affidata quest’anno a Theama Teatro con la collaborazione di Ensemble Vicenza Teatro, che ha posto gli spettacoli in diversi teatri e sale della città e anche in alcuni caratteristici luoghi storici della bella città veneta, oltre che al Teatro Verdi di Costabissara.
Gli spettacoli, così come gli studi e le anteprime teatrali, sono stati scelti da una commissione artistica presieduta da Andrea Porcheddu, alla sua ultima volta in questo ruolo.
La manifestazione ha avuto inizio con una tavola rotonda pomeridiana dedicata a “Lo stato dell’arte: nuovo decreto e prospettive future”, occasione per confrontarsi sulle molte ombre e le poche luci della grande riforma del settore teatrale che sta per essere messa in atto.
L’apertura della manifestazione alla danza ha permesso agli operatori di osservare da vicino molte delle numerose realtà che in questo ambito agiscono nel Veneto. Senz’altro un’apertura positiva, anche se a nostro avviso bisognerebbe, anche qui come per il teatro, fare una scelta più oculata degli spettacoli da proporre.
Sensazione comune di tutti gli spettacoli di danza, anche dei più riusciti, è stato infatti l’eccessivo bisogno, da parte degli artisti, di mostrare l’indubbia capacità delle tecniche coreografiche acquisite, ampliando così a dismisura la lunghezza degli spettacoli, e troppe volte utilizzando una drammaturgia che riesce poco ad incidere nel risultato espressivo generale dei lavori presentati.
Lo spettacolo più interessante visto nei nostri tre giorni di festival è stato comunque proprio uno spettacolo di danza rivolto a tutte le età.
“Naveneva. Tante mila storie sopra i mari”, della compagnia Naturalis Labor con la regia di Silvia Bertoncelli, immette in modo sapiente il teatro di figura in un lavoro in cui scena e oggetti si sposano perfettamente ad una drammaturgia dell’immagine e dei movimenti sempre evocativa davvero notevole.
Sulle musiche originali di Paolo Ottoboni, in un universo marino ricreato da Antonio Panzuto con i costumi di Lucia Lapolla, si muovono tre performer, due donne ed un uomo, Silvia Bertoncelli, Chiara Guglielmi e Paolo Ottoboni che cura anche le musiche e le parole che nell’aria accompagnano lo spettatore nel suo viaggio sulla nave dell’immaginazione: “Na’ veniva e volava velando nel vento, volendo.Vivendo vagava virando veloce. Leva la vela.Vale la leva. Lava la vela. Vela la lava. Na’ veniva e vedeva a levante sul viso diviso vibrante di gocce velato il vestito. Leva la vela.Vale la leva. Vela di lino. Luna di lana”.
E’ in quest’atmosfera di suggestiva evocazione, intrisa anche di ironia, che rivivono marinai, pirati, sirene, gabbiani, pesci, pescatori e perfino giocatori di golf.
Di forte risalto, sempre nel campo della danza, anche “Camping Paradise”, coreografato da Laura Corradi, su musiche originali di Fabio Basile, nell’allestimento scenico di Alberta Finocchiaro, prodotto da Ersiliadanza.
Qui una donna, Midori Watanabe, che ha deciso di passare un lungo weekend in completa solitudine in un camping, viene visitata tra il reale e l’onirico da diversi personaggi, tutti danzati da Chiara Guglielmi, che la conducono attraverso sentimenti e atmosfere sempre diversi.
Nel campo sempre della danza abbiamo anche apprezzato i movimenti “composti” dei sette danzatori, su musiche di Pergolesi, di “Presto Lento Presto” della compagnia rodigina Fabula Saltica, e il corto “Annette” in cui Francesca Raineri, ispirandosi alla modella preferita di Alberto Giacometti, attraverso rumori d’atmosfera si dà materia alla forma impercettibilmente “tra quotidiano e artificio, presenza e apparenza”, rimandandoci in qualche modo a Bill Viola.
Ci hanno convinto poco l’omaggio ad Alda Merini di Khorakhanè, “Musa dei Navigli”, in cui i topoi della sua vita e del suo immaginario sono resi in modo stereotipato e sconnesso, e “Made in Italy” di Tocnadanza, dove il tappeto musicale scelto per rappresentare il nostro Paese è troppo vario e composito per diventare realmente espressivo.
Tra le offerte più propriamente teatrali, poche in verità le proposte che ci hanno totalmente “catturato”. Abbiamo trovato buone suggestioni in “Ballata per Venezia. Dialogo armato tra una donna e un violoncello” del collettivo DOYOUDaDA e in “Tomato Soap” di Manimotò, prodotto da Questa nave, dove Ariela Maggi e Giulio Canestrelli diventano due pupazzi, scambiandosi di sesso, per affrontare in modo nuovo il tema della violenza domestica, mentre i pur encomiabili ragazzi di Malmadur sono ancora troppo immaturi per affrontare i compositi e complessi personaggi de “L’opera del mendicante” di John Gay.
Più felicità inventiva abbiamo trovato nei corti. Due assai interessanti visti a Vicenza sono “Che ne dici di venirmi a salvare?” di Teatro Scientifico, diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa, gustosissimo corteggiamento amoroso su testi di Guido Catalano, surreale certo, ma nello stesso tempo, attraverso un linguaggio in qualche modo barocco, rappresentativo dei rapporti che oggi intercorrono tra i giovanissimi.
L’altro è “E 9841-Rukelie”, di Gianmarco Busetto, regista della compagnia Farmacia Zoo:è, opera insolitamente, eminentemente visiva, ispirata alla figura del boxeur Johann «Rukelie» Trollman, campione discriminato dalla dittatura nazista nel Terzo Reich, di cui vorremmo vedere il compimento.
Tra le proposte di teatro ragazzi ci piace ricordare l’incontro con una compagnia che nel nostro percorso pluriennale non avevamo visitato, Theama Teatro, che reinventa con leggerezza ed ironia la fiaba che sta alla base del famoso balletto di Ciaikowskij “Il Lago dei cigni”, facendone un percorso di formazione. Al centro dell’azione vi è la giovane Odette che, accudita dalla malvagia (forse qui troppo poco malvagia) Odile, a causa di un sortilegio di giorno si trasforma in cigno.
Un giorno Odette, per incontrare il suo principe, qui interpretato in modo seducente ma anche ironicamente un po’ goffo da Alessandro Niero, incontrerà nella foresta alcune creature che l’aiuteranno a proseguire nella giusta direzione, soprattutto umana.
Uno spettacolo su drammaturgia di Aristide Genovese e Piergiorgio Piccoli, semplice e di buona fattura, che utilizza la danza e il teatro di figura in modo seducente.
Tra le altre cose da ricordare di questa edizione di Sguardi vorremmo segnalare “Un altro sguardo”, la rivisitazione itinerante all’interno della basilica palladiana condotta da Carlo Presotto, la cena- spettacolo “Circo Soufflé” di Pantakin Circo Teatro, “Parliamo d’altro”, il piccolo frammento del dialogo tra madre e figlia diretto da Maura Pettoruso, e l’esilarante assaggio di “Radio Garage Rock” coprodotto con Barabao Teatro dai sempre verdi Giorgio Donati Jacob Olesen e Ted Keijser.