La Santarcangelo pensata da Enrico Casagrande per la 40^ edizione del festival (9-18 luglio) è una Santarcangelo che va oltre il linguaggio della scena, per incontrare, incontrarsi, in un altrove dai contorni in movimento.
Pensare alla forma del festival significa, infatti, pensare ad un’architettura per la città, all’organizzazione logica di uno spazio e dei suoi contenuti. Chi passeggia per Santarcangelo alza gli occhi e vede finestre di palazzi d’inizio Novecento illuminate da animazioni video; chi entra nelle grotte pubbliche di cui il territorio è ricco si imbatte in installazioni video con riprese effettuate in grandi metropoli, come Berlino, che vengono animate, modificate e traslate di tempo e significato.
In questo scenario, pensare l’avanti significa anche guardarsi indietro, rivedendo quello che si è stati ma senza sfumature di inutile nostalgia, quanto piuttosto cercando di ricostruire una memoria che vada oltre l’oleografico, per dar senso al filo rosso.
Ne discuto con Stefano “Bisu” Bisucci, incaricato dalla direzione artistica di montare una serie di contributi video ricavati dall’archivio filmato del festival, recuperandoli da un patrimonio di immagini unico, una scia di fotogrammi lunga quarant’anni. Seduti al Bar Centrale di piazza Ganganelli mi racconta di come nella sua memoria, giusto per dire di un ricordo distorto, la città era popolata da hippies solo negli anni ’70 e che, con gli ’80, tutto era un po’ cambiato. Invece, lavorando sui filmati, ha pescato immagini di allegre comunità di freakettoni festanti, in libero bivacco fino a fine anni ’80: “Vedi, in fondo la memoria è, il più delle volte, artificiosa – riflette, mettendo mano al bicchiere di acqua frizzante – Quello che si ricorda non è frutto di una memoria effettiva ma, in molti casi, immaginata. Ricordiamo quello che vorremmo ricordare, quello che ci piecerebbe fosse stato più di ciò che è stato veramente”.
Recuperare la memoria di uno dei luogi mondiali del teatro, fermare gli istanti di questa teatralità sfuggente, diventa un atto di teatralità esso stesso. Ecco perché l’operazione realizzata da Gob Squad, collettivo di video artisti e performer anglo-tedeschi con base a Berlino – ospiti nei primi giorni di Santarcangelo 40 – ha, in questo contesto, un senso preciso.
Cosa fanno durante il loro spettacolo? Niente.
Il pubblico raccolto alle 22,30 all’entrata del Supercinema li vede arrivare in mutande, li accoglie fra due ali festanti, con coriandoli e piccoli petardi di incoraggiamento. Presentati come gli eroi della patria da una loro collaboratrice, passano come reduci da una coronoscalata di montagna sotto uno striscione con la scritta “The End“ posto all’entrata del cinema. Dopo di che il pubblico viene fatto entrare ad assistere alla loro performance.
Cosa fanno durante lo spettacolo? Niente.
Hanno infatti già realizzato tutto nell’ora precedente. Alle 21,30 fanno partire i loro orologi in sincrono precisissimo, e poi via nella notte della città con quattro telecamere accese in modalità Super Night Shot (quella che permette la visione notturna, per capirci, e titolo dello spettacolo) e lì ognuno per sé crea un piccolo plot a cui ciascuno collabora con compiti in apparenza diversi, ma che trovano magica unità quando i quattro spezzoni realizzati da ogni performer vengono proiettati uno di fianco all’altro sullo schermo della sala.
Una visione quadripartita, di una cosa che c’è già stata: il resoconto di quello che è appena avvenuto nell’ora precedente, senza filtri, senza manipolazioni, e con l’abilità dei quattro, in momenti prestabiliti al centesimo di secondo, di fare alcune cose in sincrono.
Durante la loro ora in giro per il paese, ad esempio, dopo un quarto d’ora i quattro ballano, ognuno in un angolo diverso della città, un comico tip tap con ombrello aperto nell’afa più totale; e dopo mezz’ora (seguendo un orario prestabilito al secondo) ognuno intona una strofa di rap su Santarcangelo.
La magia del tutto sta nel fatto che, quando i video partono in contemporanea alle 22,35, le strofe di rap si susseguono come fossero una canzone intera, e il tip tap diventa un poetico momento collettivo di distonia refrigerante, in un’aria che il pubblico appena entrato in sala ricorda di essersi lasciato dietro caldissima e impregnata di aroma di piada.
Ecco così che questo spettacolo – nonostante il plot alla fine sia poco più che niente, e l’espediente si scopra quasi subito – diverte e coinvolge perché riesce a trasformare una comunità nei protagonisti, neanche tanto involontari, di una fiaba, grazie all’intervento estemporaneo della funzione creativa, del momento creatore.
Questo in fondo è ciò che fa il festival a Santarcangelo, quello che volevano Enrico Casagrande e la direzione artistica. Lo spettatore “coraggioso” dell’edizione 40 non potrà essere solamente ricordato per quello che non era, in una memoria sfumata da ricordi immaginari. Sarà ricordato per quello che è stato, per quello che ha fatto per prendere parte, con un po’ di incoscienza e coraggio, ad un’operazione che – prima ancora d’avere un valore artistico – ne ha uno purificatore e catartico per l’anima: riabituare il nostro sensibile martoriato dall’omologazione a creare, ad essere protagonista dello spazio che si vuole, della vita che si sogna, della fiaba che vogliamo ci venga raccontata; sfidando l’orco del pensiero unico e accogliendo fra coriandoli e petardi quattro buontemponi in mutande con le telecamere in mano, a riprenderci accalcati ad aspettare Bartali, scalpitando sui nostri sandali, parte di un film di cui siamo stati attori protagonisti, per un finale che una volta tanto, anche se scontato, ci piace applaudire.
Super Night Shot
una creazione di Gob Squad
progettata da Johanna Freiburg, Sean Patten, Elyce Semenec, Berit Stumpf, Sarah Thom, Bastian Trost, Simon Will
con: Ilia Papatheodorou, Mat Hand, Sean Patten, Simon Will
musiche dal vivo: Sebastian Bark
sound design: Sebastian Bark, Jeff Mc Grory
organizzazione: Eva Hartmann
cura della tournée: Mat Hand
lo spettacolo è stato commissionato dalla Volksbühne am Rosa-Luxemburg-Platz di Berlino
con il sostegno dell’Arts Council of England East Midlands
durata: 72′
applausi del pubblico: 3′ 43”
Visto a Santarcangelo di Romagna (RN), Teatro SuperCinema, l’11 luglio 2010