Un pianoforte a muro. Un tavolino con bicchieri. Un podio bianco con scale e un divano mobile al centro. Una toeletta da camerino con specchio circolare. Un separé ad angolo rivestito di materiale isolante: sul pavimento una telecamera collegata ad uno schermo che si staglia sul fondo della scena. È rotondo. E rotonda e bianca è anche l’area dell’azione delimitata da un ampio elemento circolare. Un interno noir quasi steampunk, un po’ un circo e un po’ un salotto.
Un abito a pois e una parrucca. Il bianco. Il rosso. Il nero.
È l’allestimento scenico de “Il matrimonio”, la più recente produzione di Koreja – Teatro Stabile di Innovazione del Salento, presentata quest’estate in occasione dell’ultima edizione de Il Teatro dei Luoghi Festival, per la regia di Salvatore Tramacere che ne ha curato anche l’adattamento drammaturgico.
Lo spettacolo – inserito con una mini tournée sul territorio nell’ambito della campagna di sensibilizzazione ed educazione sui temi dell’essere famiglia ‘Colpi di Genio’ promossa dalla Provincia di Lecce – muove dall’incontro non casuale con l’opera di Nikolaj Vasil’evič Gogol del 1842.
L’idea di questo progetto – racconta il regista – nasce dalla frequentazione dei paesi dell’Est, ormai consolidata abitudine nella vita di Koreja. Nel corso dei molti contatti con quella dimensione culturale è nata la possibilità di interloquire con un autore solo apparentemente lontano ma in realtà estremamente vicino al quotidiano della compagnia. Un testo che quasi si è imposto come logica conseguenza di una circostanza e alla cui traduzione ha contribuito Luca Cortina, giovane regista italiano che vive e lavora a Skopje.
Ecco dunque che, insieme all’occasione di lavorare su Gogol, è nato anche il desiderio di andare nella direzione di un teatro popolare non banale né commerciale ma ispirato al teatro d’arte dei grandi maestri dell’Est. Un’inedita virata pop che funziona e diverte pur aderendo per trama ed intenzioni all’originale carattere grottesco della commedia in due atti (qui condensati in uno). E lo stratagemma narrativo ideato in corso d’opera per portare il testo quanto più vicino al contemporaneo diventa quello di ambientarlo durante la registrazione di un reality show.
L’indeciso Podkolësin esordisce dal centro della scena adducendo ragionamenti a difesa della sua condizione di uomo non sposato, ma a contraddirlo in maniera piuttosto energica intervengono l’amico Kočkarëv (ormai sistemato anche se non felicemente) e la procacciatrice di mogli Fëckla (un po’ matchmaker, un po’ manutengola). Entrambi sostengono la candidatura di Agaf’ja Tichovna – decisamente poco incline a sua volta ad uscire dallo stato di donna non sposata, ed accompagnata ‘in studio’ da una zietta che non nasconde di sostenere la ‘nomination’ di un mercante.
Il direttore mefistofelico di questo bizzarro (s)concerto è il conduttore della trasmissione, che entra ed esce dalla narrazione interpretando (oltre che se stesso) anche uno dei pretendenti.
Ecco dunque che alla prima occasione il copione si blocca, si accendono le luci e appaiono i badge con i nomi dei concorrenti. L’azione si interrompe e la realtà è palesata. Il cortocircuito narrativo è un rischio che vale la pena di correre, poiché nel continuo spezzarsi della trama il contemporaneo si manifesta nella sua inconsistenza relazionale.
La musica è determinante per questa operazione: da una solo accennata “Smoke on the water” che fa da preludio a Heroes per il racconto di formazione di Homelette a “La verità ti fa male” per il rifiuto di uno dei pretendenti fino a “La donna è mobile” per i preparativi per le nozze, dove in un continuo rotolare la protagonista si riduce a bambolina visibile solo nello ‘specchio’ del confessionale. È questo il momento più alto e tragico dell’insieme, allorché la dimensione circolare anticipata dall’arredo di scena conclude se stessa in una spirale che (in quanto tale) non può che esaurirsi in un nuovo identico inizio.
Il Matrimonio
da Il Matrimonio di Nikolaj Vasil’evič Gogol
adattamento e regia: Salvatore Tramacere
con: Ivan Banderblog, Francesco Cortese, Giovanni De Monte, Carlo Durante, Erika Grillo, Anna Chiara Ingrosso, Emanuela Pisicchio, Fabio Zullino
aiuto regia: Giovanni De Monte
allestimento scene e luci: Lucio Diana
aiuto allestimento: Angela Chezzi
cura tecnica: Mario Daniele e Angelo Piccinni
con l’amicizia e la partecipazione di Luca Cortina
durata: 90’
applausi: 1’ 05’’
Visto a Lecce, Teatro Koreja, il 26 agosto 2014